venerdì 23 marzo 2012

L’obiezione di coscienza

19/12/2008

L’obiezione di coscienza è un diritto sacrosanto, previsto in molte legislazioni europee, che permette ai sanitari di non avere una parte attiva in prestazioni mediche contrarie ai propri principi morali.
Lentamente questa facoltà è stata allargata a dismisura, dando luogo a comportamenti paradossali, come il portantino che non vuole accompagnare una paziente che deve sottoporsi ad interruzione di gravidanza o il farmacista che si rifiuta di vendere la pillola del giorno dopo, nonostante la presentazione della ricetta ed il farmaco sia regolarmente registrato nella farmacopea. 
Senza tenere conto dell’obiezione dichiarata per non inimicarsi il primario, il direttore sanitario o il protettore politico, uno squallido prosseneta che tutti coloro che esercitano in strutture pubbliche sono costretti ad avere.
Molti per quieto vivere o vigliaccheria dimenticano che la coscienza quando non è d’accordo con una legge ritenuta sbagliata o una sentenza avversa quando si è innocenti deve essere pronta a ribellarsi, a costo di essere perseguitati, di non fare carriera, di perdere il lavoro, gli amici, la libertà, al limite anche la vita.
Troppo facile l’obiezione che fa pagare ad altri il costo di una scelta comoda, ma in questi casi non si tratta di coscienza, ma di una pallida parvenza di morale ipocrita e menzognera.

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