Eugenio Bennato |
Eugenio Bennato, nato a Napoli nel 1948, ha un posto di rilievo nel panorama dei cantautori napoletani, assieme al fratello Edoardo, a Tony Esposito ed Alan Sorrenti.
Laureato in Fisica, è uno dei fondatori della Nuova Compagnia di Canto Popolare (1969) e di Musicanova (1976) insieme a Carlo D'Angio. E’ autore di diverse colonne sonore tra cui quella dello sceneggiato televisivo L'eredità della priora (1980), tratto dall’ omonimo romanzo di Carlo Alianello, e La stanza dello scirocco, per la quale vinse nel 1999 il Nastro d'Argento per la miglior colonna sonora.
Ottiene due successi commerciali nel 1986 con il brano Sole sole (presente anche nella colonna sonora del film Rimini Rimini) e, soprattutto, nel 1989 con Le città di mare, cantata in coppia con il fratello Edoardo.
Nel 1990 partecipa al Festival di Sanremo assieme a Tony Esposito con Novecento aufwiedersehen. Successivamente torna alla sperimentazione e la ricerca nel campo della musica popolare del sud abbandonando per qualche anno le ribalte nazionalpopolari. Nel 1998 fonda il movimento Taranta Power con l'intento di promuovere la Taranta attraverso musica, cinema e teatro.Nel 1999 esce l'album omonimo: Taranta power.
Tra il 2000 e il 2001 pubblica: Lezioni di tarantella e Tarantella del Gargano, raccolte di tarantella meridionale. Nello stesso periodo inizia la tournée italiana Lezioni di tarantella. Anche in questi anni effettua una tounée all'estero: Marocco, Tunisia, Canada, Australia, Argentina, U.S.A., Spagna, Francia e Algeria. In quell'anno fonda a Bologna la "Scuole di Tarantella e danze popolari del Mediterraneo", prima scuola in Italia con lo scopo di recuperare, studiare e divulgare i balli popolari del sud Italia. Eugenio Bennato e suo fratello Edoardo hanno realizzato la colonna sonora del cartone animato "Totò Sapore e la magica storia della pizza" uscito nel Natale del 2003. Questo diede luce al musical Pizza story con una tounée italiana nell'estate 2004.
Nel 2007 esce un suo album di brani inediti dal titolo Sponda sud, che rappresenta un nuovo fronte di ricerca che lui stesso spiega: «Questo nuovo lavoro è un prosieguo del percorso precedente, è un allargamento dell'orizzonte mediterraneo a più lontane latitudini, e in particolare alla intensa e misteriosa Africa, dove colloco una mitica sponda che custodisce la fonte di tutte le leggende, e il segreto di un suono battente primitivo che attraverso deserti e mari viaggia e si diffonde e arriva fino a noi, fino alle nostre sponde, che risuonano così di antiche tammorre e chitarre, nelle campagne ricche di arte e di cultura. Da Napoli al Gargano alla Calabria quelle voci quelle melodie e quei balli mi portano ad Algeri, a Orano a Casablanca, e poi più in là al Cairo, in Etiopia, in Mozambico. Ogni tappa è una scoperta e un riconoscimento, lungo il filo di un'emozione e di un'idea, in un percorso alternativo rispetto alla devastante logica del business e dell'appiattimento globalizzante, contro la quale silenziosamente combattono i tamburi di ogni villaggio».
Nel 2008 torna al festival di Sanremo con il brano Grande Sud, mentre nel 2011 riceve il premio Armando Gill.
Tra le performance più recenti di Eugenio Bennato un tour con relativo CD in giro per l’America latina.
Il «Grande Sud».mediterraneo di Eugenio Bennato incontra il grande Sud America, armato di chitarre battenti e di tammorre, porta le sue canzoni e i suoi corsi di danza popolare,. coda inevitabile quando non battistrada di ogni esibizione dal vivo ma questa volta anche un CD. Con l'etichetta -slogan di vita, Taranta Power, l' ex leader della Nuova Compagnia di Canto Popolare e di Musica Nova ha infatti realizzato una sorta di antologia, parzialmente tradotta spagnolo, della sua produzione più recente: in «Navegantes» ecco «Balla la nuova Italia» e «EI mundo corre», «Ritmo de contrabbando» (che la asco ti e fa pensare a Manu Chao, misteri della lingua, ma anche miracoli di artisti-clandestini che seguono strade così vicine e così lontane) e l’antica e sempre bella «L’acqua e la rosa».
