26/11/2007
L’approssimarsi delle feste natalizie con la corsa al regalo ed alla spesa inutile, nonostante la crisi economica, è lo specchio fedele di un mondo ritornato pagano alla ricerca spasmodica del fatuo e nel quale sentimenti e rapporti sociali si inaridiscono sempre più, mentre tutti, drogati dal consumismo, trasformano questo magico momento in un rito di massa, con grandi mangiate e smodate libagioni, acquisti sfrenati ed una idolatrica adorazione del dio denaro.
Le nuove divinità alle quali prostrarsi sono le icone di una civiltà decadente ed impazzita e vanno dalle veline ai calciatori, dai cantanti pop ai piloti di formula uno, quando non sono addirittura efferati boss della camorra, immortalati sui display dei telefonini.
Se saliamo di livello sociale e culturale la situazione poco cambia perché gli idoli e gli esempi da seguire sono rappresentati da protagonisti, occidentali ed orientali poco conta, del nostro immaginario: Budda, Bacco, Eros, Ulisse, Amleto, Apollo, le nove Muse, Don Chisciotte, Don Giovanni, Anna Karenina, Emma Bovary, mentre Venere, Minerva e Diana sembrano del resto vivere in mezzo a noi, attualmente, come nei dipinti dell’Umanesimo e del Rinascimento.
Dovremmo approfittare invece di questi giorni in cui studio e lavoro presentano una pausa per riunire le famiglie, sempre più spesso separate e per santificare la festa, aiutando il prossimo ed innanzitutto cercando di comprendere le ragioni degli altri.
Solo così potremmo contrastare una tendenza che sembra inarrestabile, il trionfo dell’immanente sul trascendente, del profano sul sacro, della vacuità sulla sostanza e soltanto allora il presepe ed altri simboli religiosi diverranno il suggello dell’amore familiare e della concordia sociale e, nell’armonica disposizione dei pastori, lo struggente ricordo di un mondo felice perduto da riconquistare.
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