4/2/2010
Anche i più tenaci antifascisti hanno sempre dovuto riconoscere che durante il ventennio i treni spaccavano il minuto e le carrozze erano decorose ed accoglienti, anche per i viaggiatori in terza classe, l’esatto contrario dei nostri giorni, quando il rispetto dell’orario è un optional, anche per l’alta velocità, senza parlare delle carrozze per i pendolari, sia al nord che al sud, imbrattate dai writers, con i sedili lerci, le ritirate puteolenti, gli spazi superaffollati e costantemente in ritardo, sempre di decine di minuti, spesso di ore, per il tormento quotidiano di milioni di lavoratori.
Trovandomi a Tokyo per un congresso ho pensato di visitare Kyoto, l’antica capitale, servendomi del celebre Shinkansen, il treno superveloce.
Sul marciapiede di partenza è indicato il punto esatto corrispondente al posto che dovrò occupare nella carrozza, per cui ognuno attende senza creare affollamenti.
La partenza è prevista alle 15,08 ed avviene precisa al secondo, l’arrivo previsto dopo due ore e venti minuti.
A metà del tragitto si intravede la cima innevata del Fujiyama, la montagna più alta del Giappone e la neve comincia a cadere abbondantemente fino a ricoprire la campagna e ad oscurare l’orizzonte.
Memore dei ritardi snervanti, delle interruzioni e degli inviti dalla parte della direzione di Treni Italia, durante le recenti nevicate, di partire forniti di coperte e viveri, perché l’ora ed anche il giorno d’arrivo erano imprevedibili, temo qualche ritardo, ma alle 17, 28 siamo arrivati.
Dimenticavo siamo in un altro mondo!
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