lunedì 19 marzo 2012

Il calvario senza fine del condono

25/7/2007



L’ufficio trasparenza del comune di Napoli somiglia sinistramente ad un porto delle nebbie, neologismo creato, credo, da Pannella per indicare efficacemente la Procura generale di Roma negli anni Settanta ed Ottanta, gli anni delle stragi e dei misteri d’Italia, quando tutte le inchieste venivano avocate dalla capitale e poscia opportunamente insabbiate.
Un cittadino (il sottoscritto) presenta domanda per poter consultare la sua pratica di condono (n. 11239) il giorno 20 aprile 2007 e candidamente gli viene riferito di ripassare non prima di quaranta giorni. Già un tale lasso di tempo è scandaloso e contrario alla legislazione vigente, ma il cittadino, paziente e timorato dell’autorità, pensa addirittura, per prudenza di far trascorrere ancora dei giorni e si presenta all’ufficio dopo che ne sono trascorsi quasi cento, certo di poter  ritirare l’incartamento da consegnare al consulente e pronto al salasso finanziario richiesto dal famelico comune.
Meraviglia, ma non eccessiva, trovandoci a Napoli, cioè nel quarto mondo, l’impiegato con un sorriso consiglia di ripassare fra qualche mese.
Ogni commento è superfluo, mentre perentorio è un invito alla magistratura ad indagare se in tale epicedio dell’amministrazione e delle istituzioni non possano identificarsi ipotesi di reato.

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