lunedì 22 luglio 2013

Uno scrittore noir da bestseller

Maurizio De Giovanni


Da alcuni anni si sta imponendo prepotentemente all’attenzione della critica e del pubblico che corre ad acquistare i suoi romanzi Maurizio De Giovanni, uno scrittore nato per caso in ritardo, a 48 anni, funzionario di banca; il quale candidamente dichiara di non avere molto talento, ma tante storie da raccontare. Lo scrittore al quale si ispira è  l’americano Ed McBain, il creatore del mitico 87° distretto, che nel 1956 inventò il “Police Procedural”, una saga con personaggi presi dalla strada ed indagini parallele che si intrecciano. Nei romanzi di De Giovanni, rigorosamente ambientati a Napoli, non si parla mai di camorra, come se il fenomeno non esistesse, un po’ come il “Commissario Montalbano” di Camilleri, che nei suoi noir ambientati in Sicilia, non ci fa mai incontrare boss, cosche e padrini, al punto che qualche critico ha accusato l’anziano autore di manifesta omertà.
Ci vuole un bel coraggio. Non solo a parlare della Napoli di oggi considerando la camorra un arnese astruso, ma anche ad abbandonare una serie collaudata (il poliziotto Ricciardi e le sue sei storie nella Napoli anni Venti) per lanciare una saga tutta nuova. Maurizio De Giovanni lo ha fatto, scavando in un solo precedente, quell'ispettore Giuseppe Lojacono detto Il cinese che, nel 2012, era venuto a capo del complicato caso del Coccodrillo.
L’ultimo libro di De Giovanni è “I bastardi di Pizzofalcone”. Pizzofalcone è un commissariato composto dagli scarti degli altri distretti, dopo essere stato azzerato per via di un traffico di cocaina gestito dai suoi stessi poliziotti. Attorno a Lojacono (che va in trance come un monaco tibetano, quando si avvicina alla verità) ruotano il nuovo commissario Palma (divorziato, dorme in ufficio), la vice sovrintendente Calabrese (figlio portatore di handicap e ammalata di asfissia familiare), Alex Di Nardo (lesbica e fuori di testa per le armi), Romano detto Hulk (rischia sempre di strangolare i criminali ma poi picchia anche la moglie), Marco Aragona (agente "politicamente scorretto", per essere raccomandato e pregiudizialmente colpevolista nei confronti degli immigrati), Giorgio Pisanelli (urina sangue per cancro alla prostata e cerca il colpevole di finti suicidi di anziani).
E l'assenza della camorra? Spiega De Giovanni: «La camorra è una macchina. Chi si diverte a sapere come funziona una macchina? Napoli è invece un enorme territorio narrativo. La sua concentricità la rende una New York, una Marsiglia, una Milano, una Atene, all'ennesima potenza. Qui ci sono città diverse a un metro di distanza. Prendiamo la zona di Toledo: da una parte la ricchezza e l'alta moda, dall'altra un mondo del tutto differente. Ogni quartiere della città ha il suo doppio oscuro». 
Contrasti, passioni, scintille. Le ruote delle tante Napoli stridono tra loro e grondano emozioni. «Intendiamoci: non voglio affatto sottovalutare la camorra. La camorra è un tumore. Roberto Saviano è stato straordinario. Ha portato sui comodini degli italiani un fenomeno che gli italiani non volevano vedere. Ma la camorra è diventata un alibi. Le montagne di spazzatura in strada, le tasse evase, gli scippi, ci sarebbero a prescindere. La camorra è diventata l'uomo nero. Ha la colpa di tutto, è l'alibi per giustificare come siamo diventati».
Quel poliziotto di De Giovanni ha dentro tanta violenza da voler strangolare i delinquenti. Proprio come tante volte vorremmo fare noi. Ma quando picchia la moglie finisce per incontrare il suo mostro. E lei, dopo avergli lasciato una lettera struggente, andrà via di casa, non per il pugno ricevuto o l'ematoma sul viso, ma perché adesso ha e avrà sempre paura. Paura di lui. 
C'è un altro personaggio, una bellissima ragazzina "venduta" dalla famiglia a un ricco archistar, che la tiene segregata pur di possederla. Chi sia la vittima e chi il carnefice, alla fine, diventa una altalena in cui bene e male si confondono. Come nella realtà. «Una scala di valori è stata distrutta e destrutturata, vittima e carnefice si scambiano i ruoli, la bellezza si è trasformata in arma sociale. Si può chiamare "effetto olgettine" oppure in altro modo. Resta il fatto che il fenomeno si è diffuso a macchia d'olio».
«Io ho la fortuna narrativa di vivere a Napoli. Da un punto di vista sociale è problematico. Ma da punto di vista creativo, no. Non mi vergogno a scrivere di "genere". Scrivo dell'odio. E l'odio è una invenzione dell'amore. La gelosia, l'ossessione, l'odio: lo stesso fiume dell'amore, soltanto preso più a valle».
E poi ci sono le fonti. Per De Giovanni sono fonti doc. Il questore di Napoli, Luigi Merolla, è suo lettore e consigliere. E con lui altri tre poliziotti veri (Fabiola Mancone, Valeria Moffa, Luigi Bonagura). Infine, ci sono i Corpi Freddi, i tremila appassionati di noir del sito Anubi. Ogni anno li incontra al festival di Mantova. Lo hanno premiato tre volte consecutive per il miglior romanzo. Quest'anno gli racconterà come vuole continuare la saga dei suoi “Bastardi di Pizzofalcone”. 
Uno scrittore di successo il quale, ne siamo certi, allargherà nel tempo la platea dei suoi lettori, coinvolgendo nelle sue trame intricate giovani ed anziani, alla ricerca della dura realtà, trasformata in prosa.

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