Silvana Fucito |
Silvana Fucito, nata a Napoli nel 1950, è una piccola imprenditrice, ma si staglia come una figura gigantesca nella lotta alla camorra, divenendo un personaggio degno di comparire sulla copertina del Times, ed ottenendo nel 2007 il titolo di cavaliere del lavoro.
«Quando gli emissari della camorra si fecero avanti, imponendole di pagare il pizzo, invitandola a piegarsi come facevano tutti gli altri, lei ebbe la forza di dire no. E quando le incendiarono il negozio di vernici a San Giovanni a Teduccio, periferia Est di Napoli, e le fiamme costrinsero tutti gli inquilini ad abbandonare il palazzo, Silvana decise che bisognava uscire dall'ombra, occorreva denunciare, ribellarsi, convincere gli altri a reagire. Con questo obiettivo ha fondato l’"Associazione antiracket San Giovanni per la legalità" e da allora vive scortata, ma non si sente più sola. Ha fatto il suo dovere in tribunale - con a fianco, alla prima udienza, il sindaco Rosa Russo Jervolino - determinando la condanna dei suoi persecutori, è andata nelle scuole a parlare di legalità, si è presentata in tv a raccontare che la - camorra si può sconfiggere. Un esempio raro in una realtà, come quella di Napoli, dove la paura cuce la bocche. Tanto che il settimanale statunitense "Time magazine" la inserì nell'elenco dei 37 eroi europei: "Trentasette persone straordinarie che illuminano e ispirano, preservano e provocano. Affrontano sfide che gli altri spesso preferiscono evitare, ricordando a tutti quanto una sola persona, persino di fronte alle avversità, possa fare"»
Tanti asseriscono che la camorra va combattuta in sede politica, altri chiedono massicce operazioni di polizia, ma senza il coraggio dei cittadini non si ottiene nessun risultato.
Ci vogliono tante Silvana Fucito, la cui storia è stata raccontata nella miniserie “Il coraggio di Angela” andata in onda su Rai Uno il 17 e 18 marzo 2008. Con Il suo esempio, che nasce dall’esempio delle Madri Coraggio dei Quartieri Spagnoli, le quali negli anni Ottanta si battevano contro la droga e vennero ricevute dal presidente Pertini, si sono attivate altre donne ribelli e vincenti.
«Sono Sofia Ciriello, imprenditrice di Ercolano e titolare di un panificio. Avevo aperto la mia attività da circa un anno quando nell'ottobre 2009 si presentarono sei persone con chiaro atteggiamento minaccioso e totalmente incuranti della presenza dei clienti mi chiesero di mettermi a posto coni pagamenti. Mi ordinarono un versamento immediato di 5.000 euro e altri 500 da pagare mensilmente. Ricordo le loro gelide parole: "Qui pagano tutti e anche tu lo devi fare". lo ebbi un moto di rabbia: non avrei mai pagato. Si ripresentarono il giorno dopo. Mi puntarono la pistola e mi intimarono di pagare. Continuai a lavorare come sempre, sette giorni su sette. Dopo dieci giorni, era il 1O novembre, il mio panificio saltò in aria. non mi arresi. Andai dai carabinieri e identificai i delinquenti. In caserma trovai una famiglia, furono loro a mettermi in contatto con l'associazione antiracket di Tano Grasso. Non potrò mai dimenticare la solidarietà che mi è stata data da loro, dalle istituzioni, dallo Stato. In soli quattro giorni, lavorando giorno e notte con l'aiuto di tutti, riaprii l'attività. I miei estorsori sono stati arrestati. Volevano distruggermi economicamente e psicologicamente. Hanno perso su tutti i fronti».
È una delle storie raccolte dal commissario straordinario antiusura del Viminale Elisabetta Belgiomo. Storie di donne coraggiose che hanno avuto la meglio sui delinquenti. Donne che si sono ribellate alla criminalità e ce l’hanno fatta.
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