«Ogni viaggio è uno scambio», raccontava Eugenio Bennato qualche tempo fa, sotto il sole di Borgo Marinari di Napoli, prima di partire: «Adottare la lingua madre del pubblico a cui vai a presentarti indica una disposizione d’animo, anche se non rinuncio all’italiano, al napoletano, al francese, al maghrebino in cui i miei pezzi sono stati scritti. Le traduzioni, a volte del solo ritornello, mi permettono di farmi capire meglio, di presentare la mia musica e la mia terra, un condensato di riti magici di ieri e contraddizioni di oggi. Scintille di passato che diventano schegge di futuro, che cantano nella direzione ostinata e contraria di Fabrizio De Andrè e dei Cantori di Carpino, che ricordano i briganti delle nostre terre come Neda, l’eroina delle rivolte irachene».
Nel Cd c’è anche «Alfonsina y el mar» di Ariel Ramirez, grande compositore argentino, che Eugenio tradusse in italiano, ricevendo i complimenti dell’autore: «Persi la sua lettera, quanto la ritrovai era troppo tardi, se n' era andato Una lezione non bisogna mai rimandare le cose importanti, avrei potuto avere un nuovo amico, magari sono persino passato per un maleducato».
Supportato dal suo gruppo (Enzo Lambiase alla chitarra, Mujura al basso, Sonia Totaro alla voce e Chiara Carnevale al tamburello) che lo segue anche in tour, nel disco il musicista arruola le voci del mondo di Zaina Chabane, Mohammed Ezzaime, M’Barka Ben Taleb e Esha Tizafy:: «Saremo cittadini del mondo tra cittadini del mondo, Italiani in una terra di emigrazione italiana, ognuno con le sue radici e le sue ali. Il Sudamerica, da sempre presente nei miei sogni e nella mia musica, arricchirà i primi come la seconda, che ha già nutrito, nei decenni, con il tango, il repertorio classico mutuato dall' arpa paraguayana e venezuelana, la bossa nova. Dove possibile sono stati creati degli incontri anche sul palco, a San Paolo dividerò il cartellone con i Dona Maria, annunciati come un sestetto di meticciaggio urbano, sospeso tra rock e folk: sarà divertente incrociare gli strumenti e le lingue, scoprire il minimo comun denominatore tra di noi, ma anche lasciarci affascinare dalle rispettive diversità dall’altro».
«Baila la nueva Italia», annunciano i manifesti del tour latinoamericano: «E’ la nuova Italia che, nelle piazze del Sud come nei centri storici del Nord, balla antiche danze meridionali riscoprendone i valori culturali, oltre che coreutici ed esorcistici. E’ un’Italia accogliente, multiculturale, la stessa che porteremo in altre terre di fusioni di razze e di suoni».
E poi ha partecipato a Melpignano alla “Notte della taranta” una manifestazione giunta alla 16^ edizione, la quale dopo una serie di tappe intermedie esplode in un concertine finale nel piazzale dell’ex convento degli Agostiniani in grado di contenere un pubblico di oltre centomila spettatori.
È una felice tradizione che ripropone da diverse angolazioni i materiali del patrimonio popolare legato alla pizzica e alla taranta, di volta in volta rivisitate con l'estro e il gusto dei maestri concertatori che si sono susseguiti sul palco. Tutti importanti e significativi i nomi che hanno preceduto Giovanni Sollima, chiamato quest' anno a dirigere l'Orchestra Popolare La Notte della taranta e i molti ospiti chiamati ad intervenire in una kermesse fatta di vitalità gioco, energia, voci e sentimento con una miscela incendiaria che conduce gli appassionati come i semplici curiosi a ubriacarsi di balli e di canti fino a notte fonda, diventano fondamentali le alchimie che i diversi protagonisti sanno mettere in campo. Prima della sua esibizione di 50 minuti ha dichiarato: «Questa musica che anima le piazze meridionali è un messaggio forte contro l'appiattimento, contro la globalizzazione. Questa musica è materia viva che dovrebbe raccontare il presente».
«Mi aspetto un grande abbraccio dalla folla, ci tengo molto a portare il segno del mio percorso musicale, che ha sempre cercato un equilibrio tra tradizione e innovazione. Negli anni ho continuamente rivolto la mia attenzione alla tradizione, ma i canti sono miei. La musica del Sud è nel mio DNA. Il messaggio Che vorrei lanciare dal palco di Melpignano è questo: il movimento Taranta Power e tutto quello che ne è seguito (compreso Melpigano) avrà un senso solo se riuscirà a trascinare le folle ed a risvegliare le coscienze. Raccontare questa rivoluzione. che parte dal Sud. Dieci anni fa non era pensabile vedere 100 persone che ballano la pizzica. È una contrapposizione alla globalizzazione. È la musica del Sud che anima le piazze. Credo sia un messaggio forte contro l’appiattimento. Chi sceglie di imparare a suonare il tamburello sa che questa scelta lo rende "cittadino del mondo", ha la coscienza di partecipare ad un movimento che ha delle idee. E poi è partecipazione attiva. Ai miei concerti tantissime persone vengono con i tamburelli o con gli abiti tradizionali della taranta».
Nessun commento:
Posta un commento