17/3/2008
Signoraggio questo sconosciutoLa presentazione alla Feltrinelli di un libro su Masaniello è stata l’occasione, nel corso del successivo dibattito, per conoscere l’iniziativa di un gruppo di giovani napoletani, che hanno creato una sorta di carta moneta lo scec.(www.progettoscec.com)
Questa sorta di denaro, che viene distribuito gratuitamente, può essere utilizzato per fare spesa con uno sconto(intorno al 20%) nei negozi convenzionati o per usufruire di una serie di servizi, dalle lezioni private al baby sitting, dalle riparazioni ai lavori artigianali.
Per capire il funzionamento dello scec bisogna conoscere il significato del signoraggio, un argomento affascinante e scabroso, che contiamo di sviscerare in un prossimo contributo.
In attesa di una migliore preparazione teorica cerchiamo lo stesso di spiegare lo spirito che anima questi giovani, i quali sognano, oltre che una valuta diversa dall’euro, anche uno Stato diverso dall’Italia e dall’Europa, memori di un glorioso passato, quando per secoli Napoli è stata la capitale di una nazione che batteva moneta.
Il linguaggio è una convenzione adoperata dagli uomini per intendersi, serve per comunicare, mentre il denaro serve come mezzo di scambio di prodotti e servizi.
Così come nel linguaggio scegliamo delle sequenze arbitrarie corrispondenti a oggetti e concetti astratti, parimenti negli scambi in denaro un pezzo di carta corrisponde arbitrariamente a un valore. Così come il linguaggio ci appartiene perché è frutto di un patto tra di noi e perché serve a comunicare ciò che siamo e quello che ci circonda, anche il denaro dovrebbe appartenerci, perché frutto di un altro patto e perché serve a scambiarci quello che abbiamo e che siamo in grado di fare: le nostre ricchezze. Ma il denaro ha perso la sua semplicità, ne dimentichiamo l'arbitrarietà e soprattutto non ci appartiene. Il denaro ha smesso di appartenerci, da quando sono sorte le banche centrali, che lo coniano e quelle commerciali, che ce lo forniscono in cambio di ricchezza, carta stampata al posto di beni reali. Noi paghiamo la moneta che ci viene prestata con quella stessa moneta che abbiamo avuto in prestito e in più ne paghiamo gli interessi. Così finiamo con l'indebitarci, perché non avremo mai denaro sufficiente a saldare il debito. Ma ciò che è evidente è che in questo modo il denaro perde la sua funzione, perché non serve più a creare ricchezza, ma diventa esso stesso ricchezza. Non è più il denaro a servirci, ma siamo noi che serviamo lui. Per cercare di ripristinare la genuinità della primitiva convenzione possiamo utilizzare gli scec, i quali, lo ribadiamo sono semplici pezzi di carta ai quali, chi aderisce al circuito, attribuisce un valore. Attraverso il loro uso lentamente si toglie potere alle banche che ci soffocano, si ristabilisce il patto di solidarietà e si ripristina il reale uso della moneta.
Questo concetto ci sembrerà più chiaro quando avremo capito cosa si intende per signoraggio. In attesa dell’articolo promesso, che potrete leggere fra pochi giorni sul mio sito www.guidecampania.com/dellaragione vi fornisco la definizione:
Il signoraggio è l’insieme dei redditi derivante dall’emissione di moneta e deriva il suo nome dal francese seigneur, che in italiano significa signore. Nel medio evo erano infatti i signori feudatari ad avere titolo a battere moneta e ad incamerarne i benefici che derivavano da questa facoltà. Oggi in economia si intende per signoraggio i redditi che la Banca centrale e lo Stato ottengono grazie alla possibilità di creare moneta in condizioni di monopolio.
Un esempio semplicissimo per capire il concetto che abbiamo appena definito è ricordarsi della funzione impropria che venne ad assumere anni fa il gettone telefonico, in un momento di carenza di spiccioli, quando veniva tranquillamente accettato da tutti al posto della moneta da cinquanta lire.
La differenza tra il costo per coniarlo (pochi centesimi) ed il valore di mercato (cinquanta lire) costituiva l’entità del signoraggio che incamerava la Sip (per i più giovani la vecchia Telecom).
Vorremmo concludere tornando di nuovo alla presentazione del libro dedicato a Masaniello, un personaggio fondamentale della nostra storia.
Il parterre dei presentatori era prestigioso da Titti Marrone ad Aurelio Musi e Luigi Mascilli Migliorini ed il dibattito particolarmente interessante. A conclusione ho chiesto la parola per un auspicio:” Per chi crede nell’anima è facile immaginare che quella di Masaniello non trovi pace ed alberghi ancora da queste parti, disperandosi delle precarie condizioni di una città da lui tanto amata e per chi vuole, teme, spera nella reincarnazione l’augurio è che trovi ospitalità in un giovane focoso ed irruente che metta, per dieci e più giorni, a ferro e fuoco Napoli e la Campania, liberandoci finalmente dal triste fardello dei nostri incapaci amministratori.”
Pubblico e presentatori erano quasi tutti di sinistra, ma l’applauso, interminabile, è stato sincero e scrosciante.
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