venerdì 23 marzo 2012

Giulio Cesare

11/11/2008


L'uomo. Le imprese. Il mito

Un grande personaggio Cesare, una dignitosa mostra quella che si svolge fino a maggio presso il Chiostro del Bramante a Roma.
Essa si propone attraverso dipinti, sculture, armature, monete e manoscritti, oltre ad una scelta di film sullo straordinario personaggio, di farci intravedere il mito impareggiabile che per due millenni ha costituito un modello di riferimento per re ed imperatori.
Le opere provengono da importanti musei italiani e stranieri (Louvre, British, Kunsthistoriches, Vaticani,Capitolini, Archeologico di Napoli) e sono rappresentati grandi artisti da Michelangelo a Rubens, da Reni a Preti da Langetti a Camuccini, a Barras e Rixens, che hanno raffigurato Cesare e le sue imprese fino ai primi decenni del Novecento, quando il cinema ne ha ripreso ed amplificato il fascino attraverso indimenticabili interpreti quali Marlon Brando e Rex Harrison, completando il percorso di un'epopea nata in un momento cruciale per l'Occidente quale fu il passaggio dalla Roma repubblicana a quella imperiale.
La mostra si apre con una serie di busti marmorei che cercano di restituirci, oltre all'aspetto fisico, anche il carattere.(fig. 1)
Svetonio dice che era alto, piuttosto grassottello, di pelle chiara, di occhi neri e vivi; Plutarco viceversa che era magro e di mezza taglia.
Probabilmente entrambi raccontano il vero, solo che l'uno lo descrive da giovane, l'altro da uomo maturo, quando solitamente ci si appesantisce un poco.
Anche i gioielli (fig. 2) e la numismatica, ben rappresentata nella mostra viene in soccorso a chi vuole conoscere il suo aspetto fisionomico.

Il volto non doveva essere bello, solcato da rughe sotto un cranio pelato con un mento rude quadrato ed una bocca arcuata con le labbra diseguali, ma ciò non gli impediva di avere con le donne uno straripante successo: quattro mogli ed infinite amanti.
La sua fama di impenitente seduttore era amplificata dai suoi legionari che, durante i suoi trionfi, gridavano agli uomini.”Chiudete in casa le vostre mogli è tornato il seduttore zuccapelata”.
Il suo impeto erotico si manifestava a 360° gradi non solo verso il gentil sesso, al punto che Curione lo definì in maniera esplicita:” Il marito di tutte le mogli e la moglie di tutti i mariti”.
Caio Giulio Cesare nasce da una famiglia aristocratica, ma povera, che faceva risalire le sue origini ad Anco Marzio ed a Venere, ma che, dopo questi opinabili antenati, non aveva dato alla storia di Roma altri personaggi di grido. Questa antica quanto fantasiosa discendenza, unita alla leggenda sulla nascita di Roma, sono ricordate in mostra da una potente tela di Mattia Preti, che raffigura Enea in fuga da Troia (fig. 3) col padre Anchise sulle spalle ed il figlioletto Ascanio tenuto per la mano.


La conquista della Gallia fu il suo trionfo militare, con memorabili battaglie costate un milioni di morti ad un nemico dotato di forze preponderanti. Esso fu immortalato dal De Bello gallico (fig. 4), vero monumento dell'abilità di Cesare come scrittore, assieme al De Bello civili e la mostra testimonia diligentemente questo aspetto del suo genio ben noto ai suoi estimatori, che sottolineano con enfasi:”Che sarebbero bastate queste due opere letterarie a consegnarlo all'immortalità”.

Numerosi dipinti ritraggono le sue gesta belliche in terra di Francia con un Vercingetorige sconfitto e col capo chino al cospetto del più grande condottiero e stratega di tutti i tempi.
Curiosa la circostanza che a glorificarlo nella rassegna siano soprattutto pittori transalpini, da Motte ad Yvon, segno inequivocabile del fascino irresistibile dell'uomo, che fu ammirato dallo stesso Napoleone. Solo in tempi recenti film e fumetti revanscisti hanno cercato di mettere in luce il coraggio e la resistenza di eroi locali con la saga di Obelix (fig. 5) ed Asterix, portando avanti una fantasiosa ipotesi storica dell'esistenza di un villaggio che non si arrese mai alle truppe di Cesare.

I risvolti della guerra civile che insanguinò Roma per decenni trovano riscontro nel quadro più coinvolgente della rassegna: un Rubens dai colori corruschi e dal patognomonico afrore napoletano raffigurante Cesare che contempla la testa di Pompeo, proveniente da uno sconosciuto museo della Moldavia.
Gli amori con la lussuriosa Cleopatra e la sua morte violenta, avvelenata dal morso di un aspide (fig. 6), che le sugge avidamente il capezzolo, hanno sempre stuzzicato il pennello degli artisti, ansiosi di ritrarre lo splendido corpo nudo della regina egiziana fissato, immobile e sensuale, per l'eternità.

Più che un opaco dipinto di Guido Reni, proveniente dalla pinacoteca di Bologna, che ritrae il collo sinuoso e l'andamento volteggiante del crudele serpente, fa colpo sul visitatore un grande quadro del Rixens (fig. 7), proveniente dal museè des Augustins di Tolosa, il quale raffigura lo splendido corpo senza veli di Cleopatra, dai candidi riflessi alabastrini, placidamente addormentatasi per l'eternità con la testa solennemente adagiata sul cuscino, le braccia abbandonate, mentre le sue schiave disperate cercano di risvegliarla.

Cesare cercò di ristabilire la concordia dopo le fratricide guerre civili, che insanguinarono a lungo Roma (fig.8), imponendo limiti alle tradizionali libertà civili. I congiurati lo uccisero per sventare la tirannide, ma il  suo sacrificio fu vano, perché la classe dirigente dell'Urbe, orbata del suo uomo migliore, non seppe evitare una nuova stagione di scontri feroci e l'instaurarsi del potere monocratico imperiale.


Il momento culminante dell'uccisione di Cesare, alle funeste Idi di marzo, ci viene rimembrato efficacemente dal celebre dipinto di Vincenzo Camuccini (fig. 9), della Galleria di arte moderna di Bologna, che rappresenta l'attimo in cui il dittatore, scorgendo Bruto tra i congiurati, pronuncia la famosa frase: ”Anche tu Bruto figlio mio”.
Parole scultoree che hanno ingigantito il suo mito nei secoli, non meno di: ”Veni, vidi, vici”, ed “Alea iacta est (Il dado è tratto)” ed hanno fatto di Cesare il prototipo irraggiungibile del grande condottiero



Nessun commento:

Posta un commento