giovedì 15 marzo 2012

Immortalità: sogno o realtà

17/2/2006

Il sogno dell’immortalità ha solleticato l’uomo sin dalla notte dei tempi, come dimostrano graffiti, antiche leggende, dall’epopea di Gilgamesh alla mitica Shangri La, dal mito di Titone al sogno di Faust ed i corredi funerari che accompagnavano i potenti nel difficile percorso verso l’ignoto. 
Le recenti scoperte della medicina e della biologia, in primis la clonazione, hanno aperto un promettente sipario sul destino dell’uomo, che non vuole arrendersi alla caducità della vita. 
Oggi tre forme di immortalità sono perseguibili. Per il credente vi è il cammino più semplice. Una volta accettata l’idea di un’anima, diversa e separata dal corpo, basta comportarsi secondo i dettami previsti dalla propria religione ed è pronta una vita eterna, il Paradiso per i cristiani, un lussureggiante giardino colmo di vergini per l’islamico, un tortuoso percorso di reincarnazioni per gli induisti. 
Per gli antichi Greci e per molti laici l’unica possibile forma di immortalità è costituita dalla memoria dei posteri, per qualche generazione o per millenni, privilegio riservato ai grandi dell’umanità. Ed a questa immortalità ridotta… possono accedere tutti gli esseri viventi, ne godono infatti i miei splendidi rottweiler Lady ed Athos, che continuano a vivere nel mio ricordo e nel mio cuore. Per i minerali e per i metalli, come ci ammoniva l’impareggiabile Totò in una toccante poesia: la morte semplicemente non esiste. 
Oggi le scoperte della scienza, dalla ingegneria genetica alla chirurgia dei trapianti, dalle tecniche di ibernazione alla clonazione, ci aprono sconfinati orizzonti ed il sogno dell’immortalità, assopito, prende forza e vigore. Possedere un clone e poter trasferire nel nuovo involucro le proprie esperienze rappresenta un sogno malizioso, ma presto realizzabile. 
L’etica lo vieta, vi saranno insuperabili problemi di sovrappopolazione di disparità di accesso e tanti altri ancora, ma nessuno potrà vietare ad ognuno di noi di sognare l’immortalità. 
Si è aperta una finestra su un mondo nuovo, del quale non riconosciamo i confini, ma confidiamo di poter partecipare alla più straordinaria avventura dell’umanità, da far impallidire l’audacia di Ulisse. Il nostro cuore si riempie di orgoglio e commozione, come Mosè dalla cima del monte Nebo intravediamo la Terra Promessa.

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