mercoledì 28 marzo 2012

Lo strapotere dei computer negli scacchi

19/7/2009

Karpov 58 anni e Kasparov  46 , hanno deciso di sfidarsi di nuovo nel  sequel del loro primo storico incontro, il più lungo ed estenuante della storia scacchista : in palio, 25 anni fa , c’era il titolo di campionato del mondo, detenuto da Karpov, presidente dei giovani pionieri dell’Urss pupillo  di Breznev.
A settembre a Valencia , dove i due hanno deciso d’incontrarsi, c’è un conto sospeso. All’epoca la sfida fu sospesa perché non se ne intravedeva la fine, dopo 5 mesi e 48 partite, di cui 40 nulle. Campomanes, presidente della federazione mandò a casa i due il 25 febbraio 1985 , e decretò che il titolo doveva restare a Karpov. Tutti sapevano che lui aveva vinto perché era il campione del regime sovietico. Kasparov era il giovane che non accettava la disciplina del partito. Il mondo si divise. Chi era il più forte Karpov o Kasparov? Il talento con il gioco scintillante fatto di sacrifici e di varianti estreme o quello metodico e razionale. Dal 21 al 24 settembre lo decideranno 12 partite , 4 a scacchi veloci , 8 a blitz. Oggi Karpov non gioca in competizioni ufficiali, preso com’è dal business, mentre Kasparov ha chiuso la sua attività agonistica nel 2005 e si è concentrato sulla carriera politica , fiero oppositore di Putin. Siamo certi che la sfida non attirerà più di tanto l’interesse dei mass media, come capitò alcuni fa ad un'altra rivincita ancora più clamorosa, tra Fischer e Spaski, quando il fuori classe americano  distrusse l’egemonia della scuola sovietica scombussolando regole e comportamenti durante l’epocale confronto di Reykjavík del 1972 , in piena Guerra fredda, per poi scomparire dal mondo divenendo un mitico ectoplasma.
In questi venticinque anni trascorsi dalla mitica sfida dei due titani della scacchiera una vera rivoluzione ha devastato il nobile gioco con l’avvento ed il perfezionamento dei computer che giocano da tempo in maniera perfetta al punto da sconfiggere, non solo nel gioco veloce, anche i più abili campioni. Da tempo le partite che prima duravano anche settimane, aggiornate dalla “mossa in busta”, devono concludersi col finale rapido, perché gli analisti artificiali sconvolgerebbero il risultato con le loro analisi esaustive delle varianti.
Anche la preparazione del giocatore si basa oggi prevalentemente sull’allenamento al computer, in grado di competere a diversi livelli di efficienza e di valutare aperture, medio gioco e finale in maniera inconfutabile. I libri di teoria vengono scritti, non più dai grandi maestri e dai teorici,  bensì da queste onnipotenti intelligenze artificiali.
La bellezza del gioco ne ha risentito non poco ed una grossa umiliazione è stata inflitta all’orgoglio dell’uomo, il quale riteneva che queste macchine pensanti tutto avrebbero potuto fare, senza mai però competere con lui in una disciplina nella quale, oltre a memoria e calcolo, grande importanza hanno caratteristiche propriamente umane, quali l’intuizione, la fantasia, addirittura la capacità di correggere i propri errori.
Invece è successo e presto altri campi verranno invasi dai computer, se verranno programmati e se lo si riterrà necessario, pensiamo alla lettura delle radiografie e degli elettrocardiogrammi, al riconoscimento della paternità di un dipinto, alla composizione di un’opera letteraria o di un componimento sinfonico nello stile di un grande autore come Dante o Beethoven. Molti scrittori di grido, si fanno già oggi predisporre i testi dei loro racconti, che a volte diverranno gettonatissimi best seller da programmi predisposti a ripetere pedissequamente il loro stile. Soprattutto la musica sarà fra poco invasa dalle creazioni di questi temibili concorrenti, perché note ed accordi sono uno spazio determinato con un numero enorme ma non infinito di combinazioni, né più né meno delle posizioni che possono assumere i pezzi sulle sessantaquattro caselle di una scacchiera. Già oggi vediamo che numerose contestazioni di plagio nelle note e nei testi delle canzoni vengono giustificate con la considerazione che un compositore moderno si vede costretto a ripercorrere sentieri già esplorati da altri per una finitezza del campo musicale.
Sarà uno sconvolgimento al quale culturalmente non siamo preparati, ne trarremo indubitabili vantaggi, principalmente nelle applicazioni mediche, ma il nostro orgoglio di essere gli unici a saper creare, emuli della divinità, subirà uno scossone decisivo e ci farà comprendere il potere smisurato del silicio dei circuiti e degli algoritmi in confronto alla fragilità del carbonio dei nostri cervelli.

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