mercoledì 11 dicembre 2013

Un abile contaminatore


 Tony Esposito

Una bella sorpresa, che a cominciare dal titolo del progetto «Tam Tam Brass», accoglie l’ascoltatore e il curioso con le variabili della novità e del piacevole spiazzamento. Il ritorno discografico di Tony Esposito, a dieci anni dal capitolo di «Viaggio globale», conduce in territori inattesi, speciali per chi conosce la storia del percussionista napoletano.
Classe 1950, con un fertile e premiato curriculum a tutti gli anni Novanta, Esposito nelle ultime stagioni ha messo a punto questa speciale sintesi musicale che nel sottotitolo spiega al meglio le intenzioni e il percorso «The best of classical music for percussion & brass». In pratica nelle quattordici tracce, per quasi un’ora di registrazioni, Tony insieme agli Ottoni dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, guidati dalla prima tromba Andrea Lucchi, ripercorre le passioni e gli stimoli di quando era ragazzino. Racconta Tony: «Nel dopoguerra ricordo che mio padre mi portava spesso al teatro San Carlo per assistere a concerti di musica classica e qualche volta all’opera: furono occasioni speciali per dare libero sfogo alla fantasia e all’immaginazione. Io sono cresciuto ascoltando Mascagni, Leoncavallo, Giordano, Puccini e pur dedicandomi poi a strumenti e ritmi africani e del sud del mondo, che sono agli antipodi, resta mia ferma convinzione che tutte le musiche siano legate tra loro».
Nel repertorio selezionato per «Tam Tam Brass», Esposito e Lucchi hanno deciso di spaziare tra Bach e Hendel, Monteverdi e Vivaldi, Bizet e Mozart, per un effetto carico di sollecitazioni e capacità visionarie. Un incontro che Esposito spiega così: «Io sono testimonial italiano per la campagna di pace nel Darfur e qualche tempo fa, nel corso di una iniziativa a Roma, incontrai alcuni membri dell’orchestra di Santa Cecilia, a cui parlai della mia idea di pensare a una base ritmica per determinate composizioni del mondo classico. Provammo insieme e le soluzioni che ne vennero fuori sembrarono interessanti: per me fu la scintilla che si poteva tentare qualcosa di più consistente. Per arrivare al disco abbiamo impiegato più di tre anni di lavoro molto impegnativo: il fatto che a pubblicarlo sia un’etichetta prestigiosa come Sony Classical  è per me la massima gratificazione».
Un notevole cambio di itinerario rispetto ai percorsi tradizionali del percussionista. «Ho avuto la fortuna di suonare di tutto, con tutti, e di avvicinarmi con umiltà a ogni genere –dice Tony-  consapevole di poter dialogare e imparare sempre. Sono passato dalla world music al jazz, dal pop al mondo dei cantautori dove ho accompagnato i più grandi: Dalla, De Gregori, Bennato, Guccini, Lauzi e tanti altri, uscendone regolarmente arricchito dal punto di vista umano e artistico. E’ andata così anche stavolta. Il mio rapporto con l’universo classico affonda in un passato variegato: ad esempio mi ero cimentato nella rivisitazione dell’”Uccello di fuoco” di Stravinski per la colonna sonora di “Un complicato intrigo di vicoli e delitti” di Lina Wertmuller, con il quale ho vinto il Nastro d’argento. Nel nostro mestiere tutte le esperienze tornano utili».
    Ora si troverà nelle necessità di gestire la carriera su un doppio binario, atteso anche al concertine di fine anno a Napoli con Pino Daniele. «Per fortuna sono abituato ad attraversare diversi fronti musicali, tenendo ben presente come nei suoni ci sia magia, gioco, sogno, tutti ingredienti che ho provato a mettere in questo disco. Per il resto il viaggio continua, con felicità ancora maggiore quanto più sarà possibile farlo insieme agli amici. Il concerto di fine anno con Pino Daniele è una bellissima occasione: lui ha da tempo deciso di storicizzare  il suo lavoro, per riunire la sua musica come in un’unica famiglia, stavolta allargata alle ultime generazioni, tipo Clementino. Quando la musica gira e c’è la voglia di stare insieme a suonare, lì cercherò di esserci anch’io».


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