Crescenzio Sepe |
Spiegheremo più avanti il perché di questo strano titolo, delineamo per il momento la biografia di Cardinale della diocesi di Napoli, nato a Carinaro presso Aversa nel 1943, ordinato presbitero il 12 marzo 1967, presta servizio come docente e in seguito, dal 1972, entra nel servizio diplomatico della Santa Sede, destinato alla rappresentanza pontificia in Brasile. Dal 1992 al 2001 è arcivescovo titolare di Grado.
Il 3 novembre 1997 è nominato segretario generale del Giubileo dell’Anno 2000. Elevato al rango di cardinale da papa Giovanni Paolo II nel concistoro del 21 febbraio 2001, dal 9 aprile 2001 è prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli. È anche gran cancelliere della Pontificia Università Urbaniana e membro delle congregazioni per il Clero e per la Dottrina della Fede, dei pontifici consigli per il Dialogo Inter-Religioso, delle Comunicazioni Sociali, per la Promozione dell’Unità dei Cristiani e per i Testi Legislativi, della Pontificia Commissione per l’America Latina e del Consiglio Speciale per l’Asia della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi.
Il 20 maggio 2006 papa Benedetto XVI lo nomina arcivescovo di Napoli: sostituisce così alla guida della diocesi partenopea il cardinale Michele Giordano, dimissionario per sopraggiunti limiti d’età. Il 1º luglio 2006 prende effettivo possesso dell’arcidiocesi con una solenne celebrazione in Duomo, preceduta dalla visita al disagiato quartiere di Scampia.
Nel 2007 ridefinisce l’organizzazione territoriale della diocesi, nominando 9 nuovi vicari e creando 13 nuovi “decanati”. Il 21 ottobre 2007 accoglie Benedetto XVI in visita pastorale all’arcidiocesi.
Il 25 gennaio 2008, durante il periodo dell’emergenza rifiuti di Napoli, dispone la traslazione e l’esposizione straordinaria delle reliquie di San Gennaro, parlando di momento grave per la città, sprofondata, a suo dire, «in una delle notti più buie della sua storia».
Nel mese di ottobre 2008 si reca in Russia per incontrare il Patriarca ortodosso Alessio II; durante l’incontro Sepe consegna alla massima autorità ortodossa russa una reliquia di San Gennaro e una lettera autografa di Benedetto XVI. Il 10 aprile 2010 riceve a Battipaglia il premio internazionale Testimoni di Santità dall’associazione Tu es Petrus, fondata dal giornalista Gianluca Barile. Nel 2010 è stato iscritto al registro degli indagati dalla Procura di Perugia, insieme all’ex ministro dei trasporti Pietro Lunardi, per dei sospetti e delle incongruenze riguardanti la manutenzione della facciata del palazzo di Propaganda Fide in Piazza di Spagna. L’accusa della magistratura è che l’ex ministro abbia finanziato tali lavori in cambio di appartamenti di proprietà dell’organizzazione concessi a prezzi estremamente bassi al ministro e ad altre persone. Il cardinale ha collaborato “a stretto contatto” con Angelo Balducci alla fine degli anni novanta e durante il Giubileo dell’Anno 2000, dove il cardinale rivestiva il ruolo di Segretario del Comitato Vaticano per il Giubileo. Quando nel 2001, il cardinale diviene Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli (Propaganda Fide), Balducci viene nominato Consultore della stessa Congregazione. Il 19 giugno 2010 si apprende che è indagato dai pm per corruzione. Nel maggio 2012 il caso si conclude con l’archiviazione da parte della magistratura.
Per intendere il titolo dobbiamo portarci all’ultimo capitolo del I tomo del mio libro napoletanità, arte, miti e riti a Napoli (consultabile in rete).
Mi sia concesso concludere questa carrellata sulla napoletanità riproponendo questa mia lettera aperta, pubblicata da numerosi quotidiani, in occasione del discorso che il papa Benedetto XVI fece a Napoli in piazza Plebiscito durante la sua visita pastorale (21 Ottobre 2007). Missiva che tramite il cardinale Sepe giunse in Vaticano e fu molto apprezzata, a tal punto che la segreteria del pontefice mi scrisse per ringraziarmi.
Santità, Voi non avete consuetudine con il male, per questo non lo avete riconosciuto annidato nelle prime file in piazza del Plebiscito, tra politici corrotti e baciapile occasionali in gara per ricevere il sacramento dell’Eucarestia. Non Vi siete avveduti del truce filisteo, abituale adoratore del vitello d’oro, sceso dal Nord per l’ostia televisiva, della voce quequera che chiedeva insistentemente denaro per una sfortunata città, che ne ha sì bisogno, ma solo dopo un profondo rinnovamento spirituale, oppure l’ateo inveterato, nemico giurato della Chiesa, salvo nelle occasioni eccezionali. Ed alle loro spalle premevano per il rito del baciamano eurotelevisivo amministratori corrotti, malversatori abituali, usurai incalliti, bestemmiatori immarcescibili e tutta quella feccia che ha portato la Campania sul fondo del baratro.
