martedì 27 marzo 2012

Il pericolo di un’ondata di intolleranza

11/6/2009


La vittoria in tutta Europa della destra, ma soprattutto di partiti xenofobi come la Lega, fa temere un’ondata di intolleranza non solo verso gli immigrati, ma anche verso quella vasta categoria di emarginati, che la crisi economica galoppante ha aumentato vistosamente di numero.
Si pontifica sulla pericolosità sociale di questi soggetti, che avrebbero inquinato con la loro presenza la tranquillità delle nostre città, grandi e piccole.
Si dimentica che le prostitute, gli emigranti, i rom, i clochard, i disoccupati con la loro scia di piccoli reati dovuti alla disperazione non sono una novità e sono sempre stati una presenza abituale nella nostra civiltà, come ci rammentano, artisti, registi e scrittori.
Tutte le metropoli sono state costantemente infestate da ladri e mendicanti, da puttane sguaiate e da loschi magnaccia. La New York delle origini, magistralmente descritta nei film di Scorsese o in West Side Story, la Londra di Dickens, sporca e pericolosa, la Milano cenciosa ed elemosinante immortalata nelle tele del Pitocchetto o negli scritti del Porta, la Napoli abitata da diavoli, della quale ci parlano Mastriani e la Serao, sono la dimostrazione che una quota cospicua di  miseria e di criminalità è stata sempre tollerata senza grossi problemi. Non sono mai esistite e mai esisteranno società costituite solo da belli e buoni, onesti e ricchi, felici e realizzati.
In Italia si crede di aver scoperto il male e si vuole cancellare tutto lo sporco che si annida nelle nostre strade, un progetto sinistro al quale si debbono opporre le sinistre, un’ipotesi aberrante perché il male che si vuole annientare ha sembianze umane, anche se spesso non parla la nostra lingua.
Dobbiamo tutti impegnarci affinché l’intolleranza e la xenofobia non abbiano il sopravvento, dobbiamo imparare a confonderci con l’alieno e ad assimilarlo, così che possa nascere una nuova società più giusta e con meno marcate differenze, dobbiamo abituarci a godere della musica di una fisarmonica tzigana, che con le sue note genuine rende le nostre città più allegre e vivaci.

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