28/4/2008
L’illusione che più si consuma, più si è felici, che l’America ha esportato in tutto il mondo, si sta rivelando una trappola infernale per il futuro dell’umanità. La perversa filosofia dell’usa e getta ci sta conducendo verso l’apocalisse planetaria. Noi ci comportiamo come se avessimo un altro pianeta disponibile dove poterci trasferire se dovesse essere necessario, eventualità che secondo il WWF avverrà non più tardi del 2050. Gettando via tutto alla fine tutte le risorse si esauriranno, ce ne stiamo accorgendo oggi con il petrolio, ma quanto prima dovremo confrontarci con un’emergenza ancora più assillante: la carenza di acqua, che diverrà un bene prezioso, per il quale si scateneranno guerre ed a soffrire, come sempre, saranno i più poveri, gli ultimi della Terra.
Per raggiungere l’obiettivo, oltre ad educare la comunità, è necessaria la collaborazione dell’industria che, attraverso incentivi economici o obblighi legislativi, eviti di fabbricare prodotti che non possano essere riciclati. Il nostro compito in futuro non sarà quello di perfezionare i metodi di distruzione, ma di migliorare i metodi di produzione per puntare verso una società più sostenibile.
Gli standard di qualità delle merci, in una società a misura d’uomo, debbono essere basati sui principi di maggiore durata, più lunga vita utile ed ampia possibilità di riutilizzo e di riciclo. Purtroppo l’accettazione di norme di qualità cozza contro il perverso andamento della civiltà dei consumi, vincolata al credo della produzione di merci sempre meno durature, al successo di mode effimere di oggetti usa e getta e di un mercato che spinge verso una continua produzione senza alcuna preoccupazione per il futuro.
Bisogna agire in fretta e con la massima decisione, un ritardo di cinque anni ci costringerebbe a fare i conti con una massa di rifiuti (cemento, ferro, plastica, imballaggi, carta, scarti alimentari e conciari, ecc.) aumentata di un altro mezzo miliardo di tonnellate, una valanga in grado di travolgerci e se i governi del mondo continueranno ad ignorare la gravità del problema, sarà necessario far nascere e crescere un movimento di liberazione dai rifiuti.
Oggi l’uomo sembra destinato non più a consumare per esistere, ma ad esistere per consumare. Una nuova perversa religione materialista con i suoi totem ed i suoi riti, i suoi sacerdoti ed i suoi luoghi di riunione, le sue icone ed i suoi falsi profeti.
La nuova divisa non è più la tonaca, ma jeans e scarpe da ginnastica per tutti, il difensore dei consumatori è il novello tribuno della plebe, il mega centro commerciale la nuova agorà, le multinazionali ed i mass media il sinedrio della democrazia, le banche e l’alta finanza sostituiscono la volontà popolare ed al cittadino, drogato da una martellante pubblicità, non resta che spendere e consumare illudendosi di essere felice.
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