Negli anni Settanta il movimento delle donne si batteva nelle piazze per la depenalizzazione dell’aborto, poi venne la legge, il 22 maggio 1978, un ipocrita compromesso tra Democrazia cristiana e partiti di sinistra, un vero e proprio aborto giuridico. Dopo tre anni la Chiesa tornò alla carica con un referendum abrogativo, che si concluse con l’affermazione del diritto all’ aborto. Fu una sconfitta per le gerarchie ecclesiastiche, ma non fu una vittoria per le donne per le quali cominciarono le difficoltà per l’epidemia di obiezione che paralizzò di fatto il lavoro degli ospedali. Si fa un gran parlare di aborti clandestini, ma perché non proviamo a farli divenire e chiamarli privati? Una donna per un’appendicectomia è libera di scegliere il medico ed il luogo di cura, per un’interruzione di gravidanza è costretta invece a servirsi di strutture pubbliche, delle quali può non avere piena fiducia. All’estero è completamente diverso, la paziente può rivolgersi all’ospedale o scegliere un ginecologo in una clinica privata autorizzata. E smettiamola anche di evocare lo spettro delle mammane e delle donne rovinate dall’aborto. Le mammane non lavorano più da decenni ed il famigerato laccio è andato definitivamente in pensione. Oggi se una paziente sceglie un medico privato è perché sa molto bene che gli specialisti che si dedicano a questa attività sono molto più abili dei colleghi ospedalieri, adoperano il metodo Karman (aspirazione) molto meno cruento della metodica chirurgica tradizionale e soprattutto permettono di evitare le defatiganti attese, gli interrogatori imbarazzanti, gli interminabili e spesso inutili accertamenti, la promiscuità delle corsie, l’ansia di una decisione sempre dolorosa e traumatizzante, che spetta solo alla donna dopo aver interrogato la sua coscienza. In Italia la legge prevede che le cliniche private possano chiedere l’ autorizzazione a praticare l’interruzione di gravidanza ed addirittura il convenzionamento con l’Asl, ma questa richiesta solo eccezionalmente viene accolta, per cui un ginecologo che volesse seguire una sua paziente, in cura da anni ed alla quale ha preso i parti precedenti, deve invece abbandonarla a colleghi, quasi sempre giovani e che spesso si dedicano all’interruzione per trovare un primo lavoro, pronti a divenire obiettori appena ottenuto un contratto a tempo indeterminato. Presso le Asl in tutta Italia dormono decine di domande di autorizzazione ed i politici debbono decidersi ad affrontare il problema, che da tempo attende una soluzione rispettosa delle richieste di tante cliniche qualificate, che vogliono mettersi al servizio della legge e delle donne. Oggi insieme alla cocaina ed all’hashish gli spacciatori vendono anche la RU486, soprattutto alle ragazzine, un vero pericolo se adoperata incautamente. Vi ricorrono le minorenni, le immigrate e tutte coloro che vogliono saltare le pastoie burocratiche e non riescono a reperire uno specialista compiacente. Dimenticavo, le pazienti che oggi ricorrono ad un medico privato pagano una cifra in linea con i prezzi delle prestazioni sanitarie, 500 – 600 euro e fanno risparmiare allo Stato circa 2000 euro, dobbiamo esserle grate.
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