sabato 12 novembre 2011

LA VECCHIAIA AI TEMPI DEL VIAGRA

I sessanta anni hanno costituito per secoli un traguardo dignitoso per l’uomo alle soglie della pensione, un periodo costellato dai primi dolori artritici,a cui facevano da contrappeso saggezza e tranquillità d’animo.
La famiglia, allietata da un nugolo di nipotini, stilava il bilancio di decenni di vita trascorsi assieme, pronta a viverne ancora tanti con gioia e soddisfazione reciproca.
Oggi le fantastiche pilloline blu, infiammano i corpi, ma soprattutto la mente, creando legioni di anziani patetici, smaniosi, dal desiderio nevrotico ed incontenibile, mentre si sfasciano famiglie, che pur avevano festeggiato le nozze d’argento, complici milioni di immigrate, giovani, bonazze e di bocca buona.
Gli anziani che fanno ricorso a questi succedanei della passata virilità, vogliono sfidare le leggi della natura e somigliano sempre più a dei satiri assatanati, più che a uomini pieni di esperienza in grado di dispensare saggezza.
Una nuova realtà, innaturale, alla quale bisognerà abituarsi, mentre il cinema ed i libri provvedono già a rappresentarla degnamente, declinando una nuova figura di vecchio sul viale del tramonto alla disperata ricerca di un’immortalità surrogata e di un’onnipotenza virtuale, che faccia da antidoto ad una improcrastinabile impotenza.

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