giovedì 22 marzo 2012

Fiorenzo D’Avino, un ozioso creativo

18/3/2008

Nel composito panorama artistico contemporaneo partenopeo un posto di rilievo è occupato da Fiorenzo D’Avino, “pittore della domenica ma anche di venerdì”, come ama definirsi o anche “ozioso creativo”, per ricalcare un aspetto del suo carattere, poliedrico e dissacrante.
Dopo essersi misurato con il tema del tempo in alcune sue enigmatiche creazioni, eccolo alle prese con il mito di Hollywood, che lui vede in piena crisi con modelli di comportamento falsi e superati. Una serie di ritratti di immagini simbolo della sub cultura occidentale, un olimpo in frantumi dopo aver colonizzato le nostre coscienze.
Le sue opere, usufruiscono dei supporti  più diversi, dall’olio su tavola all’acrilico, fino alla tecnica mista ed alla foto su box luminoso ed attingono non solo all’immaginario filmico, ma anche alle icone del pop, come la più laica delle madonne, Veronica Ciccone, immortalata con l’immancabile sigaretta tra le labbra. Di nostrano un appassionato bacio tra il tenebroso Marcello e la super maggiorata Anita, interpreti di una sconcia vita.
Mentre il sogno americano si liquefa, la provocazione iconoclastica dell’artista prosegue nella scelta dello spazio espositivo, che abbandona la galleria, spazio istituzionale per i vernissage, per scegliere, sulla scia di una nuova moda del jet-set internazionale, una delle più belle dimore private della città: la casa museo del notaio Sergio Cappelli, che abita, beato lui, in via Crispi, in quella che fu la villa del Comandante Achille Lauro, per cui le quindici opere si sono potute ammirare accanto a straordinari pezzi di arte contemporanea di valore inestimabile.
Un nuovo circuito espositivo in voga oltre oceano, che a Napoli era stato inaugurato da Steffen Wagner, giovane filosofo tedesco, naturalizzato napoletano, il quale, nella sua  tenuta alla Pedamentina San Martino, un delizioso appartamento circondato da un orto superbo e da un panorama mozzafiato ha immaginato da tempo un progetto di riqualificazione della zona organizzando, ogni volta che la stagione lo permette, un ricco calendario di mostre periodiche all'aperto, naturalmente con brindisi e cena compresi.
Ieri sera sembrava di stare a New York, con un servizio d’ordine impeccabile ed una cena deliziosa tra cous cous e lasagna a volontà, innaffiati da fiumi di vino e liquori. Oltre duecento invitati, quasi tutti giovani, in maggioranza signore e signorine e ben rappresentati anche gli esponenti del sesso oggi di moda.
Scollature abissali portate con disinvoltura sia dalle siliconate, sia dalle veterane. Discussioni colte, non solo di arte, all’ombra dell’enorme biblioteca, ricca di 13.000 volumi, che abbracciano materie le più disparate, dalla fotografia al romanzo, dall’araldica alla saggistica, segno inequivocabile della statura intellettuale dell’anfitrione.
A ricevere gli ospiti una scultura in gesso di impressionante dinamicità con le mammelle pendule, le gambe sguaiatamente divaricate e la testa ruotata all’indietro, un inno appassionato alla bellezza ed al fascino del brutto, che avrebbe fatto impazzire Umberto Eco. Video con una sagoma femminile peripatetica di conturbante erotismo, una testa del David michelangiolesco a grandezza naturale ed infinite altre creazioni d’arte dai lampadari alle installazioni.
Una serata indimenticabile ed un artista da tenere d’occhio, Fiorenzo D’Avino, sempre pronto ad una nuova sfida e ad una goliardica provocazione, mentre le fanciulle estasiate ammiravano le sue opere e non potevano fare a meno di abbracciarlo e baciarlo appassionatamente.

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