25/10/2005
Venerdì 28 ottobre, alle ore 17.30, sarà inaugurata a Castel Sant’Elmo la mostra dedicata ad una personalità di primo piano della vita culturale italiana dell’Ottocento: Domenico Morelli (Napoli 1823 – 1901), oltre ad essere uno dei protagonisti del rinnovamento delle arti – della pittura in particolare – a Napoli e in Italia dalla metà dell’Ottocento, fu tra i grandi esponenti della società meridionale che, dopo l’Unità, si impegnarono, sul versante civile e culturale, per l’ammodernamento delle istituzioni scolastiche di indirizzo artistico e per la salvaguardia del vasto patrimonio locale di storia e d’arte.
Morelli frequenta l'Accademia di Belle Arti di Napoli, dove è allievo di Giuseppe Mancinelli, innovatore nel campo della pittura di storia, sovvertendo i convenzionali modelli neoclassici e recuperando i valori della grande tradizione italiana del passato.
A Roma studia pittura antica ed entra in contatto con i numerosi artisti francesi e tedeschi qui presenti, ma, dopo la partecipazione agli eventi insurrezionali del 1848 contro il governo borbonico, è costretto a risiedere a Napoli, nonostante risultasse vincitore del pensionato artistico da effettuare nella città papale. Ciononostante riesce ugualmente ad allontanarsi per brevi periodi dalla capitale del regno meridionale e a compiere fondamentali viaggi d’istruzione sia a Roma stessa che a Firenze.
L’opera Gli Iconoclasti, presentata alla mostra borbonica del 1855, diviene il manifesto delle nuove tendenze del verismo storico. Nella rappresentazione del monaco - pittore Lazzaro, che subisce l’amputazione della mano perché così non possa più dipingere, viene rievocata simbolicamente l’insofferenza degli intellettuali di fede liberale verso le repressioni borboniche. Nello stesso anno compie un viaggio nelle principali capitali d’Europa, passando per le maggiori città dell’Italia del Nord, si reca a Monaco, Berlino, Bruxelles e infine Parigi, dove conosce la pittura romantica.
Morelli può essere considerato un artista moderno e un intellettuale di rilievo, soprattutto per la sua partecipazione alla vita culturale dell’Italia del suo tempo: straordinaria risulta, infatti, la ricchezza dei suoi epistolari, indirizzati soprattutto a Pasquale Villari e a Giuseppe Verdi.
Ma è soprattutto a partire dall’Unità d’Italia che il pittore, al culmine del suo prestigio, consolida il ruolo di protagonista, diventando un riferimento per le istituzioni pubbliche e per artisti, i collezionisti e i mecenati contemporanei, a Napoli e in Italia.
Nel 1864 è consulente ufficiale per gli acquisti di Casa Savoia e si propone, in molti casi, come coordinatore del moderno collezionismo borghese, da Vonwiller ai Maglione Oneto, ai Rotondo.
Nel 1868 è professore di Pittura all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Nel 1878 fonda, insieme a Filippo Palizzi, il Museo Artistico Industriale.
La mostra è formata da un nucleo di dipinti conservati nelle collezioni pubbliche, accanto al quale, si affiancano molte opere recuperate da celebri raccolte storiche dell’Ottocento, che testimoniano anche il legame dell’artista con i suoi committenti.
Le opere presenti in mostra sono circa cento e consentono di ripercorrere le fasi principali dell’arte di Morelli nel dialogo con altri grandi protagonisti italiani e stranieri del tempo. Si sottolinea, così, anche la capacità di diffusione del nuovo linguaggio di storia attraverso il confronto con le opere di Hayez, Pagliano, Faruffini, Sciuti e Vetri.
L’esposizione si articola in sette sezioni, che riassumono l’evoluzione artistica di Morelli, dalla concezione del quadro di storia, alle tematiche ispirate al Medioevo e al Rinascimento, ai temi byroniani, alle antichità rivisitate attraverso la pittura francese, da Chasseriau a Gerôme, all’Oriente suggerito dai modelli di Mariano Fortuny:
La formazione: dall’Accademia al verismo storico (1845-1864)
Recupero del mondo antico. Il Bagno pompeiano
Romanticismo byroniano
Morelli e Verdi
La maternità divinizzata
In viaggio per l’Oriente: da Fortuny all’Islam
La tensione al misticismo simbolista: i temi di Cristo e degli Angeli
Una sezione a parte è dedicata alla fotografia, utilizzata come modello e strumento di lavoro pittorico ma anche come veicolo di diffusione dell’opera dell’artista.
Il suo percorso artistico, dal verismo storico lo porterà ad aprirsi ad una sperimentazione incentrata sulla ‘macchia’. L’abbandono del verismo storico coincide poi con un mutamento di indirizzo verso soggetti simbolico-religiosi che caratterizzano l’arte della sua maturità. Senza tralasciare l’incrocio di interessi tematici e di suggestioni culturali, Morelli, dalla fine degli anni Sessanta, vive il suo rapporto con l’Oriente da viaggiatore “intorno al cavalletto”.
La pittura di Morelli si sviluppa, infine, in una nuova ricerca sui temi del ‘Cristo’ e degli ‘Angeli’ e, stimolata dalle letture di Ernest Renan, giunge, a chiusura del XIX secolo, ad una sintesi formale che prelude al simbolismo.
Ultimo suo lavoro è la realizzazione delle sette tavole de La Bibbia commissionatagli da Carel Dake, presidente della ‘Società Arti e Amicitiae’ di Amsterdam, compiuto tra il 1895 e il 1899. L’opera sarà poi tradotta anche in italiano, con illustrazioni in intagliotipie, edite dall’Istituto di Arti Grafiche di Bergamo nel 1913.
La mostra - posta sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica- è promossa dal Comitato Nazionale per le Celebrazioni in onore di Domenico Morelli, realizzata dalla Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Napoletano, con il sostegno della Regione Campania – Assessorato al Turismo e ai Beni Culturali, in collaborazione con la Provincia di Napoli-Assessorato ai Beni Culturali e il Comune di Napoli-Assessorato alla Cultura.
L’esposizione è organizzata da Civita con il contributo della Metropolitana di Napoli e la collaborazione tecnica de Il Mattino.
TENGO UNA PINTURA Q ME REGALARON LA CUAL PARECE MUY ANTIGUA Y SE TITULA IL MENESTRELLO-PARTICOLARE
RispondiEliminaDIPINTO DI DOMENICO MORELLI (1826-1901) MUSEO DI CAPODIMONTE-NAPOLI