presso il Complesso Museale Santa Maria della Scala
articolo pubblicato domenica 1 febbraio 2009 su: "scena illustrata"
Vittorio Sgarbi, quando non è impegnato in risse televisive condite di improperi e minacce, riesce ad organizzare a getto continuo mostre originali ed interessanti come quella che si potrà ammirare a Siena nel complesso museale di Santa Maria della Scala fino al 25 maggio dedicata al tema della follia nell’arte: 350 tra dipinti e sculture, provenienti da musei e collezioni di tutto il mondo, di artisti che hanno sofferto di turbe psichiche ed hanno sublimato nella creazione il loro tormento esistenziale.
La rassegna, il cui logo è rappresentato dal celebre dipinto di van Gogh dello Hopital Saint Paul a Saint Remy de Provence dove fu a lungo ricoverato (fig. 01), si combina con la visita all’ospedale psichiatrico San Nicolò e alla visita alla mostra “La lente di Freud. Una galleria dell’inconscio”. Un percorso articolato che permette al visitatore di scandagliare tutti gli aspetti dello stretto e spesso inscindibile legame tra arte e follia.
L’originale percorso espositivo si sviluppa in nove sotto sezioni sino al ‘900. Nel Medio Evo, gli insani di mente spesso venivano forzatamente imbarcati e dopo un lungo e procelloso viaggio, i poveri sopravissuti erano abbandonati alla deriva, dai marinai nei pressi della mitica isola di Mattagonia, un percorso che vuole rimembrare Mario Ortolani nella sua Nave dei pazzi (fig.02).
Bosch e la sua sconcertante pittura onirica è presente nell’iter della mostra come punto di congiunzione tra follia del reale e follia nella vita con il suo surreale Concerto nell’uovo (fig.03).
La terza sezione è la più interessante perché contiene opere di sommi pittori da Kirchner con il suo Ritratto di Erna (fig.04), a Munch con il suo Murder (fig.05), a van Gogh con il suo famoso Giardiniere (fig.06). Sono raffigurazioni di mondi simbolici e visionari, impregnati di sofferenza e mistero, immortalati con colori smaglianti partoriti da una spericolata fantasia.
La quarta sezione è dedicata, in una lugubre allegoria senza tempo, alla follia delle follie: la guerra, con opere di Otto Dix (fig.07), di George Grosz, di Renato Guttuso e Mario Mafai e non manca l’icona della denuncia universale rappresentata da una riproduzione della Guernica (fig.08) di Picasso.
Anche autori meno noti hanno spazio nella rassegna come Victor Brauner (fig.09), un surrealista dalla potente ispirazione, Helga Goetze (fig.10) dalle rappresentazioni nelle quali sogno ed incubo si combinano armonicamente o il rude e sbrigativo Messerschimdt con la sua Testa di carattere (fig.11), una scultura dalla follia disegnata sui tratti sconvolti del volto, mentre Andre Masson (fig.12) ci esprime il suo grido di dolore con un intricato groviglio di linee e di colori.
La settima sezione è dedicata ai primitivi come vennero definiti quegli estrosi personaggi dalla vita randagia e disordinata, che riuscivano ad esorcizzare il loro malessere e la fatica di vivere in tele ingenue dai colori limpidi, rievocanti il poetico universo di Rousseau, come Carlo Zinetti, morto nell’ospedale psichiatrico di Verona, in preda a continui deliri provocati dai traumi della guerra in Spagna alla quale controvoglia aveva preso parte. La sua tela Ballerine nere su sfondo giallo (fig.13) è di toccante semplicità. Sono poi esposte varie tele del più celebre dei primitivi italiani Antonio Ligabue, che amava, con una fantasmagorica gamma cromatica, rappresentare animali sgargianti (fig.14) o fissare il suo volto in struggenti autoritratti (fig.15 - 16) dallo sguardo fisso e penetrante e dal naso imperioso ed impertinente. La critica ne ha riconosciuto il notevole talento già in vita, lodando il segno certo del suo stile ed apprezzando il suo variopinto bestiario ruggente e battagliero. Anche lui concluse i suoi giorni in un’anonima infermeria di un manicomio, ma i medici vollero ricordarlo alle future generazioni, pubblicando sui giornali locali un commosso epitaffio.
Vorrei concludere la mia breve recensione di una mostra che non si può perdere segnalando due opere di un artista sconosciuto Paris Morgiani che fissano una pazzia contemporanea: la Banca (fig.17), che domina il nostro mondo frenetico in preda al materialismo ed un’atrocità: l’Elettrochoc (fig.18), che ha funestato fino a pochi anni fa il mondo dei manicomi nel nome di una terapia scioccamente aggressiva e dalle conseguenze spesso devastanti.
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