17/5/2010
prima di parlare di norme anticorruzione è impellente ripristinare la libertà per il cittadino di scegliere i suoi rappresentanti in Parlamento, abolita da tempo con una sorta di colpo di Stato. Una necessità inderogabile che permetta all’elettore di giudicare il comportamento dei politici, i quali attualmente non devono rispondere a lui, spogliato di ogni potere decisionale, ma unicamente alle segreterie dei partiti, divenuti oramai organi privi di democrazia interna, dipendenti dal volere insindacabile del padre padrone, grande o piccolo che sia.
L’assenteismo crescente ad ogni appuntamento alle urne dipende dalla constatazione che con il voto non si riesce a determinare l’andamento della vita politica e la campagna elettorale si riduce alla stanca ripetizione di slogan preparati da uffici pubblicitari sulla base di sondaggi.
La sensazione di impunità che induce alla corruzione generalizzata dipende in egual misura dalla certezza di non dover fornire spiegazioni all’elettorato e dalla incresciosa sensazione di una giustizia confusionaria in grado, in fase istruttoria, grazie alla grancassa dei mass media, di attirare l’attenzione su casi emblematici, spesso irrogando ingiustificati periodi di detenzione a persone poi ritenute innocenti, ma nella sostanza, dovendo rispettare tre gradi di giudizio con tempi biblici, alla fine le pene irrogate, quando pure si riesce ad incolpare qualcuno, sono risibili e non incutono alcun timore reverenziale.
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