mercoledì 28 marzo 2012

Pigrizia intellettuale

24/6/2009


La Napoli che nessuno racconta

Vi è un’altra Napoli, diversa da quella raccontata da Roberto Saviano, ma non meno tragica e disperata, della quale nessuno parla. Una faccia della città dominata non dalla droga e dalla delinquenza organizzata, quanto dal degrado civile, da giovani senza futuro, dai riti esasperati del consumismo e dalla disperazione.
Napoletani inquinati dalla televisione spazzatura, dal Grande fratello e da Maria De Filippi, che idolatrano miti negativi e li propongono incessantemente ad un pubblico privo di barriere critiche, facendo trionfare un rude maschilismo, una virilità antiquata e spudoratamente esposta nei suoi attributi più eclatanti, dai tatuaggi ubiquitari ai piercing più sfacciati, un bullismo degenerato e frotte di donne che litigano per i favori di un tronista sultano.
Si viene così a creare un nuovo immaginario popolare, il quale sostituisce l’antica oleografia di pizza e mandolini con canzoni neomelodiche fracassone e sguaiate, folle squattrinate che si danno appuntamento nei megacentri commerciali,  novelli agorà, dove si guarda e non si compra, pseudo stelle delle televisioni locali che si credono divinità  e folle di giovani sfaccendati delle immense periferie dormitorio passeggiare senza sosta e senza metà con le loro divise tutte eguali fatte di jeans sdrucidi, borchie pacchiane e camicette multicolori, senza accorgersi del tanfo della monnezza materiale e morale che li avvinghia in una stretta mortale.
E nessuna voce che si sollevi a denunciare questo silenzioso epicedio di una città antica capitale, sprofondante ogni giorno di più in un gorgo senza fondo che sdegnoso si rifiuta di inghiottirla.

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