Intorno al 13° secolo vi fu una fioritura di leggende tra cui la più diffusa fu la saga di re Artù e dei cavalieri della tavola rotonda nella quale si parla anche della storia amorosa di Lancillotto e Ginevra su cui ritorneremo più diffusamente, moglie del re, che, in punto di morte la perdonò per la sua scappatella ed affidò il regno allo stesso Lancillotto.
La storia di Tristano ed Isotta è completamente diversa, non solo nel finale tragico ma soprattutto nel suo svolgimento e nel tipo di amore che lega i due protagonisti; infatti Lancillotto e Ginevra, pur amandosi intensamente amavano anche gli altri, mentre Tristano ed Isotta vivono in uno spazio fuori dall’esterno e non si interessano degli altri nei castelli dei grandi feudatari.
La loro passione scoccò durante il viaggio dall’Irlanda alla Cornovaglia, come una tempesta in sintonia con tuoni e fulmini che accompagnarono il trasferimento. Il primo a raccontare la loro storia fu Straburg, in un periodo in cui la letteratura europea era dominata dalla poesia dei trovatori, che tessevano le lodi dell’amore “cortese”, non nel senso di gentile, bensì perche si svolgeva nelle corti dei principi e nei castelli dei grandi feudatari. I menestrelli frequentavano i saloni della nobiltà, mentre gli studenti allietavano le aule severe delle università tra una lezione e l’altra. Erano giovani ed entusiasti della vita, si accompagnavano con flauti e liuti, e si emozionavano nella descrizione di coraggio e d’avventure condite da gelosia e vendette. Erano storie d’amore tra cavalieri e belle dame, spesso ambientate in Provenza e si mescolavano senza problemi, alle leggende di Roncisvalle e Les chansons de geste, con l’esaltazione delle crociate e delle battaglie contro i Mori, sacro e profano, mescolati bene come nella saga dei Nibelunghi, popolata da fate, streghe, elfi, folletti, esseri sovrannaturali, sulla cui esistenza, masse di contadini avrebbero giurato.
L’amore tra Tristano ed Isotta è assoluto esclude gli altri ed il mondo e precorre quello che sarà secoli dopo, il tema dominante del Romanticismo, che sfocerà nell’ideale e nel termine di amore romantico, distinto da tutte le altre denominazioni. Un sentimento che esclude e non si interessa dell’aldilà, ma solo e soltanto dell’aldiquà, da cui l’ostilità della Chiesa con il consueto corteo di processi e scomuniche.
Le gerarchie ecclesiastiche avevano i loro tribunali e vietavano il cosiddetto giudizio di Dio, al quale ricorrevano i Signori Feudali, con l’illusione di riuscire a raggiungere la verità.
La cerimonia avveniva davanti al popolo radunato nella piazza principale della città ed era costituita da una lamina di ferro incandescente, che l’imputato, dopo aver giurato, doveva stringere nelle mani. Se avesse provocato una piaga, era una prova lampante di colpevolezza, se la mano rimaneva integra, il giudicato veniva liberato e visto da tutti con rispetto.
Isotta accusata di aver tradito il marito Re Marke, viene sottoposta a questa improba prova e ne esce indenne, perché aveva pregato Gesù Cristo in persona di aiutarla e questo atto di misericordia, miracolosamente viene concesso. Nel frattempo Tristano sta morendo e dal poema si passa alla musica, perché Wagner dedicò al dramma amoroso di Tristano ed Isotta una delle più alte espressioni del Romanticismo dell’Ottocento. Le parole del libretto affermano in materia perentoria, il concetto di assoluta compenetrazione tra i due amanti, ma solo la musica riesce a rendere la fusione di due anime e due corpi in uno soltanto, grazie agli archi, ai fiati ed alla percussione dei tamburi, che esaltano le ondate di passione giunte al parossismo, mentre tacciono quando subentra la dolcezza e l’oblio di un sonno senza sogni ed allora sono gli archi che sussurrano alle due anime strette in un abbraccio senza fine.
Il racconto diventa tragedia allorché Tristano muore ed Isotta, giunge sul posto con la nave, seguita da Marke che la ha perdonata e vuole che sua moglie si ricongiunga col suo amante, ma lei si getta sul suo corpo sanguinante ed implora la morte di ghermirla, perché solo lei potrà riunirli,sopravvivere sarebbe inconcepibile. Rimarrà a farli rivivere nella memoria dei posteri, la leggenda del loro amore che presto si trasforma in un mito, in grado di esaltare la pienezza della coppia come totale identificazione di due anime in un corpo senza alcun interesse verso il mondo circostante, due specularità ad incastro con la convessità dell’uno che si incastra alla perfezione solo e soltanto con la concavità dell’altro.
