martedì 18 febbraio 2014

L’amore come una droga



La risonanza magnetica dimostra che innamoramento e stupefacenti attivano le stesse aree celebrali, un recente manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali non include l’amore tra le dipendenze, un errore molto grave perché la passione risponde a tutte le caratteristiche, sia in termini di modelli di comportamento che di meccanismi celebrali. E si tratta fortunatamente di una dipendenza positiva.
Scienziati e profani hanno a lungo considerato l'amore romantico come un elemento soprannaturale o un'invenzione sociale dei Trovatori nella Francia del dodicesimo secolo. Ma canzoni d'amore, poesie, racconti, opere, balletti, romanzi, miti e leggende, filtri d'amore, suicidi e omicidi per amore si riscontrano in più di duecento società nell'arco di più di mille anni a dimostrazione che in tutto il mondo uomini e donne si struggono per amore, vivono per amore, uccidono per amore e muoiono per amore.
L'amore romantico umano, noto anche come passione amorosa o «innamoramento», è considerato una caratteristica universale dell'uomo. Inoltre l'innamoramento ha tutti i sintomi della dipendenza. Anzitutto l'innamorato è concentrato allo spasimo sulla sua droga preferita: l'oggetto del suo amore. Il pensiero di lui o di lei è ossessivo (pensiero intrusivo) e spesso l'innamorato prova una spinta compulsiva a telefonare, scrivere, o presentarsi all'improvviso, per non perdere il contatto. Di massima importanza in questo tipo di esperienza è la forte motivazione a conquistare la persona amata, un po' come il tossicodipendente è fissato sulla sua droga. In preda alla passione gli innamorati inoltre distorcono la realtà, cambiano priorità e abitudini per adeguarsi ai loro amati, subiscono cambiamenti di personalità (turbe affettive) e talvolta adottano comportamenti inappropriati o rischiosi per far colpo sullo speciale «altro». Molti sono disposti a sacrificarsi, persino a morire per «lui» o per «lei». L'innamorato brama anche l'unione sentimentale e fisica con l'amato (dipendenza). E come il tossicodipendente soffre quando non riesce a procurarsi la droga, l'innamorato soffre quando è lontano dalla persona amata (ansia da separazione). Le difficoltà e le barriere sociali non fanno che intensificare il desiderio (fascino dell'ostacolo). In effetti gli innamorati mostrano tutte e quattro le caratteristiche fondamentali della dipendenza: intenso desiderio, tolleranza, astinenza e ricaduta. Provano una «scarica» di euforia quando sono assieme alla persona amata (effetto inebriante). Nel momento in cui si crea la tolleranza l'innamorato cerca di interagire sempre più con la persona amata (intensificazione). Se l'amato pone fine alla relazione l'innamorato manifesta sintomi di astinenza da stupefacenti, come ribellione, crisi di pianto,letargia, ansia, insonnia o ipersonnia, perdita di appetito o bulimia, irritabilità e solitudine. Gli innamorati, come i tossicodipendenti, spesso giungono a comportamenti estremi, talvolta degradanti o pericolosi, pur di riconquistare la persona amata. E hanno ricadute, proprio come i tossicodipendenti: dopo molto tempo dalla fine della relazione, avvenimenti, persone, luoghi, canzoni o altri elementi esterni associati alla persona amata possono scatenare ricordi e rinnovare il desiderio.
Forse però, delle numerose indicazioni che portano ad annoverare l'amore romantico tra le dipendenze, la più convincente viene dal numero crescente di dati forniti dalle neuroscienze. Utilizzando la risonanza magnetica per immagini (Mri), vari ricercatori hanno dimostrato che le sensazioni legate a un forte innamoramento attivano aree del «sistema di gratificazione cerebrale», in particolare le vie dopaminergiche associate a energia, concentrazione, motivazione, estasi, disperazione e desiderio, comprese le aree primarie associate alle dipendenze da stupefacenti e non. Effettivamente il nostro gruppo di ricerca ha individuato negli innamorati respinti l'attivazione del nucleus accumbens - l'area del cervello associata a tutte le dipendenze. Inoltre altri recentissimi dati della ricerca (non ancora pubblicati) indicano l'esistenza di correlazioni tra l'attivazione del nucleus accumbens e la passione romantica tra persone felicemente innamorate. Il premio Nobel Eric Kandel ha dichiarato di recente: «Gli studi sull'attività cerebrale ci sveleranno infine l'essenza dell'umanità». In base alle attuali conoscenze la neuroscienziata Lucy Brown, utilizzando la risonanza magnetica, sostiene che l'amore romantico è una dipendenza naturale; io ribadisco che questa dipendenza naturale, per evoluzione dagli antenati mammiferi, si è affermata tra i primi ominidi circa 4,4 milioni di anni fa, in associazione all'evoluzione della monogamia (seriale, sociale) - caratteristica della specie umana. Lo scopo era motivare i nostri predecessori a concentrare la fase di accoppiamento e l'energia metabolica su un solo partner alla volta, dando vita a un vincolo di coppia per allevare i piccoli (quanto meno nell'infanzia) assieme, in squadra.
Quanto prima accetteremo le indicazioni che ci vengono dalla scienza, e ne useremo i dati per adeguare il concetto di dipendenza, tanto più saremo in grado di conoscere noi stessi e i miliardi di altri individui di questo pianeta che si crogiolano nell'estasi e lottano con le pene che derivano da questa dipendenza potentissima, naturale, spesso positiva: l'amore romantico.
Possiamo benevolmente concludere che l’amore è un droga, ma guai se l’umanità non fosse «tossica».

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