7/9/2006
Scoperto un raro ciclo di affreschi del XV secolo a Lauro di Nola. Una rarità iconografica che sta meravigliando gli stessi studiosi.
Il Duemila, anno giubilare, è trascorso in Campania denso di manifestazioni religiose e appuntamenti culturali che hanno riavvicinato il grande pubblico non solo agli aspetti intimi della fede, ma anche alle necessarie «esteriorità», tra queste la più ghiotta è stata senza dubbio la mostra artistica sul tema della Croce tenutasi presso la sala Carlo V nel Maschio Angioino.
La mostra ricca di straordinari reperti, alcuni dei quali, preziosissimi, mai esposti prima, ha fatto seguito ad un dotto convegno sull’argomento organizzato nei mesi precedenti dal professor Boris Iulianich, emerito nell’Università di Napoli e massimo esperto di storia del Cristianesimo, che ha visto la partecipazione di ben 54 relatori provenienti da ogni angolo del globo.
Per rimanere nel tema cristologico vogliamo segnalare una sensazionale scoperta avvenuta nella chiesa di Santa Maria della Pietà a Lauro di Nola, ove nell’ambito di un ciclo di affreschi quattrocenteschi, a lungo rimasti sepolti tra le fondamenta di una chiesa più moderna, spicca una scena del Battesimo di Cristo con un’iconografia assolutamente rara: una ostentatio genitalium in piena regola, che lascia esterrefatti, perché la raffigurazione di nostro Signore completamente nudo, in età adulta è poco meno che eccezionale.
In Italia possiamo citare soltanto due altri esempi: il crocifisso ligneo scolpito da Michelangelo nel convento di Santo Spirito in Firenze ed un mosaico nella cupola del Battistero della Cattedrale di Ravenna risalente al V secolo.
In tutto il mondo sono poche decine gli esempi di nudità di Gesù, esaminando un periodo che abbraccia dall’età bizantina fino alla metà del secolo XVI, come ha segnalato lo Steinberg nella sua monumentale ricerca sulla sessualità di Cristo.
La scoperta di questi affreschi, sepolti e dimenticati, è stata del tutto fortuita anche se è avvenuta per l’intuito di un benemerito erudito locale, il professor Pasquale Moschiano, autore di pregevoli ricerche su Lauro di Nola, il quale, sulla base di alcuni indizi ottenuti in antichi documenti storici, fece compiere degli scavi tra le antiche mura sottostanti l’attuale chiesa di Santa Maria della Pietà.
Questi lavori portarono alla luce due strati sottoposti dell’originario monumento, di cui uno di epoca medioevale e il più antico addirittura di età romana. Mentre procedevano gli scavi e si poneva mano ai lavori di consolidamento delle strutture ed alla ristrutturazione dell’ipogeo, il terremoto del 1980 fece precipitare la situazione.
Fu successivamente la paziente ed amorevole opera di restauro intrapresa dall'architetto Pasquale Belfiore a riportare alla luce lentamente le memorie del passato. Dirigere uno scavo oltre a un impegno professionale è un emozionante avventura in grado di produrre immensa commozione, nel momento in cui la terra restituisce dal suo grembo vita, storia e cultura di altri tempi, tenute sepolte per centinaia di anni.
L’affresco che raffigura il battesimo del Gesù nudo nelle acque del Giordano è di una miracolosa semplicità, frutto della ingenua spontaneità di un ignoto autore che ha lavorato probabilmente nei decenni centrali del XV secolo. Un artista impegnato a ritrarre l’episodio del battesimo del Redentore ha sempre avuto problemi nel coniugare la genuinità della rappresentazione con i dettami della morale e con le severe regole previste dall’iconografia ortodossa. Spesso egli utilizza alcuni artifizi tecnici quali l'intorbidimento delle acque del Giordano, la presenza di un perizoma, la cancellazione sic et simpliciter dei genitali, oppure una pudica mano calata a ricoprire le “vergogne”.
Tutte soluzioni che cozzano contro la spontaneità e la purificazione che emana vigorosamente dalla funzione del battesimo. Nessuna delle quali fortunatamente è stata adottata dal nostro misterioso artista, che ci ha così regalato questo antico precursore, prorompente quanto inconsapevole, di Jesus Christ Superstar.
Per anni la Chiesa, sessuofobica come sempre, soprattutto dopo il Concilio di Trento e la Controriforma ha ordinato di ricoprire le arditezze degli artisti. Celeberrimo l'episodio di Daniele da Volterra al quale fu ordinato di mettere le mutande all’opera del più grande di tutti i tempi, Michelangelo, che nella Sistina non avena posto freni al suo genio incontenibile.
Il Cristo ignudo di Santa Maria della Pietà di Lauro si è salvato dalle ire puritane della Chiesa grazie all’edificazione delle strutture sovrastanti, che hanno costituito felicemente una sorta di enorme perizoma architettonico. Ritornato alla luce dopo secoli, questo splendido affresco costituirà senza dubbio una delle attrazioni più importanti della tranquilla cittadina di Lauro di Nola, fino ad oggi nota per il castello Lancellotti, per i murales che la ingentiliscono e per aver dato i natali all’eroe della trasvolata artica Umberto Nobile.
Per visitare la serie di affreschi quattrocenteschi è necessario contattare preventivamente il delegato al turismo Sig. Pietro Casalino, sempre pronto e disponibile al numero 0347 - 5080623.
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