9/7/2009
Un’enciclica sociale che illumina il cammino per uscire dalla crisi
Alla vigilia del G8 Benedetto XVI ha reso nota la sua terza enciclica: Caritas in veritate, incentrata sulle difficili problematiche poste dalla globalizzazione dell’economia e sugli effetti sulla vita delle persone.
Rifacendosi alle tematiche contenute nella Popularum progressio scritta da Paolo VI nel 1967 e venti anni dopo la Centesimus annus di Paolo II, papa Ratzinger approfondisce alcuni aspetti dello sviluppo economico planetario ed indica la strada per uscire dalla crisi nel rispetto dell’uomo.
Non fornisce ricette pragmatiche, ma lancia una sfida al mondo: "Serve garantire a tutti l'accesso al lavoro, e anzi: a un lavoro decente. Bisogna rafforzare e rilanciare il ruolo dei sindacati, combattere la precarizzazione e - a meno che non comporti reali benefici per entrambi i Paesi coinvolti - la delocalizzazione dei posti di lavoro".
127 pagine dense di insegnamento che si leggono tutte di un fiato ed invitano alla meditazione il laico come il credente, perché ad eccezione dei paragrafi dedicati alla sessualità e crescita demografica che lasciano perplessi, le esortazioni contenute nell’enciclica trovano d’accordo tutti gli uomini di buona volontà, i quali da oggi posseggono una bussola per cercare di uscire con dignità e giustizia dalla più grave crisi finanziaria degli ultimi decenni.
Tutti sono invitati a reagire alle difficoltà economiche con fiducia, cercando di inventare nuove regole più giuste ed adatte a fornire una soluzione al precariato, il quale, se diviene endemico, produce instabilità nei giovani ed impedisce loro un progetto per la vita futura e per importanti decisioni come il matrimonio e l’educazione della prole.
Bisogna con tutte le forze adoperarsi per far cessare lo scandalo della fame nel mondo per salvaguardare la pace e la stabilità.
L’economia di mercato necessita di iniezioni di etica e di solidarietà e deve avere come obiettivo lo sviluppo ed il benessere di tutti e non solo di pochi privilegiati.
I governi degli Stati devono collaborare con le imprese, mentre i sindacati devono trasformarsi per affrontare le problematiche insorte con la globalizzazione e devono impegnarsi a tutelate i diritti anche dei non iscritti.
Una attenzione particolare è dedicata al fenomeno della migrazione, la quale va governata nel rispetto dovuto ad ogni singolo individuo. “Gli immigrati recano un contributo significativo allo sviluppo economico del Paese ospite con il loro lavoro, oltre che a quello del Paese d'origine grazie alle rimesse finanziarie e non possono essere considerati come una merce o una mera forza lavoro”.
Fondamentali sono i doveri verso l’ambiente un patrimonio che va rispettato e conservato per le generazioni future.
Sul piano più squisitamente pastorale un capitolo dell’enciclica è dedicato alla denuncia della sistematica pianificazione eugenetica delle nascite. Le biotecnologie, l'aborto, l'eutanasia, la clonazione sono segni di una "cultura di morte sempre più diffusa che apre scenari inquietanti per il futuro dell'umanità". Per Papa Ratzinger, ''stupisce'' che da una parte si condanni il degrado sociale ed economico, e dell'altra si tollerino ingiustizie inaudite in campo bioetico.
Il Pontefice conferma i no della Chiesa all'aborto talvolta promosso da organismi dell'Onu nei Paesi più poveri. In varie parti del mondo, avverte Benedetto XVI, c'è "il fondato sospetto che gli aiuti allo sviluppo vengano collegati al controllo delle nascite". Accuse pesanti, che il Pontefice rivolge anche alle organizzazioni umanitarie: "Capita talvolta che chi è destinatario degli aiuti diventi funzionale a chi lo aiuta e che i poveri servano a mantenere in vita dispendiose organizzazioni burocratiche". L'indice è puntato contro l'Onu e le Ong, a cui chiede maggiore trasparenza.
Una serie di esortazioni da prendere con molta serietà ed un invito alla lettura ed alla meditazione valido per tutti coloro che hanno a cuore le sorti del mondo ed il benessere dell’umanità.
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