giovedì 22 marzo 2012

Star Trash

14/4/2008
Una lucida denuncia dell’emergenza rifiuti in Campania


Confesso che non sfogliavo vignette dagli anni, ahimè lontani, della mia fanciullezza, quando mi entusiasmavano le avventure di Paperino e Topolino, allorché, l’altra sera mi sono imbattuto nel libro di Simona Bassano di Tufillo Star Trash, un viaggio ironico, graffiante, triste, ma pieno di speranza nell’emergenza dei rifiuti a Napoli ed in Campania.
Lo spinoso problema è visto da un’insolita visuale: quella dei neri sacchetti della spazzatura, ai quali l’autrice infonde un’anima ed una coscienza civica e tra loro comincia allora un dialogo serrato sul dramma di oggi e parte un’accusa ben precisa verso i cinici responsabili di un  disastro ecologico di dimensioni tali da reggere il paragone di una Chernobyl campana.
Le vignette, una quarantina, scorrono leggere con scarne didascalie ed invitano a meditare col sorriso sulle labbra, un modo originale di affrontare il tema, ben più accattivante di tanti corposi e saccenti volumi, che negli ultimi tempi hanno affollato le scansie delle librerie.


Il libro si divide in due capitoli: nel primo protagonisti indiscussi sono i sacchetti che discutono tra di loro, mentre nel secondo, intitolato Cicli e ricicli, vengono rivisitate e spesso ridicolizzate una serie di immagini oleografiche sulla città. E tra queste insuperabile quella di San Gennaro che rassegna le sue dimissioni al Padreterno per non essere riuscito a liberare dalla puteolente monnezza, non la Campania, non la città di Napoli, ma addirittura nemmeno i vicoli contigui a Donnaregina, sede del vescovado, nonostante le comiche preghiere ed invocazioni del cardinale in persona. Una dimostrazione lampante dell’enormità e gravità del problema, superiore ad eruzioni e pestilenze, risolte senza fatica in passato dal potente taumaturgo.


Conoscere Simona e chiederle i motivi della sua denuncia è stato per me, autore di un libro che affronta il viaggio nella spazzatura campana da una visuale ortodossa, un’esigenza inderogabile.
L’autrice è da poco tornata da Parigi, dove ha presentato con successo l’edizione francese della sua precedente fatica letteraria Burka, un libro, sempre di vignette sull’ineffabile abito nel quale tante donne sono costrette a nascondersi ed a vivere.

Perché questo libro?
Ho scritto obbedendo ad un insopprimibile obbligo morale, non potevo certo lasciar passare inosservato il disastro ambientale campano e ho voluto rivolgermi ad un pubblico sia di adulti che di giovanissimi. La poetica che sottende ogni vignetta è come in Burka l’impegno sociale e questa volta la vicinanza fisica ai rifiuti mi ha stimolata ad un impegno ancora maggiore. Dietro i cumuli di rifiuti c’è una civiltà negata e privata dell’informazione; sotto i cumuli, invece, viene nascosta la vera emergenza: quella dell’irreparabile inquinamento dei terreni agricoli, delle acque, del cibo e della salute, provocato da rifiuti industriali tossici.

Simona il tuo cognome odora di nobiltà a grande distanza quali sono le tue origini?
Preferisco che il pubblico mi ricordi, non per il mio nome altisonante, bensì col battagliero soprannome di  Sbadituf, per gli amici voglio essere semplicemente Simona.

Come sei arrivata alle vignette?
Sono laureata con lode in Arti Visive al D.A.M.S. di Bologna e in Grafica presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli, ho fondato poi un movimento artistico Direzione Obbligatoria, il quale organizza collettive tematiche basate sui principi di pluralità, ironia e impegno e si occupa inoltre di progetti di valorizzazione del patrimonio storico artistico con target. Da sempre mi è piaciuto il disegno e penso che il linguaggio della vignetta sia moderno ed accattivante. 

A latere del libro, presso la libreria Feltrinelli di piazza dei Martiri, è visibile una mostra di tutte le vignette in multipli di grosse dimensioni, che spero l’editore Lavieri decida di mettere in vendita.


Il giorno 22 aprile, alle ore 18, avverrà poi la presentazione del libro e sarà un’occasione per tornare, con ironia ma anche con serietà, sul problema dei rifiuti, tenendo presente una massima che giganteggia all’ingresso della mostra del compianto Riccardo Pazzaglia: “Storicamente è accertato che non nacque prima Napoli e poi l’immondizia, ma fu esattamente il contrario. Questo fatto pesò enormemente sul destino della città, che non è riuscita mai più a liberarsene”.

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