sabato 20 luglio 2013

Scrittori in gabbia un genere letterario




Mentre il governo con il recente decreto legge “Sfolla Carceri” ha platealmente preso per i fondelli le aspettative dei detenuti, da tempo vanno di moda i libri scritti da ospiti dello Stato, hai quali i mass media dedicano una notevole attenzione, a partire da “Il Candore delle cornacchie” di Salvatore Cuffaro, ex presidente della Regione Sicilia, che in pochi mesi ha venduto 40.000 copie ed è stato anche candidato al Premio Strega, fino a last but not least “Non mi avrai mai” di Gaetano di Vaio, il quale racconta lo spaccio, gli scippi, le rapine, la camorra e gli anni trascorsi nell’inferno di Poggioreale.
Il protagonista del romanzo autobiografico è uno scugnizzo cresciuto nel degrado di Scampia, tra lo squallore delle vele, una vergognosa espressione di una modernità frutto di un teorema antropologico che riduce l’uomo a bestia.
Inizia a rubare a nove anni, poi il cursus honorum: scippatore, rapinatore, per finire responsabile di una piazza di spaccio da 3.000 dosi al giorno.
Naturalmente la sua carriera lo porta nell’Alcatraz napoletano, dove avviene il miracolo, perché egli riesce ad incanalare rabbia e frustrazione nello studio e nella lettura.
È testimone di tanti episodi tragici, che trasforma in epica, e a differenza di tanti altri libri in chiave vesuviana, l’autore utilizza una fantasia ed una abilità descrittiva tali da creare una polifonia con le voci dei tanti personaggi perfettamente delineati, i quali acquistano agli occhi del lettore una consistenza corporea come se stesse assistendo ad un film, un kolossal alla Sergio Leone, che potrebbe intitolarsi tranquillamente “cera una volta a Napoli”.
Per rimanere nel tema vogliamo segnalare l’imminente ciclo di presentazioni di libri scritti da reclusi che si terrà nella mitica biblioteca Papillon di Rebibbia.
Si partirà con le “Favole da Rebibbia” del sottoscritto, si proseguirà con “Il candore delle cornacchie” e poi sarà il turno di pasquale Gissi autore di “Cronistoria di un amore folle”.


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