Due anni fa, attraverso una lettera aperta che venne pubblicata dai principali quotidiani del Paese, chiesi al ministro della Giustizia di valutare l’opportunità di impiantare Skype nei penitenziari. Privatamente mi fu risposto che l’idea era interessante e che sarebbe stata valutata da un’apposita commissione. Con una punta di orgoglio posso segnalare che a Rebibbia, da un mese è entrato in funzione un servizio invio-ricezione mail ed a giorni (1° carcere in Italia) funzionerà Skype, che permetterà soprattutto ai detenuti stranieri, di rimanere in contatto visivo con le proprie famiglie, che non vedono da anni. Il conforto dei propri cari è l’unico sistema che conosco per combattere solitudine, malinconia, sofferenza nostalgia. Per fortuna ci si è accorti che non viviamo nell’Ottocento, ma nel 21° secolo. Deo gratias.
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