mercoledì 4 dicembre 2013

L’elogio dei terroni


Pino Aprile


Pino Aprile, nato a Gioia del Colle nel 1950, ha raggiunto la notorietà con il suo libro Terroni, un importante tassello di orgoglio neoborbonico.
E’ stato vicedirettore di Oggi e direttore di Gente, ha lavorato in televisione con Sergio Zavoli con l’inchiesta a puntate Viaggio nel Sud e a TV7, settimanale di approfondimento del TG1. E’ autore di libri tradotti in più lingue come Elogio dell’errore ed elogio dell’imbecille. Conclusa l’esperienza di direttore di Gente si è occupato principalmente di vela e altri sport nautici, dirigendo il mensile Fare vela e scrivendo alcuni libri sul tema, come Il mare minore, A mali estremi e Mare, uomini, passioni. Nel Marzo 2010 ha pubblicato il libro Terroni, un saggio giornalistico che descrive gli eventi che hanno penalizzato economicamente il meridione, dal Risorgimento ai giorni nostri. L’opera è divenuta un bestseller, con 250.000 copie vendute. Per questo libro, il 29 Maggio 2010, gli sono stati conferiti, fra gli altri, a Palermo il Premio Augustale, a Reggio Calabria il Rhegium Julii, ad Aliano il Premio Carlo Levi, ad Avezzano il Premio Marsica. Dal libro nasce lo spettacolo teatrale omonimo con l’attore Roberto D’Alessandro e musiche di Mimmo Cavallo. Per iniziativa di Marcello Corvino, della Promomusic, dagli ultimi tre libri di Aprile e dalle canzoni brigantesche e meridionaliste di Eugenio Bennato, è tratto il lavoro teatrale Profondo Sud, con cui i due autori hanno esordito l’estate del 2012.
Nell’agosto 2011 gli è stata conferita la cittadinanza onoraria di San Bartolomeo in Galdo; il 19 gennaio 2012, quella di Ponte, in provincia di Benevento; il 1° febbraio 2012 quella di Laterza, in provincia di Taranto, e il 27 dicembre 2012 quella di Caccuri in provincia di Crotone.
L’11 novembre 2011, a New York, (Manhattan), in coincidenza con la presentazione dell’edizione americana di Terroni, ha ricevuto il premio “Uomo ILICA 2011” (Italian Language Inter-Cultural Alliance) e il 10 agosto 2012 si è aggiudicato il primo premio della prima edizione del Premio Letterario Caccuri dedicato alla saggistica.
    Tra i suoi libri ricordiamo:
  • Elogio dell’imbecille. Gli intelligenti hanno fatto il mondo, gli stupidi ci vivono alla grande, 2002, Edizioni Piemme
  • Elogio dell’errore, 2003, Edizioni Piemme
  • Il mare minore, 2004, Magenes Editoriale
  • Il trionfo dell’apparenza, 2007, Edizioni Piemme
  • A mari estremi, 2007, Manages Editoriale
  • Mare Uomini Passioni, 2007, Electa Mondadori
  • Terroni. Tutto quello che è stato fatto perché gli italiani del sud diventassero meridionali,  2010, Edizioni Piemme
  • Giù al Sud. Perché i terroni salveranno l’Italia, 2011, Edizioni Piemme
  • Mai più terroni. La fine della questione meridionale, 2012, Edizioni Piemme

Ed ora, con “Il Sud puzza” Pino Aprile dà voce alla protesta ed auspica un riscatto delle 
popolazioni meridionali.
Stavolta, Pino Aprile scopre il risveglio delle proteste meridionali. Il suo Il Sud puzza (Piemme, pagg. 401, euro 18,50) mette insieme tasselli di carne dolente: dalla terra dei veleni in Campania, all’Ilva di Taranto, ai movimenti di ribellione alla criminalità organizzata, sparsi in più regioni meridionali, fino alle proteste in Basilicata contro i pozzi petroliferi in Val d’Agri.
E’ il Sud ribelle, quello che protesta, fa manifestazioni, si organizza. Non è certo un fenomeno di oggi, non è certo una scoperta di Pino Aprile, ma questo libro gli regala nuova dignità. Ci furono risvegli nel 1992, dopo gli omicidi di Falcone e Borsellino a Palermo; ce ne furono, sempre in Sicilia, con la nascita del movimento anti-racket di Tano Grasso a Capo d’Orlando. Molti protagonisti di quelle stagioni sono stati travolti dal vento della disillusione.
Emerge una costatazione, ovvia, anche se in questo Paese l’ovvio diventa sempre straordinarietà: i meridionali, bollati spesso in altre latitudini solo come camorristi, indolenti, complici, sono invece quelli che più combattono e diventano vittime dei malaffari e delle distorsioni nelle loro regioni. Basti pensare ai morti per cancro nella terra dei veleni, ai magistrati e uomini delle forze dell’ordine uccisi dalle mafie, o agli imprenditori che rischiano denunciando il pizzo. 
Pino Aprile lo evidenzia, coniando un neologismo: «cancioli». Nel libro racconta di alcuni suoi incontri a Scampia. E sul suo taccuino, chissà per quale scherzo della penna, annota la strana parola senza senso. E scrive nel libro, con l’efficacia del periodare che gli è congeniale: «Ora so come si chiamano i portatori sani di buona comunità in costruzione, Cancioli».
L’elogio della Scampia sana si celebra in quelle pagine. Come usa spesso Pino Aprile nei suoi saggi, anche in questo libro i nomi citati, insieme con le sigle di movimenti e associazioni, sono davvero numerosi. Uno strizzare l’occhio a lettori sicuri, ma anche un riconoscimento, come fu anche in Terroni, che le vicende raccontate non sono una scoperta dell’autore. E’ un bene che, dopo aver lavorato da giornalista al Nord, da quattro anni Pino Aprile abbia ritrovato il Sud dove è nato. Lui, tarantino residente sui Colli Romani, il Mezzogiorno dalle più facce può leggerselo e farselo ben descrivere nei suoi spostamenti. Nulla va perso nelle chiacchierate dei suoi incontri, tutto viene annotato in interpretazioni d’assieme che prendono forma nei libri.
Purtroppo, il Sud raccontato ogni giorno si dimostra un’entità complessa, dalle mille contraddizioni, dove le responsabilità dei guasti non sempre possono addebitarsi a chi viene da fuori. I movimenti di protesta partoriscono divisioni, gelosie, disincanto. E il fenomeno della presa di coscienza collettiva, fissato in un libro, rischia sempre, come accade, di essere superato dalla cronaca.

Nessun commento:

Posta un commento