Per l’occasione hanno ripulito il Vostro percorso, tolto cumuli di puteolente spazzatura, colmato voragini nelle strade, allontanato per poche ore scippatori e spacciatori, truculenti magnaccia e sguaiate prostitute.
In seconda fila vi era la Napoli vera che non Vi hanno fatto conoscere: i disoccupati cronici, i giovani senza futuro, i pensionati alla fame, i commercianti strangolati dal pizzo, i lavoratori al nero per 500 euro al mese, ma soprattutto la folla degli onesti, costretti in un angolo dalla prepotenza dei vincitori.
Santità, Voi non avete potuto raccogliere il disperato grido di dolore degli abitanti delle periferie degradate, vedere le antiche chiese cadere in rovina, gli abusi edilizi ubiquitari, l’esercizio spietato della prevaricazione come regola di vita.
Santità, grazie per aver indicato la possibilità per Napoli di divenire punto di riferimento nel dialogo tra popoli e fedi diverse, Napoli, antica e gloriosa capitale, costretta al rango di capitale della monnezza e della malavita, Napoli dove per millenni lingue e culture aliene hanno sempre goduto di accoglienza e tolleranza. Santità, Voi non ne avete bisogno, fate che l’augurio del Cardinale: “A Maronna t’accumpagna” sia viatico per i napoletani nel lungo viaggio dal buio delle tenebre verso la Luce.
E per concludere i miei contatti col Cardinale ci dobbiamo portare al 22° capitolo di un altro mio libro “Le tribolazioni di un innocente” (sempre consultabile in rete).
Crescenzio Sepe |
22° Capitolo - Il mancato incontro col cardinale
Per il giorno 11 luglio la comunità di Sant’Egidio aveva organizzato una festicciola e aveva previsto un ospite d’onore: il cardinale Sepe, abituale frequentatore di luoghi di sofferenza, dove porta generosamente la forza della fede e il coraggio della sopportazione.
Da più parti, appena si era sparsa la voce della venuta del presule mi era stato chiesto di parlare a nome di tutti i detenuti. In pochi giorni le mie lettere pubblicate dalla stampa nazionale sulle difficili condizioni di vita di Poggioreale, più che sulla mia vicenda personale ed il mio intervento alla conferenza sui Rom avevano amplificato la mia fama di affascinante oratore.
Si trattava di un impegno di grande onore e responsabilità, ma mi sentivo pronto a sostenerlo.
Avevo pensato a cosa domandare al cardinale, se fosse realmente intervenuto. Mi sarei presentato non come un delinquente, non credo di esserlo, bensì, ne sono certo, un peccatore, e gli avrei chiesto d’intercedere con la sua autorità morale non solo sulla direzione per ottenere un segno tangibile di benevolenza, come un’ora in più al giorno di aria o un colloquio ulteriore al mese, ma soprattutto lo avrei invitato, e lui ben conosce la strada, a giungere al cuore delle guardie carcerarie per ottenere un sorriso quotidiano verso i reclusi.
Avevo recuperato con la memoria le parole di una toccante poesia di anonimo sulla forza dirompente di un sorriso che avevo trovato affissa all’ingresso della mia camera all’ospedale San Raffaele di Milano, quando mi recai per la prima volta per sottopormi ad un complesso intervento di angioplastica alle coronarie.
La lettura di quella semplice lirica mi diede grande forza e coraggio.
Fu per me un segno favorevole del destino ritrovarmi dopo qualche mese per un nuovo intervento nella stessa camera.
“Un sorriso non costa niente e da’ gioia e serenità a chi lo elargisce e a chi lo riceve”
Era lo spirito della breve poesia che lo stesso Don Verzè, fondatore dell’istituto universitario, non seppe dirmi da chi fosse stata composta.
Uno, dieci, cento sorrisi e la vivibilità di Poggioreale ne acquisterebbe a dismisura.
Tre giorni prima dell’incontro lasciai il carcere e non ho avuto più l’occasione di parlare a nome di tutti i reclusi, non so neppure se egli sia intervenuto, ma voglio adoperare le pagine di questo diario per arrivare fino a lui, affinché provveda a fare in modo che questo modesto auspicio abbia a realizzarsi; solo così un alito d’amore giungerà prepotente dove sembrano regnare incontrastati rancore ed indifferenza.
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