sabato 12 novembre 2011
REGOLIAMO LA CACCIA, UN’ANACRONISTICA VERGOGNA
In questi giorni al Senato si discute di abolire i periodi in cui la caccia è permessa, in tal modo si potrà sparare qualsiasi preda dal 1 gennaio al 31 dicembre, con esiti naturalmente devastanti sul pochi animali che ancora sopravvivono sul nostro territorio. Periodicamente monta la polemica sulla caccia e sempre più persone ne chiedono l’abolizione; anni fa la questione fu persino oggetto di un referendum, che però non raggiunse il quorum, ma questa volta i giornali non si sono interessati minimamente della vicenda, perché in Italia esistono più di due milioni di cacciatori, i quali mettono in moto un mercato multimilionario. L’economia di intere città, ad esempio Brescia, è legata alla vendita delle armi, delle cartucce, delle divise, una massa di denaro e di posti di lavoro che sarebbero in pericolo se fossero vietate le attività venatorie.
I cacciatori esercitano per puro diletto quella che fu un’inderogabile necessità per i nostri progenitori: procacciarsi il cibo, ma uccidere a freddo senza motivo è semplicemente vergognoso. L’aspetto più sconcertante, e da abolire quanto prima, è la possibilità per i cacciatori, sancita dall’articolo 842 del codice civile, di poter entrare armati nelle proprietà altrui e sparare a 150 metri dalle case, con rischi gravissimi, tenendo conto che le carabine adoperate per gli ungulati possono avere un raggio di azione di 3500 metri ed in considerazione anche dei requisiti richiesti per ottenere la licenza di uccidere, che ne permettono il rilascio anche a guerci, occhialuti e monchi con protesi. E non dimentichiamo che l’arcaico rito prevede un corteo inevitabile di grida spaventate, rantoli strazianti, sangue in abbondanza e spari assordanti, uno spettacolo indegno al quale si è costretti ad assistere in casa propria, subendo un’invasione autorizzata dalla legge di gente spesso prepotente e minacciosa.
Ci sarà qualche parlamentare coraggioso che voglia inimicarsi le lobby potentissime che si arricchiscono su questa turpe abitudine? Possiamo solo sperarlo.
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