giovedì 18 gennaio 2024

Cultura: l’oro di Napoli


I fratelli Colonnese tra splendidi e preziosi volumi

Maggio, mese delle rose, è per Napoli sinonimo d'arte e di storia, grazie alle manifestazioni che da alcuni anni si svolgono alla riscoperta delle nostre ricchezze nascoste. E' ormai risaputa la difficoltà di entrare in certe chiese, oratorii o palazzi di notevole interesse, o perché chiusi, incustoditi, o perché, per alcune chiese, c'è solo il tempo per una frettolosa messa di mezz'ora la domenica. E' un peccato perché si perde la visione di molte opere d'arte tra cui alcune di grandissima bellezza.
E' perciò un miracolo che Napoli per alcuni fine settimana diventi una città accessibile grazie alla partecipazione ed alla collaborazione di tutte le istituzioni che aprono le porte di oltre 200 monumenti, la metà dei quali normalmente non visitatili per restauri, per abbandono o per mancanza di custodia.
Il "maggio dei monumenti", dopo aver costituito un rito prevalentemente dei napoletani, nelle ultime edizioni ha visto una grossa fetta di coloro che affollano chiese e palazzi, biblioteche e musei provenire dall'immenso hinterland cittadino. Persone civilissime che si accostano alle opere d'arte con avidità di conoscere e con rispetto reverenziale, segno evidente che la diseredata periferia non è una terra popolata da diavoli, come raccontavano alcuni viaggiatori del Settecento, parlando della plebe napoletana, bensì da gente che sente il bisogno di accostarsi alle "meraviglie" della capitale. Napoli ritorna dunque ad essere capitale nel senso proprio che nel passato le era riconosciuto dai "regnicoli", come somma dei valori di arte e di storia di cui essa é pregna.
Queste grandiose manifestazioni hanno permesso sull'onda del loro successo il restauro di molti monumenti d'arte ma è auspicabile che a ciò venga affiancato il recupero del piccolo edificio adiacente, spesso "sgarrupato". Ciò permetterebbe di migliorare la vivibilità del centro storico che a Napoli, città fittamente abitata da secoli, ha una delle maggiori estensioni del mondo. Il turismo, e con esso l'economia, potrebbe averne un enorme impulso.
Una città d'arte deve essere conosciuta principalmente dai suoi abitanti, quali devono viverne monumenti ed i palazzi più prestigiosi che conservano intatti i segni vitali della sua storia e della sua civiltà. Molti napoletani rinvengono così per la prima volta nelle testimonianze della città i segni sicuri della propria identità culturale, percorrendo itinerari tradizionalmente poco noti, riservati a studiosi ed a rari turisti stranieri. In questi giorni la Napoli città d'arte è in piena ebollizione dopo la "tre giorni" che ha visto il responsabile dei dicastero culturale del governo, l'affascinante ministra Melandri, inaugurare a getto continuo mostre, musei e manifestazioni artistiche di grande importanza.
I turisti finalmente sono giunti a frotte, ansiosi di conoscere della tanto decantata città, non solo gli splendidi panorami, ma anche il suo centro antico, ricco di tradizioni millenarie e di civiltà. Le visite guidate da un esperto, previste per il mese di maggio, sono già cominciate e le prossime avranno come meta i tesori del Banco di Napoli in mostra a Villa Pignatelli, il museo di Capodimonte, dove da poco si è riaperto dopo quasi vent'anni il secondo piano, dedicato alla pittura napoletana

