venerdì 25 ottobre 2013

Lo storico del Risorgimento.

Alfonso Scirocco


Alfonso Scirocco, napoletano doc scomparso nel 2009, è stato titolare della cattedra di Storia del Risorgimento presso la Federico II, ha collaborato alle principali riviste del settore e partecipato costantemente come relatore ai convegni sull’argomento.
Fede parte del Consiglio di presidenza dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano, Presidente dell’istituto campano per la storia del giornalismo e socio dell’Accademia Pontaniana e della Società nazionale di scienze, lettere e arti di Napoli. Nel 1980 ha vinto il Premio Napoli per la meridionalistica.
Si è interessato prevalentemente di 3 filoni di ricerca: La storia del Mezzogiorno prima e dopo l’Unità, lo sviluppo della democrazia italiana nell’Ottocento ed il fenomeno del Brigantaggio nella civiltà contadina.
L’ampia conoscenza delle vicende dell’Ottocento gli ha permesso di tracciare un disegno complessivo del cammino dell’Italia dalla divisione politica esistente nell’età napoleonica alla formazione del regno unitario, completata con la proclamazione di Roma capitale nel 1871.
Tra le sue pubblicazioni ricordiamo:
Governo e paese nel Mezzogiorno nella crisi dell’unificazione (1860-1861). Milano, Giuffrè 1963.
I democratici italiani da Sapri a Porta Pia, Napoli, Esi 1969.
Politica e amministrazione a Napoli nella vita unitaria, Napoli, Esi 1972.
Democrazia e socialismo a Napoli dopo l’Unità ( 1860-1878) libreria scientifica editrice 1973.
Il Mezzogiorno nell’Italia unita (1861-1865).
Dalla seconda restaurazione alla fine del regno, in Storia del Mezzogiorno, vol. IV, Roma, Edizioni del Sole 1986, pag. 643-789.
L’Italia del Risorgimento Bologna, Il Mulino 1990. In difesa del Risorgimento Bologna, Il Mulino 1998.
Tra i saggi più recenti:
Banditismo e repressione in Europa in età moderna, in Fra storia e storiografia. Scritti in onore di Pasquale Villani, Bologna, Il Mulino 1994, pp. 413-425.
Brigantaggio e politica in Calabria dopo il moto cosentino del 15 marzo 1844: Talarico re della Sila, “Rassegna storica del Risorgimento”, 1995, fasc. III, pp. 5-18.
Collegi e licei del Mezzogiorno (1806-1860), in Storia delle istituzioni educative in Italia tra Ottocento e Novecento, Milano, Comune di Milano 1996, pp. 7-21.
Ferdinando II di Borbone, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol.46, Roma 1996, pp.226-242.
Tra brigantaggio politico e banditismo nel 1815 nel Mezzogiorno medievale e moderno. Studi in memoria di Iole Mazzoleni, Roma, Ministero per i beni culturali e ambientali, 1998, pp.859-875.
L’incontro nel Salotto di mia moglie con il professore Scirocco fu imperniato sul Risorgimento, ma si toccò anche un argomento controverso tra gli intellettuali non solo napoletani: l’esatta dizione Borboni o Borbone.
Scirocco era assertore della forma plurale, in sintonia col parere di Galasso a cui chiesi in occasione di una sua conferenza al Rotary Nord Napoli, mentre Paolo Mieli ed Umberto Eco propendevano per la forma singolare.
Fui costretto a chiedere l’opinione della Accademia della Crusca e le conclusioni sono riassunte in questa mia lettera pubblicata su Il Mattino del 5 gennaio 2005, a dimostrazione che vorrei qualche volta avere torto, ma il mio cognome me lo impedisce.

Singolare o plurale, Borbone senza pace

Gentile Direttore,
ho letto con interesse la colta dissertazione di Titti Marrone sulla esatta definizione: Borbone o Borboni. Pur se equilibrato l’articolo sembra alla fine sposare la tesi del professore Scirocco, per cui vorrei aggiungere qualche particolare in favore dei filo Borbone. La citata lettera di Ferdinando II con la firma Borboni, naturalmente non fa testo, ben conoscendo il livello culturale del sovrano come pure la lunga disquisizione sulle famiglie europee che acquisiscono la dizione Bourbon al plurale, essendo nozione elementare che alcune lingue, ad esempio inglese o francese, a volte hanno il plurale per i cognomi, errore gravissimo per l’italiano. E a conferma di ciò richiesi tempo fa un parere all’ancora attiva ed autorevolissima Accademia Della Crusca, che si espresse senza esitazione per la forma singolare.



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