sabato 12 novembre 2011

PRETI E PEDOFILIA: ISTRUZIONI PER L’USO


La pedofilia oltre ad essere un peccato mortale esecrabile è anche, non dimentichiamolo, un reato penale tra i più gravi, ma soprattutto è una malattia, una turba psichiatrica della quale sono affetti, volendo rimanere all’Italia, non meno di diecimila persone, mentre altre centomila hanno tendenze pedofile.
Non bisogna perciò meravigliarsi se 10 – 15 di questi 10.000 siano preti, salvo che non si sia scoperta solo la punta di un iceberg più ampio e mostruoso.
Si è molto discusso di un rapporto di causa ed effetto tra celibato e pedofilia e quasi tutti gli studiosi hanno escluso un legame, affermando che tra celibi o vedovi non vi sia questa tendenza, ma non si è tenuto conto che il celibato sacerdotale è un obbligo, non una scelta e che l’atmosfera sessuofobica che si respira nei seminari è soffocante ed induce alla deviazione del desiderio, il quale, nella maggior parte dei casi sfocia nell’omosessualità, praticata da una percentuale cospicua dei novizi, come è molto diffusa nelle caserme e nelle carceri e dovunque si creino in maniera innaturale delle concentrazioni stabili e forzate di soggetti dello stesso sesso.
La repressione del sesso induce a concentrare le proprie energie in una causa. La Chiesa lo ha scoperto duemila anni prima dei guerrafondai dell’epoca vittoriana, Reich lo ha dimostrato in maniera inconfutabile cinquanta anni orsono.
Per scegliere la castità ci vuole coraggio e maturità, oltre ad una chiara e solida vocazione. San Paolo dichiarava solennemente: “Se uno per dedicarsi a Dio deve ardere, si sposi, io nella castità sono felice”.
Il rischio che l’obbligo del celibato possa attrarre giovani insicuri dalla personalità fragile, che non vogliono instaurare un rapporto con la donna e scelgano perciò di entrare nella Chiesa non è da trascurare e quando e se tale regola sarà abolita possiamo sperare che la qualità morale dei preti aumenterà. Il terzo millennio ed il terzo mondo hanno bisogno di sacerdoti eroi, solidi nella fede, ma anche nella mente.
La strada scelta da Benedetto XVI, la tolleranza zero è una decisione lodabile e gli attacchi alla sua persona sono vergognosi, ma non bisogna intralciare il cammino della giustizia civile, che per quanto fallibile è l’unica a disposizione, almeno per i laici, i quali a differenza dei cattolici non possono contentarsi di una futura punizione divina.

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