dal Trecento al Settecento. la stando nostra su Mattia Preti e la città antica con le sue chiese, i suoi palazzi e i mille tesori nascosti da scoprire assieme.
Il cuore della città, punto di incontro di decumani e cardini, associa nei suoi vicoli chiese e bassi, palazzi maestosi e fondali tetri, che trasudano quel particolare freddo umido che sa di muffa proveniente dal sottosuolo.
Il decumano centrale, che conduce al cuore dell'antica città greca, parte dal conservatorio di San Pietro a Majella, sorto nel 1799 allorquando i quattro conservatorii napoletani allora esistenti furono raccolti in un solo istituto. Di fianco al tempio della musica si trova la chiesa omonima che possiede il più importante soffitto cassettonato di Napoli, opera di Mattia Preti, sul quale vi è in questi giorni a Capodimonte una grande mostra.
Il ciclo pittorico, uno dei più cospicui del Seicento europeo, consta di dieci grandi tele con scene della vita di Papa Celestino V nella navata e di Santa Caterina di Alessandria nel transetto. La vicenda di Papa Celestino V, che da umile eremita sui monti della Majella assurse al soglio pontificio, salvo poi a rinunciarvi disgustato dagli intrighi della curia, ènarrata con profondo compatimento e con iconografia originalissima: il Santo eremita tra le nevi incredulo all'annunzio della sua elezione da parte dell'angelo che irrompe da destra, mentre drammatico è viceversa nel pallore della morte il corpo esanime di Santa Caterina d'Alessandria, immolatasi per la fede.
Pochi passi più avanti si incontra la "Libreria Colonnese - Napoli" sede della omonima casa editrice fondata nel 1965 da Gaetano e dalla moglie Maria. Specializzata in volumi non reperibili sul mercato tradizionale, promuove inoltre iniziative culturali: mostre, dibattiti, presentazioni di libri, performances, visite guidate. Lo spirito che anima l'attività di Gaetano Colonnese e che si evince subito discutendo con lui e la moglie è di rinnovare il piacere del libro quale oggetto prodotto da un tipo di artigianato che si desidera preservare, contribuendo ad una maggiore diffusione della lettura per non arrendersi, del tutto, all'assalto elettronico delle immagini.
Colonnese è drastico nelle sue affermazioni: come le medicine combattono le malattie, i libri combattono l'ignoranza e le relative degenerazioni; ogni libreria che chiude diventa un varco per i barbari ed ogni libreria che apre sbarra loro la strada.

 

Libreria Antiquaria Colonnese
non vi è che l'imbarazzo della scelta


Di recente il battagliero libraio è stato al centro di una serrata discussione, che ha avuto eco anche sulla stampa cittadina, la quale ha dedicato ampio spazio ad una sua idea originale: creare l'abitudine, in occasione di festività contrassegnate dal dono di una bomboniera, di includere nella stessa un libro di piccole dimensioni, ma di alto contenuto come poesie d'amore o massime filosofiche.
Tra gli autori "beneficiari" di questa diffusione libraria ha dissentito Raffaele La Capria, autore del celebre volumetto su Nicolò Pesce, personaggio leggendario simbolo del desiderio inconscio del vincere la forza degli elementi. Egli ha ritenuto che in tal modo il libro viene declassato a merce né più nè meno che qualsiasi altro prodotto commerciale. Pur lasciando ai posteri l’ardua sentenza riteniamo che l’iniziativa sia da incoraggiare, perché tutto ciò che avvicina, anche se in maniera  anomala, un potenziale lettore al libro è degno di lode.
Di fronte al conservatorio vi è il negozio di Carlo Napolitano dove si vendono i più perfezionati pianoforti non solo di Napoli ma di tutta la Campania. Erede di una antica dinastia, il titolare ci parla delle profonde tradizioni musicali della città che ha visto all'opera tanti artigiani famosi in tutto il mondo nella produzione dei celebri mandolini, una lavorazione che è quasi scomparsa con la morte senza eredi degli ultimi "masti" attivi fino ad oltre novant'anni. Altre lavorazioni, fino ad alcuni anni fa molto diffuse ed oggi fortunatamente scomparse, erano quelle dei laboratori ricavati sotto il livello stradale, dove gli artigiani sembravano attaccati al lavoro come cozze allo scoglio. La ditta dei fratelli Setola negli anni passati lavorava in queste condizioni, mentre oggi è completamente industrializzata ed è specializzata in un settore macabro quanto necessario. Fornisce infatti bare alle ditte interessate al nostro ultimo viaggio ed alcune di queste "creazioni" sono veri e propri capolavori artigianali. Il motto dell'azienda potrebbe essere "perché vi ostinate a vivere quando con pochi soldi potreste aver un ottimo funerale?".
 
