venerdì 23 marzo 2012

Il flagello della solitudine nell'anziano

12/1/2009


La solitudine che affligge gran parte delle persone anziane, costrette nelle nostre metropoli dal polverizzarsi delle famiglie a vivere da sole, è una delle condizioni più crudeli che possano essere riservate ad un essere umano.
Non potere più fare affidamento, per scambiare una parola, su amici e parenti, perché lo scorrere inesorabile del tempo ha creato il vuoto intorno, facendo sparire l'uno dopo l'altro tutti gli alberi di quella grande foresta che è stata la nostra vita, viene percepito distintamente come una condanna peggiore della stessa morte.
Non vi è sorte più triste per chi invecchia lentamente, dopo aver lasciato il lavoro, ritrovarsi da solo in un tempo infinito nel quale non vi sono più incontri, dialoghi, appuntamenti.
Trascorrere ore ed ore davanti alla televisione senza la compagnia di un parente, un amico, un semplice conoscente con il quale potersi scambiare una parola o ripercorrere assieme un ricordo, un tassello di una lunga esistenza giunta al capolinea.
Esistenze urbane senza speranza che aumentano sempre più per l'innalzarsi della vita media e per la crisi irreversibile del modello i famiglia patriarcale, costrette, sulla soglia della morte, ad un'interminabile agonia fatta di malattie e di noia, ma soprattutto di una solitudine disperata di chi viene inghiottito nel nulla, dimenticato da tutti. 

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