12/9/2007
La vita umana si è allungata e si allunga sempre più grazie alle scoperte della medicina, sembrerebbe un fatto positivo, ma purtroppo la scienza ha aggiunto anni alla vita e non vita agli anni e l’accoppiata di malattie croniche e vecchiaia ingravescente costituisce oramai una miscela esplosiva in grado di far saltare gli equilibri sociali e le economie delle nazioni, obbligate a confrontarsi con falangi di soggetti non più produttivi, che per decenni pesano sulla famiglia e sulla comunità.
E dove non esiste un programma di assistenza domiciliare efficiente come in Italia capita che il peso graviti solo sulla famiglia e sempre più spesso vi siano settantenni costretti a doversi prendere cura di novantenni.
Il compito da affrontare stronca le fibre più robuste, ventiquattro ore su ventiquattro, saltando i ritmi sonno e veglia e spesso dovendo combattere anche contro le difficoltà economiche e la solitudine. Momenti interminabili di smarrimento e di rifiuto alternati a sensi di colpa ed alla tragedia di dover assistere impotenti alla sofferenza di una persona cara, con l’incubo di intravedere in anticipo il proprio incombente futuro.
Un esercito di badanti straniere sopporta una parte significativa del peso di questa penosa situazione e senza il loro aiuto saremmo letteralmente perduti.
Il disfacimento della famiglia patriarcale e l’egoismo, che la sfrenata società dei consumi collabora ad incrementare, costituiscono due grossi ostacoli per alleviare la situazione, che potrà avere dei benefici solo cercando di fare fronte a quella che è la vera emergenza del nostro Paese: l’assistenza domiciliare per i malati cronici e per gli anziani, una calamità che scontano in silenzio ed in assoluta solitudine milioni di famiglie.
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