Luciano Scateni |
Luciano Scateni giornalista, scrittore e pittore vive a lavora a Napoli, dove è stato sindacalista e nel 1975 ha coperto la carica di addetto stampa del sindaco Maurizio Valenzi. Caporedattore del quotidiano “Paese sera” responsabile dell’edizione della Campania. In Rai, dal 1980 ha ricoperto i ruoli di caposervizio, di inviato radiotelecronista e, per tredici anni, di conduttore del TG3 Campania. Collabora alla fondazione del periodico “La Voce della Campania”, ora “Voce delle Voci”. Ha pubblicato i seguenti volumi.
- Violenze e dintorni
- Io comunista
- Diciassette
- L’ospitalità tollerata
- Racconti minimi
- Amore e/o Morte
- Ferri vecchi
- Scugnizzi
- Comunicare
- Vite disobbedienti
- Napoli nel tempo
- L’Italia inedita di un secolo fa
- Le disavventure di Santagata
Dell’ultimo suo libro accenniamo brevemente alla trama.
Scampato miracolosamente alla morte nell’episodio precedente di quella che è ormai una saga investigativa, Ninì Santagata, commissario “per caso”, è ancora una volta alle prese con omicidi e sparizioni.
Napoli, come una madre fin troppo generosa, continua a figliare storie di morte, dove le cause sociali sembrano la miccia esplosiva di una umanità complessa e stratificata.
Santagata si rimboccherà le maniche correndo sui luoghi del crimine come un novello Robin Hood. Dal triangolo delle Bermuda, alla Napoli cupa e profonda, fra camorra e nuove mafie. Cinesi che si dissolvono e finti suicidi.
Insomma ancora suspense e azione, e sottotraccia l’amore. Quello che fa di Ninì un commissario dal volto sfacciatamente umano, e del giallo alla Scateni, una forma di conoscenza della realtà.
Oltre che con la penna Scateni è abile col pennello infatti ha esposto i propri quadri e disegni in numerose mostre personali e collettive.
E quando intervenne del salotto di mia moglie Elvira con Sergio Piro la discussione fu di ampio respiro, perché si passò con nonchalance dall’attività all’arte.
Voglio poi ricordare la sua partecipazione come relatore alla presentazione al Circolo Posillipo del mio libro “Il seno nell’arte dall’antichità ai nostri giorni” (consultabile in rete).
Farei un torto all’amico se non ricordassi il suo aiuto concreto nel 1978, quando, a seguito di una mia autodenuncia pubblicata a 9 colonne sulla prima pagina de “La Stampa” ripresa con grande risalto per settimane da quotidiani, riviste e televisioni fu oggetto di una vera e propria gogna mediatica, che eccitò gli animi ed indusse dei fanatici cattolici integralisti facenti capo al gruppo fede e libertà ad organizzare nei miei confronti un attentato terroristico, che aveva lo scopo di eliminarmi fisicamente e per fortuna si concluse soltanto… con la distruzione della mia jaguar.
Egli uscì con un pezzo memorabile contro di loro, il quale portò all’arresto dei responsabili dell’insano gesto.
Contemporaneamente sulle pagine di Paese Sera incalzò con numerosi articoli un noto abortista con studio in via Caracciolo, prima riportando confessioni di giovani pazienti con particolari piccanti e poi con un’intervista, di cui riportiamo un frammento:
“Il prezzo è sempre mezzo milione?”
“Perché non va al diavolo”
“È vero che il suo aborto ha 2 facce…?”
“Nel senso che con le signore bene tiene un comportamento rispettoso e con le ragazze un atteggiamento da troglodita?”
“Se non la pianta lo denuncio per molestia”
“Dicono (e sono testimonianze diretta, drammatiche) che quando si presenta una ragazza viene affrontata così: ti è piaciuto fare l’amore? E ora sgualdrina che non sei altro, che vuoi? Poi mani addosso, insulti!.
“Come se non bastasse con gli spiccioli dell’aborto continuato dicono ed è dimostrato che ha finanziato le farneticanti spedizioni dei mazzieri fascisti”
“Non le permetto”…
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