mercoledì 28 marzo 2012

Il perché dell’intolleranza

13/7/2009


Molti intellettuali blaterano che gli Italiani, antichi migranti, dovrebbero accogliere con fraternità i nuovi arrivati, più degli inglesi, dei francesi o dei tedeschi che non hanno conosciuto questa pagina buia nel loro passato.
Dopo l’Unità d’Italia nel corso di pochi decenni circa 25 milioni di Italiani sono stati costretti all’emigrazione oltre oceano. Soltanto pochissimi sono ritornati. La stragrande maggioranza di questi disperati proveniva dalle regioni meridionali e lo Stato sabaudo, dopo aver combattuto il brigantaggio con metodi militari, incoraggiò questo silenzioso genocidio, del quale invano cercheremo notizia nei libri di storia.
Oggi la storia si ripete all’incontrario ed ecco legioni di disperati che vedono nelle nostre città e nelle nostre campagne la terra promessa.
Il nostro passato di emigranti è dimenticato, seppellito nel più profondo inconscio, complici le istituzioni, che non hanno realizzato un museo che ci rammenti gli anni in cui eravamo carne da macello, pronta a qualsiasi lavoro, anche il più umile e pericoloso, quando dal porto di Napoli, per un’eternità sono partiti i bastimenti, carichi di disperazione e di nostalgia, di ansia di riscatto e di antica dignità. 
Non vogliamo ricordare il passato, anche se sarebbe utile per spegnere in noi  qualsiasi seme di razzismo e di becero leghismo.
Oggi gli Italiani non soffrono più i morsi della fame, vestono abiti nuovi, anche se spesso acquistati nei mercatini e vogliono sembrare benestanti. Il ricordo della passata povertà ci rende intolleranti. I disperati che arrivano da fuori assomigliano troppo al nostro passato, che vogliamo rimuovere e dimenticare, essi incarnano la fatica di sopravvivere, le difficoltà del presente, l’incertezza del futuro.
Diverso è il discorso per  gli immigrati di colore, dove giocano difese ataviche verso il diverso basate sull’odore e su istinti primordiali e nei riguardi dei rom, un popolo sostanzialmente diverso dagli altri, nomade in una società stanziale e povero, salvo poche eccezioni, in paesi che sono o vogliono apparire ricchi.
Per affrontare i problemi dell’immigrazioni bisogna essere generosi ed avere coraggio e lungimiranza, altrimenti saranno guai seri, soprattutto per i paurosi e per gli avari che verranno travolti e spazzati via.

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