4/4/2008
Finalmente, dopo una chiusura durata decenni ed un amorevole restauro diretto dalla dottoressa Lucia Arbace per conto della Soprintendenza, viene restituita al suo splendore una delle chiese più famose di Napoli: S.Agostino degli Scalzi, conosciuta anche come S.Maria della Verità e prima della riapertura definitiva, oramai imminente, è visitabile sabato e domenica prossimi, 5 - 6 aprile per iniziativa della Fai.
Fondata nel 1592 dai padri Agostiniani si affacciava anticamente su uno slargo, creando una quinta di notevole effetto scenografico, completamente scomparsa dopo lunghe e complesse vicende urbanistiche, che hanno ridotto notevolmente il godimento della facciata.
Durante l’interminabile chiusura dovuta a gravi problemi statici, provocati dai frequenti terremoti che scandiscono la vita della città, la chiesa è stata continuamente visitata dai ladri, i quali hanno fatto scempio dell’interno, trafugando paliotti d’altare, acquasantiere, suppellettili sacre e perfino intagli in legno dorato. Di conseguenza il fantasmagorico tripudio cromatico che caratterizzava il sacro edificio è stato irrimediabilmente perduto e non ne resta che il ricordo immortalato in alcune scene del film di Vittorio De Sica L’oro di Napoli, con il famoso episodio della pizzaiola interpretato dalla (allora) procace Sophia Loren.
I dipinti più famosi di Mattia Preti, di Luca Giordano e di Massimo Stanzione sono da tempo al sicuro nel museo di Capodimonte e lì rimarranno per la gioia dei visitatori, ma sono ritornate, numerose tele, accuratamente restaurate, di pittori ritenuti minori, al cospetto di tanti grandi, che popolano il secolo d’oro. Sono opere di Agostino Beltrano, di Giuseppe Marullo, di Francesco Di Maria, artisti ai quali è dedicato poco spazio sui libri di storia dell’arte, assenti nei musei e difficili da ammirare anche nelle ricchissime chiese napoletane.
Per chi volesse conoscere più approfonditamente i primi due consiglio i miei saggi monografici consultabili in rete.
Sulla volta si esibisce in pregevoli stucchi dall’esecuzione raffinata Domenico Antonio Vaccaro, il quale sul finir del Seicento, superata l’enfasi barocca, punta oramai verso una più leggera ed aggraziata sensibilità settecentesca, mentre l’altare maggiore, per il quale sono all’opera il Guglielmelli e Bartolomeo Ghetti è circondato da dipinti di varie dimensioni e di notevole fattura. Le tele sono di Giacomo Del Po eseguite nel 1693 e nel 1695 e di Andrea d’Aste, che completa nel 1710 una Nascita di Gesù ed una Adorazione dei Magi, entrambe di altissima qualità, difficile da reperire in altri esempi di questo poco noto allievo del Solimena.
Una visita di grande interesse e per chi vorrà farla con la guida del sottoscritto appuntamento sabato e domenica alle ore 11.
Foto di Maddalena Iodice
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