il sig Carlo Napolitano con il suo pianoforte preferito


Pochi passi e siamo di fronte alla "Scarabattola", laboratorio fondato nel 1996 dai fratelli Scuotto, scrigno in cui oltre alla produzione dei pastori, che resta prioritaria, si può ammirare tutto ciò che spiriti creativi, manipolando la materia, riescono a produrre. I due titolari, abilissimi creatori anche di “pulcinellerie", sulle quali preparano una mostra, intendono ripristinare la finezza plastica e coloristica del pezzo singolo inquadrata in un'impostazione scenografica e teatrale di ampio respiro. Grazie all'abilità ed all'entusiasmo dei fratelli Scuotto la "Scarabattola" si propone di divenire un punto di riferimento sia per il recupero di tradizioni artigianali secolari come quella del presepe e del pastore, sia un ambizioso catalizzatore di espressioni più moderne di un artigianato attuale che propone forme nuove.
 
'il pastoraro' capolavoro dei fratelli Scuoppo


  
interno della 'Scarabattola' dei fratelli Scuotto

 
Sotto i portici del palazzo D'Angiò è la sede di "Archimass", dell'architetto De Chiara, un'associazione nata nel 1985 che si propone la diffusione del design nel Mezzogiorno. Essa inoltre crea oggetti, gradevolmente colorati, soprattutto vasi, i quali si ricollegano alla tradizione dell'immaginario mediterraneo, che lentamente travasa nel patrimonio espressivo della scuola napoletana. L'architetto da anni ha fondato una scuola di ceramica con vari corsi di durata semestrale, frequentata da signore annoiate della buona società e da giovani che imparano un mestiere.
Presso il complesso di Santa Maria la Nova l'associazione ha organizzato per il "maggio dei monumenti" una grande mostra di design "Il sogno impossibile: oggetti e forme del desiderio". L'architetto De Chiara, fiero della sua realizzazione, ci confida che in un momento in cui Napoli pare riacquisire la sua coscienza civile è quanto mai opportuno proporre un'occasione che stimoli il dialogo delle idee e riaffermi la creatività napoletana.
 
estroso candelabro in terracotta
Arch. De Chiara


 
Fioriera 'octopus 2'
Arch De Chiara



Al centro dei decumano si trova piazza San Gaetano, la più antica della città, ove duemila  anni fa sorgevano i maggiori edifici pubblici ed i più ricercati negozi, come la profumeria "Licinia", frequentata dalle matrone più eleganti, mogli ed amanti dei potenti di allora.
La chiesa di San Paolo Maggiore fu costruita sulle rovine del tempio romano dei Dioscuri, il cui pronao con otto colonne, di cui oggi ne rimangono solo due, fu utilizzato da facciata.
Di fronte vi è la chiesa di San Lorenzo, unica testimonianza in Italia di gotico francese e a lungo la più nobile ed elegante della città, luogo di incontro fatale per Boccaccio che qui conobbe la sua Fiammetta della quale a lungo cantò nei suoi poemi. Di questa celebre chiesa, delle sue ricchezze e delle numerose leggende ad essa legate, parleremo più diffusamente a dicembre quando ci interesseremo di San Gregorio Armeno.
A piazza S. Gaetano ha sede l'associazione Napoli sotterranea, diretta dallo speleologo Enzo Albertini, che si propone il recupero del sottosuolo e la sua valorizzazione attraverso studi e visite guidate.
Oggi Napoli presenta, a fronte di una città visibile, una realtà sotterranea misteriosa ed affascinante. Da piazza S. Gaetano parte uno dei percorsi più interessanti che permette in un'ora e trenta minuti di percorrere le viscere palpitanti della città attraverso un'antico acquedotto romano.
Il nostro sottosuolo ha sempre ispirato curiosità ed interesse fra scrittori, studiosi e viaggiatori del passato. Dunque non è stato soltanto sofferente spazio di umili scavatori, né riparo per perseguitati, né esclusivamente fonte di materiale per l'edilizia povera o ricca, e neanche solo pietoso immenso deposito degli sterminati nelle ricorrenti pestilenze.
 
