3/2/2010
Il Leonardo del quale intendiamo parlare non è il celebre scalo internazionale sul quale pure ci sarebbe tanto da recriminare, bensì più modestamente è il treno che ogni 30 minuti permette ai viaggiatori che debbano prendere un aereo di raggiungere le piste dalla stazione Termini e viceversa.
Il prezzo del biglietto: 12 euro per un percorso di poche decine di chilometri farebbe ipotizzare grande confort ed elevate velocità, pagando l’utente una cifra superiore in proporzione a quanto si sborsa per accomodarsi sul Freccia Rossa, vanto delle nostre ferrovie.
Si comincia con la difficoltà ad identificare il binario di partenza, arretrato di oltre cinquecento metri rispetto alla griglia degli altri treni, con sforzi sovraumani per trasportare le valigie in una stazione dove mancano non solo i facchini, una specie estinta nonostante la straripante disoccupazione, ma anche dei modesti carrelli. Giunti finalmente alla metà, affannati ed imprecanti, si fatica a riconoscere il convoglio sul quale salire; infatti ad accogliere il malcapitato utente vi sono carrozze puteolenti, prive di settori per i bagagli e con i servizi igienici quasi sempre fuori servizio, senza parlare dei tempi di percorrenza, superiori a quelli del primo treno italiano: il Napoli Portici, che nel lontano 1839 viaggiava più veloce, grazie ai tanto bistrattati Borbone.
Un biglietto da visita per il turista deplorevole che richiede al più presto un intervento per dare dignità ad un servizio indispensabile, che fa attualmente di Roma nel campo dei trasporti una città del quarto mondo.
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