sabato 17 marzo 2012

Uno straordinario dipinto del Carnevale napoletano

20/11/2006


Al Salone dell’antiquariato di Napoli è esposto un dipinto di Alessandro D’Anna che raffigura una festa di Carnevale del 1774 con sfilata di carri a Largo di Palazzo, l’attuale piazza del Plebiscito.
La tela, di altissima qualità, si affianca ad una simile conservata al museo di San Martino e costituisce un lampante documento visivo di una festa mitica che a Napoli per secoli ha costituito una eccezionale attrazione.

Nel quadro si affollano carri e cavalli bardati diligentemente in fila, uomini impettiti nelle loro uniformi sgargianti, legioni di Pulcinella danzatori, cappelli impiumati in una fantasmagorica gara di eleganza, mentre il pubblico applaude gaudente. Attraverso piccole pennellate pregne di sostanza cromatica l’artista ci racconta una delle più esaltanti feste europee, una manifestazione viva e palpitante della cultura napoletana dell’epoca.
La madre di tutte le feste partenopee, dal Carnevale alla Piedigrotta, partiva dal ventre dei quartieri spagnoli e si imperniava sul mitico Carro del Battaglino.

Erano tempi felici, tra i vicoli di Montecalvario non regnava la famiglia Mariano e la zona non era come oggi ridotta a  triste ricettacolo di prostitute e lenoni, extra comunitari e femminielli, tossici e spacciatori, bensì era la residenza di famiglie nobili e di membri dell’illuminata borghesia partenopea.

Affianco alla chiesa di Santa Maria di Montecalvario esisteva una confraternita ed i membri di questo sodalizio erano, a partire dal 1620, gli organizzatori di queste processioni che partivano la sera del sabato santo ed attraverso via Toledo raggiungevano il Palazzo Reale per poi rientrare.

La sfilata, giudicata dai contemporanei la più bella d’Europa, constava di vari carri con le raffigurazioni dei Misteri e di uno sul quale era l’Immacolata. Questo carro era il più celebrato ed al suo allestimento collaboravano artisti famosi come Giacomo Del Po e Gennaro Greco. Esso era ornato da figurazioni bibliche ed allegorie religiose, ma  nel 1684 se ne costruì uno con l’imperatore che schiacciava il turco ed anche nel Settecento se ne fecero altri a carattere politico. Una folla enorme seguiva la processione con il viceré in prima fila.

La sua fama percorreva il continente e grandi personaggi accorrevano a Napoli per assistervi. Alcune volte, per permettere a qualche ospite di eccezione della Corte di assistervi, ne venne spostata la data. Celebre l’episodio del 1630, quando nella nostra città si trovava l’infanta Maria, sorella di Filippo IV, che doveva essere ritratta dall’immortale pennello del Velazquez, ospite del Ribera. 
Il Carnevale e la stessa  Piedigrotta con la mitica sfilata dei carri erano figlie di questa celebre processione, che durò poco meno di due secoli.

A partire dall’Ottocento cominciò a prendere piede la sfrenata festa di Piedigrotta, che raggiunse il culmine negli anni del regno di Lauro. Chi ha i capelli bianchi ricorda quelle memorabili maratone di gioia popolare che duravano quindici giorni. Durante il passaggio per le strade cittadine dei mastodontici carri  era permesso un po’ di tutto: sbracciarsi, calare coppoloni in testa a tipi soggetti, esercitare vigorosamente la mano morta su sederi di tutte le età, pur senza trascurare eventuali seni generosamente esposti, dimenticando in tal modo le angustie quotidiane.

L’antico e mai sopito spirito greco della festa, nato tra venerazioni priapiche e sfrenate danze liberatorie, sembrava rivivere nel popolo festoso, esaltando lo spirito trasgressivo e godereccio dei napoletani.
Bei tempi per chi li ha vissuti, oggi non ci resta che sperare che questo pregevole dipinto, raro documento figurativo dei tempi passati, possa essere acquistato dallo Stato e destinato al museo di San Martino, a rammentare il nostro illustre passato quando Napoli era la capitale di un regno e non della spazzatura.

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