La storia di Tristano ed Isotta è completamente diversa, non solo nel finale tragico ma soprattutto nel suo svolgimento e nel tipo di amore che lega i due protagonisti; infatti Lancillotto e Ginevra, pur amandosi intensamente amavano anche gli altri, mentre Tristano ed Isotta vivono in uno spazio fuori dall’esterno e non si interessano degli altri nei castelli dei grandi feudatari.
La loro passione scoccò durante il viaggio dall’Irlanda alla Cornovaglia, come una tempesta in sintonia con tuoni e fulmini che accompagnarono il trasferimento. Il primo a raccontare la loro storia fu Straburg, in un periodo in cui la letteratura europea era dominata dalla poesia dei trovatori, che tessevano le lodi dell’amore “cortese”, non nel senso di gentile, bensì perche si svolgeva nelle corti dei principi e nei castelli dei grandi feudatari. I menestrelli frequentavano i saloni della nobiltà, mentre gli studenti allietavano le aule severe delle università tra una lezione e l’altra. Erano giovani ed entusiasti della vita, si accompagnavano con flauti e liuti, e si emozionavano nella descrizione di coraggio e d’avventure condite da gelosia e vendette. Erano storie d’amore tra cavalieri e belle dame, spesso ambientate in Provenza e si mescolavano senza problemi, alle leggende di Roncisvalle e Les chansons de geste, con l’esaltazione delle crociate e delle battaglie contro i Mori, sacro e profano, mescolati bene come nella saga dei Nibelunghi, popolata da fate, streghe, elfi, folletti, esseri sovrannaturali, sulla cui esistenza, masse di contadini avrebbero giurato.
L’amore tra Tristano ed Isotta è assoluto esclude gli altri ed il mondo e precorre quello che sarà secoli dopo, il tema dominante del Romanticismo, che sfocerà nell’ideale e nel termine di amore romantico, distinto da tutte le altre denominazioni. Un sentimento che esclude e non si interessa dell’aldilà, ma solo e soltanto dell’aldiquà, da cui l’ostilità della Chiesa con il consueto corteo di processi e scomuniche.
Le gerarchie ecclesiastiche avevano i loro tribunali e vietavano il cosiddetto giudizio di Dio, al quale ricorrevano i Signori Feudali, con l’illusione di riuscire a raggiungere la verità.
La cerimonia avveniva davanti al popolo radunato nella piazza principale della città ed era costituita da una lamina di ferro incandescente, che l’imputato, dopo aver giurato, doveva stringere nelle mani. Se avesse provocato una piaga, era una prova lampante di colpevolezza, se la mano rimaneva integra, il giudicato veniva liberato e visto da tutti con rispetto.
Isotta accusata di aver tradito il marito Re Marke, viene sottoposta a questa improba prova e ne esce indenne, perché aveva pregato Gesù Cristo in persona di aiutarla e questo atto di misericordia, miracolosamente viene concesso. Nel frattempo Tristano sta morendo e dal poema si passa alla musica, perché Wagner dedicò al dramma amoroso di Tristano ed Isotta una delle più alte espressioni del Romanticismo dell’Ottocento. Le parole del libretto affermano in materia perentoria, il concetto di assoluta compenetrazione tra i due amanti, ma solo la musica riesce a rendere la fusione di due anime e due corpi in uno soltanto, grazie agli archi, ai fiati ed alla percussione dei tamburi, che esaltano le ondate di passione giunte al parossismo, mentre tacciono quando subentra la dolcezza e l’oblio di un sonno senza sogni ed allora sono gli archi che sussurrano alle due anime strette in un abbraccio senza fine.
Il racconto diventa tragedia allorché Tristano muore ed Isotta, giunge sul posto con la nave, seguita da Marke che la ha perdonata e vuole che sua moglie si ricongiunga col suo amante, ma lei si getta sul suo corpo sanguinante ed implora la morte di ghermirla, perché solo lei potrà riunirli,sopravvivere sarebbe inconcepibile. Rimarrà a farli rivivere nella memoria dei posteri, la leggenda del loro amore che presto si trasforma in un mito, in grado di esaltare la pienezza della coppia come totale identificazione di due anime in un corpo senza alcun interesse verso il mondo circostante, due specularità ad incastro con la convessità dell’uno che si incastra alla perfezione solo e soltanto con la concavità dell’altro.
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