domenica 18 marzo 2012

Prostituzione o schiavitù?

2/1/2007


Parlare oggi  di regolamentazione della prostituzione è argomento tabù, più della liberalizzazione della droga o della liceità dell’eutanasia. Si scatenano con pari veemenza femministe e bacchettoni, ipocriti e modernisti, senza voler considerare che dai tempi della senatrice Merlin, che fece chiudere le case chiuse…, la situazione sociologica italiana è mutata radicalmente.
Allora le prestatrici d’opera dei casini provenivano in gran parte dalla provincia e prevalevano, in un’Italia perbenista e bigotta che non esiste più, le sedotte ed abbandonate. Oggi siamo obbligati a confrontarci con un turpe ritorno allo schiavismo, gestito dalle mafie straniere, con punte di ferocia impensabili cinquanta anni fa. Ci troviamo davanti a legioni di giovanissime, spesso ultraminorenni, provenienti dall’Europa dell’est e dall’Africa, condotte da noi da mercanti di carne umana senza scrupoli con l’illusione di un lavoro onesto e costrette a prostituirsi sulla pubblica strada, sorvegliate a vista da implacabili aguzzini. Senza considerare, in epoca di par condicio, la prostituzione maschile ed omosessuale. Il tutto naturalmente senza alcun controllo medico e fiscale, mentre il nostro benemerito governo è alla caccia di evasori fiscali dappertutto salvo che tra i magnacci ed i lenoni.
Possiamo continuare a fingere che questo immondo sfruttamento non ci riguarda e girare la testa davanti a spettacoli indegni di un paese civile? Possiamo permettere che questa situazione si sviluppi e si consolidi dando forza e nutrimento alla delinquenza straniera?
Possiamo ignorare i provvedimenti che altri paesi europei, ben più civili di noi, hanno da tempo applicato, con enorme beneficio per la salute pubblica e per l’erario? Permettere che la situazione attuale proliferi in maniera selvaggia, senza regole e senza limiti, non avvantaggia i cittadini onesti, che debbono decidersi ad affrontare il problema in nome dell’igiene materiale e morale, ma soprattutto della civiltà.  

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