24/3/2010
Al termine della mia lezione nella biblioteca Amatler di Barcellona sui rapporti tra la pittura napoletana e spagnola nel XVII secolo per gli specializzandi in Storia dell’arte fioccano come sempre le domande e la più insidiosa è quella di indicare i migliori napoletanisti tra gli italiani e tra gli stranieri.
Lo scopo, oltre quello di mettermi in difficoltà, perché le lezioni sono viste in videoconferenza anche a Madrid e Firenze e diffuse su internet, è quello di essere indirizzati nelle letture e nei contatti per coloro, e sono tanti, vorranno specializzarsi sugli artisti del secolo d’oro.
Avverto che salvo i primi tre, quattro nomi che indicherò in ordine di importanza, gli altri sono benevolmente da considerare ex equo.
Mi chiedono di segnalare dieci nomi di italiani e dieci di stranieri. Tiro un sospiro di sollievo, mi farò meno nemici.
Cominciamo dagli italiani: Nicola Spinosa in primis alla pari con Ferdinando Bologna, quindi un terzetto con Riccardo Lattuada, Pierluigi Leone de Castris e Stefano Causa, infine a pari merito Giuseppe De Vito, Giuseppe Scavizzi, Vincenzo Pacelli, Vincenzo Abbate e Giuseppe Porzio.
Tra gli stranieri John Spike, Thomas Willette, Wolfgang Prohaska, Erich Schleier, Sebastia Schultz, Alfonso Perez Sanchez, Arnauld Brejon de Lavergnèe, Stephan Loire, Pierre Rosemberg e Gabriele Finaldi.
Ma come professore venti studiosi e nessuna donna, non è per caso maschilista? Protestano vigorosamente le mie ascoltatrici, in grande maggioranza studentesse.
Cercherò di farmi perdonare indicando un undicesimo nome appartenente al gentil sesso, sia tra i nostri che tra i forestieri: Viviana Farina e Veronique Damian, due giovani brillanti ed in ascesa.
Preciso di aver indicato soltanto coloro che sono ancora in attività, ma per chi vuole sapere gli autori da leggere, che non sono più tra noi, ma che ci hanno lasciato una testimonianza di amore e competenza verso la pittura del Seicento napoletano i testi fondamentali da consultare sono quelli di Roberto Longhi e di Raffaello Causa, senza trascurare gli scritti di Sergio Ortolani, Luigi Salerno e di Oreste Ferrari.
Meno importanti gli stranieri, perché l’interesse verso la nostra pittura è cresciuto negli ultimi decenni, dopo le grandi mostre a partire dalla mitica Civiltà del Seicento.
Interessanti in ogni caso i contributi di Voss, Soria, Engass, Pigler, Saxl, Rolfs, du Gue Trapier, Vitzhum.
Buona lettura e soprattutto tanto studio dal vivo sui quadri, perché un lungo tirocinio visivo è indispensabile per diventare un buon conoscitore.
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