sabato 10 marzo 2012

UN ANNO SENZA ARTURO CAPASSO

In ricordo del grande sostenitore della rivista Scena Illustrata prima cartacea oggi qui sul web, dove sono pubblicati oltre 100 suoi articoli


martedì 8 giugno 2010

Un anno è trascorso da quando Arturo ci ha lasciato, da allora siamo tutti più poveri e più soli, ma il ricordo della sua cultura, profonda ma non ostentata, del suo garbo squisito da gentiluomo d’altri tempi, della sua bontà e soprattutto del suo culto dell’amicizia è rimasto immutato nei tanti che gli vollero bene ed ebbero il privilegio di frequentarlo.
In questi mesi, quando volevo stare in sua compagnia, prendevo qualche suo libro dalla biblioteca e ne rileggevo alcuni passi. Gli argomenti trattati erano diversi, ma quelli che più si confacevano alla sua sensibilità e maggiormente mi attiravano, erano quelli di argomento religioso, che percorrevano una sofferta ricerca del sacro e dell’eterno, che hanno contraddistinto tutta la sua esistenza.
Un uomo buono, che praticava quotidianamente il bene come Arturo, impegnato in numerose iniziative a favore dei più sfortunati, come gli orfani della Bielorussia, aveva già fatto gran parte della strada che ci separa da Dio, in un mondo laico ed egoista, quale è quello nel quale siamo condannati a vivere.
Per un miscredente come me il conforto della sua fede sofferta era per me un esempio e nello stesso tempo generava un sentimento di invidia nei suoi confronti, che aveva trovato l’approdo di alcune fondamentali certezze.
Ciao Arturo, ci rivedremo ancora, ne sono sicuro, potremo continuare all’infinito le nostre accese discussioni in un mondo dove il tempo e le passioni non esistono e dove ci ritroveremo tutti assieme per l’eternità.

Achille della Ragione



Un anno fa se ne andava il mio grande amico. 
Del mio Salotto era la colonna portante. 
Parlava poco ma mai invano. 
I suoi consigli, non sempre da me seguiti, sembravano venire dall’alto. 
Aveva compreso quello che solo i Saggi illuminati vedono: l’importanza dello studio delle Religioni, la storia più bella dell’umanità. 
Due volte più di altre ho sentito la sua fraterna vicinanza. 
La prima quando, l’indomani di un giorno terribile della mia vita, bussò al citofono di casa mia per farmi dono di un libro. 
Quella lettura mi aiutò più di tante parole amiche a superare il momento.  Il dolore di Marina Cvetaeva sembrava parallelo al mio.  Da lei imparai ad alzare un muro e a guardare in alto il gioco ridente delle nuvole. 
Così come non dimenticherò mai la visita del mio fratello dell’anima al capezzale di mio padre.  Da poliglotta quale era salutava il mio francesismo, chiamandomi: “ma soeur” e sempre da vero gentiluomo col baciamano. 
Adieu mon ami. 
Tu sai perché io non potrò essere presente alla funzione religiosa, che ci sarà lunedì 14 giugno alle 18 presso la chiesa dei Dehoniani di Marechiaro, per ricordare a tutti Arturo Capasso.

Elvira Brunetti

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