La nostra tradizione culturale, greco-romana e giudaico-cristiana ha creato miti e leggende che hanno come motivo l’amore, divinità maggiori e minori affollavano il Pantheon greco da Venere ad Eros, da Afrodite a Cupido, ma pochi sanno che gran parte di questo materiale proviene da una fonte risalente al 2500 a.C., a Gilgamesh, il Re sumero di Uruk ed è stata scritta su tavolette di argilla, le quali fortunatamente, ci sono pervenute. Anche tante radici di miti letterari e religiosi derivano da quell’antica Epopea: dal serpente che condanna gli uomini alla mortalità al diluvio universale, ai numerosi viaggi nel regno dei morti che ispirò quelli di Orfeo, di Enea, di Dante. Gilgamesh fonda Uruk, la prima vera città e da sicurezza ai propri sudditi, ma in cambio pretende da loro, uomini e donne, che obbediscano ad ogni suo capriccio. A renderlo più docile arriva Enkido, una sorta di suo alter ego: se Gilgamesh è per due terzi Dio, Enkido è un uomo animale (un antenato dei centauri), fino a quando una donna non gli fa scoprire il sesso e lo rende uomo a tutti gli effetti. Tra Gilgamesh ed Enkido nasce una rivalità, che sfocia in un combattimento feroce, dopo il quale nasce una forma di “amicizia particolare” come quella che Omero farà nascere tra Achille e Patroclo. Quando Enkidu muore, Gilgamesh disperato lo cerca nell’oltretomba e scopre una verità ben diversa da quella raccontata dalle altre epiche: non vi è nulla che attende l’uomo oltre la morte e questo rende la vita terrena un bene prezioso da utilizzare fino in fondo.
Per chi volesse approfondire questa straordinaria epopea, consigliamo un libro uscito di recente “Gilgamesh, l’epopea del Re di Uruk”, un affascinante viaggio dall’argilla all’acquerello, un volume a tre mani tra la grafica francese Lurie Elie, la pittrice iraniana Forough Raihani e la giornalista italiana Alessandra Grimaldi, a cui è collegato un mp3 letto da Francesco Pannofino con musiche di Giorgio Giampà.
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