martedì 27 marzo 2012

Johann Heinrich Schönfeld uno svevo napoletanizzato

12/6/2009

Collegata alla produzione del Gargiulo nel quinto decennio del secolo è l’attività di Johann Heinrich Schonfeld, uno svevo dalle raffinate qualità pittoriche, in passato spesso confuso con Cavallino e con lo stesso Spadaro, capace di squisite preziosità di luce e di colore, nelle calde tonalità del giallo, del rosso vivo e del rosa, presente a Napoli tra il ’38 ed il ’49, dopo aver soggiornato a Roma dal 1633.
Impregnato dell’ambiente tardo manieristico tedesco, egli porta in Italia l’esperienza dei fiamminghi italianizzati Poelemburg e Swanevelt e quando giunge a Napoli è ancora permeato della cultura romana di impronta classicistica.
Comincia col dipingere soggetti derivanti dal Vecchio Testamento, dalla storia antica e dalla mitologia, quindi trae ispirazione come il Gargiulo dalle stampe del Callot per i quadri di battaglia e per le scene di trionfi. Lentamente si napoletanizza curando l’effetto scenico ed il dinamismo della composizione.
Intorno al 1643 – 44, a seguito di una crisi religiosa, dovuta ad alcuni gravi incidenti che gli fanno perdere un occhio e l’uso di una mano, viene attratto irresistibilmente dalla pittura religiosa ed egli, che è di confessione protestante, rimane infatuato dalle tematiche cattoliche, con un predilezione per i soggetti relativi alla morte, alle scene di martirio ed alla fugacità dell’esistenza.
Sono di questo periodo la Morte di Santa Rosalia di Augsburg ed i due martirii di Marianella conservati nella casa natale di Sant’Alfonso de Liguori. La sua tavolozza vira verso i colori cupi del grigio, del marrone e del viola ed il taglio della luce diviene caravaggesco. La pennellata è nervosa, le figure dai lunghi colli, danno una sensazione di fragilità e leggerezza.
Negli ultimi due anni della sua permanenza a Napoli prima di ritornare in Germania, attraverso una nuova sosta a Roma, lo Schonfeld abbandona la sua fase mistica e ritorna a composizioni dal gusto teatrale con una tavolozza luminosa grondante di colore, aderendo al neo venetismo emergente nella realtà figurativa napoletana ed elaborandolo in modo personale nelle sue opere, che saranno prodotte dopo il suo ritorno in patria nel 1650.
Sull’artista non esiste molta letteratura in italiano a parte la biografia ed alcune schede di Brigitte Daprà nel catalogo della mostra Civiltà del Seicento, mentre fondamentale, anche se datata, resta la monografia di Pée del 1971.
Presentiamo del pittore venti quadri, la gran parte inediti, alcuni poco noti, tutti mai pubblicati in Italia. Di questi la maggior parte si riferiscono agli anni del soggiorno napoletano, durante i quali la tavolozza di Schonfeld virò verso i colori scuri e l’iconografia predilesse sacrifici e scene di martirio, una tematica molto richiesta dalla committenza locale e prodotta in abbondanza nella bottega di Aniello Falcone, come dimostrano la Lapidazione di S. Stefano(001) della collezione Di Castro di Roma e la Decollazione di San Giovanni Battista(002) del museo civico di Vicenza, due tele nelle quali vi è la stessa luce, di remota ascendenza caravaggesca, a sottolineare la drammaticità degli eventi, mentre prevale una tavolozza cupa con gli stessi toni di grigio e marrone. 


La conversione al cattolicesimo dell’artista avvenuta  all’ombra del Vesuvio favorì la produzione di soggetti sacri, che appartengono quasi tutti agli anni del soggiorno napoletano, in particolare dal 1645 al 1647; alcuni sono a carattere devozionale, anche per rispondere alle numerose richieste della committenza locale, come il San Girolamo(003) passato a Milano presso Algranti o il Cristo che caccia i mercanti dal tempio(004) di collezione privata meneghina, altri sono di elevata qualità come l’Annunciazione(005) della collezione Mont di New York con l’angelo che richiama il collega presente nel San Pietro liberato dal carcere della Galleria Corsini di Roma o quello della tela di collezione Garzilli a Napoli, la potente Crocifissione(006) passata in asta a Vienna da Dorotheum, che ricorda i Martiri di Nagasachi del museo civico partenopeo ed il Paradiso(007) della collezione Graetz di Fiesole, affollato da figure che si dispongono armoniosamente nello spazio. Tutte tele accomunate, oltre che dal soggetto religioso, dal particolare taglio della luce e dai colori chiari e tenui.





Negli anni di avvicinamento alla religione locale lo Schonfeld fu attirato anche da argomenti come la morte e la fugacità della vita, che espresse in quadri come l’Allegoria del tempo e della vanità(008) della collezione Baciocchi di Firenze.

La presenza a Napoli e la collaborazione con specialisti della cerchia falconiana è confermata dal dipinto Architetture in rovina con figure(009) transitato sul mercato romano e realizzato in collaborazione con Viviano Codazzi, bergamasco naturalizzato napoletano, che frequentemente lavora in coppia con Micco Spadaro.


I Soldati(0010) della collezione Peretti di Roma richiama il tema della battaglia, un altro dei pezzi forti della bottega dell’Oracolo e dimostra la contiguità del pittore tedesco con alcuni dei suoi allievi, nello specifico con Carlo Coppola, dal quale è prelevata letteralmente la coda vaporosa e la fisionomia sfuggente del cavallo in primo piano.

I trionfi sono un soggetto preferito dall’artista e tra questi segnaliamo lo splendido (0011) Trionfo di Venere  conservato nella Gemäldegalerie, Staatliche Museen di Berlino, eseguito probabilmente non a Napoli.


Anche il Ratto delle Sabine(0012) e Gedeone con il suo esercito(0013) sono soggetti più volte ripetuti da Schonfeld, celebri quelli dell’Ermitage di San Pietroburgo e del Kunsthistorisches di Vienna; noi ne segnaliamo una replica con varianti in collezione privata romana ed un’altra nella raccolta Giorgi di Ospedaletti. Sono tele permeate dalla cultura classica romana del Poussin, conosciuto a Roma e da elementi prelevati dalle opere dei fiamminghi italianizzati Poelenburgh e Swanevelt, dotate di un teatrale effetto scenico ottenuto con colori tenui e vivaci.


Un tema insolito è quello del Naufragio(0014) trattato in una tela ad ubicazione sconosciuta, mentre abbondano gli episodi testamentari e di storia: dall’Adorazione del vitello d’oro(0015) al Daniele nella fossa dei leoni(0016) conservati a Biberach nello Städtische Sammlungen.



Segnaliamo poi in campo mitologico una delicata Dafne e Cloe(0017) del Pokrajinski Muzej di Maribor ed un Sacrificio di Diana(0018) ad ubicazione sconosciuta.


Ed infine un Incontro di Salomone con la regina di Saba(0019) di collezione privata milanese ed un Marco Furio ed il maestro di Falerii(0020) di una raccolta romana, composizioni eseguite con una pennellata nervosa in grado di creare un’immagine surreale con le figure, fragili ed appena accennate, che assumono una veste surreale.

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