martedì 6 marzo 2012

MOSTRA DI RAFFAELLO AD URBINO

Venti dipinti e diciannove disegni del sommo artista


Raffaello è uno dei giganti della pittura di tutti i tempi e poter visitare ad Urbino, fino al 12 luglio, la mostra dedicata ai suoi anni giovanili, ricca di venti dipinti e diciannove disegni provenienti dai più importanti musei del mondo è un’occasione unica, da non perdere.
Lo scopo della rassegna è quello di evidenziare, per la prima volta, il significativo rapporto tra l’artista e la sua città, gli anni giovanili della sua formazione e l’ambiente di una delle più raffinate corti rinascimentali, quella dei duchi di Montefeltro, nella quale sbocciò il prodigioso talento del pittore prima delle future imprese romane e dove avevano lasciato un’impronta Botticelli, Pollaiolo, Melozzo da Forlì e Piero della Francesca.
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Viene per la prima volta indagata anche la figura del padre di Raffaello, Giovanni Santi, poeta, uomo di cultura e intellettuale, del quale è esposta una magnifica pala d’altare (fig. 1) una Incoronazione della Vergine e santi e di altri pittori che con lui lavorarono, come Girolamo Genga e Timoteo Viti, in mostra con una tavola raffigurante i Santi Martino e Tommaso Beckett tra Giovan Pietro Arrivabene e Guidobaldo (fig. 2).
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Dal padre Raffaello ereditò la passione per gli impasti, per le velature e per un’acuta introspezione psicologica dei personaggi rappresentati, ai quali sapeva poi infondere in maniera impareggiabile la dolcezza, come nel celebre Autoritratto (fig. 3) proveniente dagli Uffizi.

fig.3

La scoperta recente di alcuni carte ha sfatato la leggenda, alimentata dall’autorità del Vasari, secondo la quale Raffaello venne mandato appena compiuti dieci anni nella bottega del Perugino ed oggi sappiamo che l’artista rimase nella città natale fino al 1504, quando a ventuno anni d’età, si recò a Firenze. Le ricerche archivistiche in corso hanno infatti portato alla luce un numero incredibile di documenti inediti, che mostrano il milieu culturale in cui si è formato il giovane Raffaello e gli stretti legami, mai interrotti, con la sua città natale, sia artistici sia di natura economica.
A diciassette anni gli fu commissionata una pala d’altare raffigurante l’Incoronazione di San Nicola da Tolentino, nella quale egli mise in posa uno dei suoi garzoni per definire il volto dell’angelo (fig. 4), che fa da logo della mostra. Purtroppo questa splendida cona, pagata trentatre ducati dal committente, il quale nel contratto, nonostante la giovane età, definì Raffaello magister, fu distrutta dal terremoto del 1789 e vive solo in alcuni frammenti esposti nella rassegna.
fig.4
fig.5


Tra i dipinti giovanili vi sono capolavori assoluti come l’enigmatico Sogno del cavaliere (fig. 5) della National Gallery, dal significato criptico, che faceva da pendant nella collezione del principe Borghese alle sensuali Tre Grazie (fig. 6) oggi a Chantilly.
fig.6

La misteriosa Muta (fig. 7), realizzata nel 1507, sotto la suggestione della Gioconda di Leonardo ammirata durante il viaggio a Firenze, troneggia solenne e sembra voler attirare lo sguardo del visitatore, rivaleggiando con il volto severo di Elisabetta Gonzaga (fig. 8).
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 fig.8


Stupendi sono poi il San Sebastiano dell’Accademia di Bergamo(09), la Sacra famiglia (fig. 10) del Prado, la piccola Madonna Cowper (fig. 11) della National Gallery di Washington ed il superbo San Michele (fig. 12) del Louvre.
 fig.9
 fig. 10
 fig.11


Una sezione della rassegna è inoltre dedicata al rapporto dell’opera di Raffaello con la più importante produzione del ducato di Urbino, la maiolica, basata sulle immagini raffaellesche: inedita è l’esposizione di un pezzo che fu derivato direttamente da un disegno originale dell’artista e non da una sua incisione, raffigurante Giuseppe e la moglie di Putifarre (fig. 13), proveniente dal Petit Palais di Parigi.
I lineamenti femminili dolcissimi che hanno reso famoso universalmente Raffaello nascondevano una volontà di ferro di diventare il più grande pittore d’Italia. Passeranno appena tre anni ed ai suoi piedi vi sarà Roma ed i pontefici Giulio II e Leone X.
 fig.12
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Sarà una carriera strabiliante interrotta da una morte improvvisa ad appena 37 anni. Sulla sua tomba al Pantheon l’epitaffio coniato dal cardinale Bembo:”Qui giace Raffaello, Madre natura temette, finché egli visse di essere da lui vinta e, quando si spense, di morire con lui.

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