un ampio spazio del misterioso sottosuolo napoletano


Grande merito per il risvegliato interesse verso il nostro sottosuolo lo si deve ad Eleonora Puntillo, autrice del vendutissimo "Grotte e caverne di Napoli" ed a personaggi come il dott. Enzo Albertini, che si rammarica che tante cavità siano oggi non più raggiungibili perché ostruite da detriti scaricati abusivamente da pozzi, soffocandone così la possibilità di sfruttamento ed il loro enorme interesse storicoculturale.
Dove sorgeva l'antica profumeria Licinia oggi vi è una fabbrica e vendita al dettaglio di liquori derivanti da antiche ricette napoletane. "Limonè" è una cooperativa di giovani, tutti laureati, che senza attendere l'impiego piovuto dal cielo, rimboccatesi le maniche ed usufruendo degli aiuti regionali previsti per i giovani imprenditori, hanno creato un'attività che rende e li fa sentire realizzati.
 
 
la fabbrica di liquori 'Limonè'


La produzione va dal limoncello al finocchietto, al classico nocino, ai babà in crema di limoni, il tutto assemblato in contenitori variopinti dalle forme ellissoidali.
L'ambiente di lavoro è poco meno di un museo: si può ammirare un pozzo del quarto secolo ed un opus reticolatum appartenente all'attiguo tempio dei Dioscuri.
Il dott. Furia e la dott.ssa Colucci, animatori della cooperativa, si interessano anche dell'organizzazione, nei loro locali, di mostre fotografiche, di fumetti e di pittura, per permettere a giovani artisti di farsi conoscere ed apprezzare.
  

 

Il dr Furia offre ai visitatori un assaggio dei suoi prodotti


Se poi durante la passeggiata dovesse venire appetito, può provvedere facilmente la pizzeria De Matteo, presente sulla strada dal 1936, la quale, dotata di una friggitoria che sforna a getto continuo crocchè, panzarotti e paste cresciute, è in grado di offrire 50 diversi tipi di pizza, da asporto e da consumare sul posto.
Molte le ricette segrete e tra i clienti, oltre a studenti ed alla povera gente che fino a pochi anni fa pagavano dopo otto giorni, non mancano gli avventori illustri, come il presidente Clinton che trovò il tempo per gustare una "margherita" durante le riunioni a Napoli del G7.
Poco prima dell'incrocio del decumano con via Duomo vi è la piazza dei Girolamini con la chiesa omonima, nel cui interno vi è la famosissima controfacciata, dipinta da Luca Giordano, rappresentante la "Cacciata dei mercanti dal tempio". Durante i bombardamenti del 1943 vi furono gravissimi danni al soffitto ligneo ed alla cupola; il terremoto del 1980 ha fatto il resto, costringendo nei depositi della soprintendenza da quasi vent'anni capolavori di Solimena, Cavallino, Guido Reni e tanti altri. Nella piazza v'è la casa dove Giovan Battista Vico visse felicemente con la sua moglie analfabeta ed il palazzo che fu a lungo sede dell'Accademia degli Oziosi.
Dopo l'incrocio con via Duomo, il decumano, prima di giungere al Tribunale, assume l'aspetto di una bolgia infernale, il degrado ambientale supera i livelli di guardia, le botteghe artigianali sono del tutto assenti. E' un continuum di parrucchieri, salumerie, banchi lotto, intramezzati da spazzatura, contrabbandieri, extracomunitari, spacciatori di droga ed affini. L'ultimo avamposto di civiltà è costituito dalle poche suore di Madre Teresa di Calcutta, che a vico dei Panettieri gestiscosno una mensa che fornisce centinaia di pasti caldi ogni giorno ai diseredati della città.
L'attività caritatevole è portata avanti da suore provenienti dall'Africa e dall'Asia, dirette da un'energica sorella svedese, animate da una forza sovraumana, sostenute dallo Spirito Santo ed aiutate dal cuore dei napoletani che offrono derrate alimentari. Sarebbe bello che la passeggiata al decumano si concludesse con una visita a questo antico chiostro, tempio dell'amore e della fratellanza ed un aiuto materiale a queste coraggiose suore non sarebbe certo sgradito.


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