2/12/2005
Con l’improvvisa scomparsa del professor Giancarlo Alisio tutti noi abbiamo perso, oltre all’illustre studioso, uno degli ultimi gentiluomini che vivevano in città.
Di origini piemontesi, colto e raffinato, col tempo era divenuto un partenopeo doc, che amava Napoli e soffriva a vederla ogni giorno decadere, non solo nell’aspetto urbanistico, ma anche nei rapporti sociali, dominati da sciatteria e cattivo gusto.
Nel tempo aveva radunato una ricca e qualificata collezione di dipinti, principalmente vedute e panorami oramai scomparsi, che facevano della Campania la capitale indiscussa della bellezza.
Si trattava di oltre cento opere, dal valore venale di svariati miliardi e che il professore amava più di ogni cosa; eppure, alcuni anni fa, volle donare la sua raccolta alla sua città, affinché potesse essere goduta liberamente da tutti.
Sistemata in sette sale nel museo di San Martino, veniva illustrata amorevolmente, ogni fine settimana, dall’illustre professore.
Un gesto nobile che aveva legato la caducità della vita all’eternità del museo.
Ricordo con emozione quando volle onorare di una sua visita il salotto letterario di mia moglie Elvira, descrivendo prima nel corso di una conversazione la storia della sua collezione e poi accompagnandoci a visitarla tutti assieme.
I nostri figli ed i nostri nipoti, quando fra decenni sentiranno la storia di un gesto così nobile, rimarranno increduli che un personaggio così unico e generoso sia veramente esistito.
E’ per questo che Napoli, orbata di uno dei suoi figli migliori, piange la scomparsa di Giancarlo Alisio
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