mercoledì 28 marzo 2012

Hendrix van Somer due pittori in uno

6/7/2009


Hendrick Van Somer è, tra gli allievi del Ribera ricordati dal De Dominici, un artista dalla forte anche se disordinata personalità. La definizione del suo catalogo è particolarmente difficile per la contemporanea presenza a Napoli di due artisti con uguale nome e cognome, uno, figlio di Barent ed un secondo, figlio di Gil. Il primo nato nel 1615 e morto ad Amsterdam nel 1684, il secondo, nato nel 1607 e scomparso forse durante la peste del 1656, presente in città dal 1624.
Al primo la critica assegna il Battesimo di Cristo, eseguito per la chiesa della Sapienza nel 1641 ed un Martirio di San Bartolomeo, già in collezione Astarita a Napoli. 
Per il secondo, noto come Enrico fiammingo come spesso si firmava, Bologna e Spinosa hanno ricostruito un percorso artistico più articolato con dipinti che, dopo un periodo di osservanza riberiana, sfociano nel nuovo clima pittoricistico di matrice neoveneta che maturò a Napoli intorno alla metà degli anni Trenta, un momento in cui cominciò a prevalere il cromatismo sul luminismo. La sua pittura, che tradisce l’origine fiamminga e la dimestichezza con i caravaggisti nordici, è caratterizzata dal viraggio della luce verso una pacatezza dei colori ed un contenuto iconografico severo.
Le opere che possono essergli attribuite sono oramai numerose dal Sant’Onofrio(fig. 1) della collezione Cicogna di Milano alla Guarigione di Tobia(fig. 2) del museo del Banco di Napoli, dall’Estasi sul tamburo, già presso l’antiquario Lucano di Roma alla Decollazione del Battista(fig. 3) della collezione Iannuzzi di Napoli. 



In seguito il Van Somer impreziosisce la sua tavolozza alla ricerca di esiti sempre più  spinti di raffinatezza formale ed è il periodo del Sansone e Dalila(fig. 4) già nella raccolta dei principi Firrao, del Loth e le figlie(fig. 5) già presso Heim a Londra, del David con la testa di Golia(fig. 6), siglato, a Nizza nel musèe des beaux arts Jules Cheret e dello stupendo Venere ed Adone(fig. 7) di  una collezione piacentina.



Del 1635 è la Carità(fig. 8) già nella collezione Bosco, siglata, mentre le sue ultime opere sono il San Girolamo della Trafalgar Galleries di Londra(fig. 9) e della Galleria Borghese di Roma(fig. 10), rispettivamente siglato 1651 e firmato 1652.


San Girolamo è un soggetto più volte ripetuto dall’artista e negli ultimi anni sono transitati in aste internazionali o sul mercato numerosi dipinti di sicura autografia, che si aggiungono a quelli conservati nei musei romani come il superbo San Girolamo e i Sadducei(fig. 11) della Galleria dell’Accademia nazionale di San Luca o quello(fig. 12) della Galleria Spada o quello(fig. 13) dalla folta barba bianca e rubicondo del mercato parigino.



Di grande interesse il Cristo che discute coi dottori(fig. 14) delle Gallerie fiorentine, border line con la figura creata da Bologna del Maestro del Gesù dei dottori e con la ancor poco nota attività dei caravaggisti nordici attivi a Napoli nel secondo e terzo decennio del XVII secolo.



Segnaliamo poi un’opera giovanile, un’inedita Sansone e Dalila(fig. 15) in collezione privata napoletana, attribuiamo con certezza al Van Somer questa discinta  Maddalena penitente(fig. 16) della collezione D’Errico di Matera,  proponiamo come autografi la Figura maschile allo scrittoio(fig. 17) e questa Pietà(fig. 18) entrambi ad ubicazione sconosciuta e concludiamo con una delle due Teste di apostoli(fig. 19) del museo di Capodimonte, a lungo assegnate a Giuseppe Ricca.



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