sabato 21 marzo 2020

Ricordi dimenticati ed aggiunte autobiografiche

fig.1 - Ospiti a tavola


Nel mese di giugno del 2017, al compimento dei miei primi 70 anni, oltre ad una serie di feste in cui invitai amici e parenti (fig.1–2) l'uscita della mia autobiografia, fu coronata da un grande successo con l'esaurimento in poche settimane di tutti i libri stampati. Oltre alle presentazioni ufficiali, vi furono, nei saloni della mia villa posillipina, una serie di incontri "per categoria", in primis con i vecchi compagni di scuola, a cui seguirono gli scacchisti, i medici ed infine gli antichi frequentatori de Il Fico, il leggendario night, da me fondato nel lontano 1966.
Tutti i partecipanti avevano già letto con attenzione il libro che narrava le mie gesta, alcuni nel formato cartaceo, gli altri, la maggioranza (amante del risparmio, per non dire i morti di fame) sul web, ove è a disposizione di tutti digitando il link
http://achillecontedilavian.blogspot.it/p/prolegomeni-per-una-futura.html
Molti mi segnalarono delle omissioni e mi invitarono a provvedere, rammentando episodi più o meno importanti del mio percorso terreno.
Per accontentarli e soprattutto per amore della verità, ho aggiunto nel tempo una serie di capitoli con relative foto, ma da mesi non avevo inserito altre avventure, di cui scriverò ora  per la gioia dei lettori e per permettere ai posteri di giudicarmi con cognizione di causa.
Parto da un ricordo partorito da un messaggio inviatomi da un vecchio compagno di liceo, illustre architetto, da tempo residente a Roma
Ciao Achille,
leggo con interesse e ammirazione le tue documentatissime "schede" riguardanti le mete delle tue visite guidate.
Nutro anche una certa invidia per l'evidente quantità di tempo che hai a disposizione per prepararle.
Se vado indietro nel tempo di circa mezzo secolo, devo constatare che sei passato da un interesse scientifico - anzi missilistico; vedi la fondazione dell' ICARM (Istituto Centrale Autonomo per le Ricerche Missilistiche) - ad uno storico/ artistico, che coltivi con passione.
Mi piacerebbe partecipare a una visita, magari a un monumento studiato ai tempi della facoltà di architettura e chissà se non riuscirò un giorno a sorprenderti.
Oltretutto, con questo tuo impegno hai eretto un solido baluardo contro... l'Alzheimer!
Ad majora. 
Julian Vertefeuille (fig.3)

fig. 2 - Foto con parenti più stretti


fig. 3 - Julien Vertefeuille


Lentamente cominciano ad affiorare i ricordi: erano gli anni dello Sputnik (fig.4), di Laika (fig.5), il primo essere vivente a fare una passeggiata nello spazio, di Yuri Gagarin, il primo astronauta.
Volevo anche io lanciare il mio missile. Fondai un'associazione di simpatizzanti, quella ricordata dall'amico Juliaen, e cominciai a lavorare approntando l'ogiva di legno compensato che, con un paziente lavoro con la carta vetrata, assunse una forma slanciata in grado di perforare il cielo.
Il corpo del missile era un tubo di metallo, dal diametro di 10 centimetri, lungo circa un metro, alla base del quale feci approntare da un fabbro una filettatura per agganciare la parte contenente il propellente a base di nitroglicerina, che faticai non poco a procurarmi.
Come base di lancio sfruttammo la spiaggia di Licola adiacente alla zona militare all'epoca controllata dalla Nato. Ci ponemmo in un cespuglio posto a 50 metri dalla rampa di lancio e dopo un'emozionante conta alla rovescia diedi il contatto ad un pulsante collegato ad un lungo filo che terminava con una filettatura elettrica ricavata da una vecchia stufa che, riscaldandosi, diede l'incipit al propellente di mettere in moto il missile, il quale partì vigoroso tra lo scrosciare degli applausi dei miei compagni di avventura e dopo aver raggiunto un'altitudine di circa un chilometro, ridiscese verso il basso e cadde a mare a pochi metri dalla spiaggia, circostanza che ci permise di recuperarlo. Eravamo tutti felici e molti di noi affermammo che il nostro futuro era non sulla terra, ma nel cielo.
Passiamo ora, rimanendo in età giovanile, ad eventi sportivi, ricordando che nel 1964 ho vinto il campionato regionale studentesco a squadre di corsa campestre, che si svolse nella splendida cornice del bosco di Capodimonte.
In contemporanea praticavo lotta libera nella Virtus Partenope e pallacanestro nell'Oriens Napoli, che giocava in serie B e nella squadra del mio liceo, il glorioso Mercalli, che per anni ha dominato nel campionato studentesco. Nonostante fossimo i più forti con 2 giocatori che erano stati convocati alcune volte, anche se come riserve, in nazionale, quando incontrammo la squadra della Forrest Scherman School, il liceo americano, che all'epoca aveva sede vicino all'ospedale Fatebenefratelli, fummo sonoramente sconfitti tra i fischi ed i pernacchi del folto pubblico.
Rimanendo in campo sportivo voglio precisare che per 2 anni ho praticato lotta libera in una palestra sita al 2° piano dell'università in via Mezzocannone ed in seguito ho utilizzato per anni quanto imparato unicamente per dirimere questioni, come candidamente confessai a Mike durante la mia partecipazione a Rischiatutto (fig.6), che consiglio a tutti di rivedere (vi scompiscerete dalle risate) digitando il link
https://www.youtube.com/watch?v=vwnqj9Klw7s

fig. 4 - Sputnik

fig. 5 - Laika

fig. 6 - Partecipazione Rischiatutto

Sempre in tema di sport, gli scacchi per quanto sono il re dei giochi ed il gioco dei re, fanno parte del Coni, passiamo ora ad un ricordo a 64 caselle, che mi fu acceso l'anno scorso in occasione dell'uscita trionfale del mio libro Achille maestro di scacchi (fig.7), consultabile in rete digitandone il titolo, di cui ne stampai 400 copie a colori, che ho generosamente regalato soprattutto alle vecchie glorie del nobile cimento. Più di un giocatore mi ha contattato dopo aver letto avidamente il volume, chiedendomi come mai avessi dedicato un esaustivo capitolo al celebre festival internazionale svoltosi nella mia villa di Ischia dal 2000 al 2006 (fig.8), ma non avessi nemmeno accennato al torneo giocato nella mia villa posillipina nel 1984.
 Un'altra grave  dimenticanza che voglio colmare è costituita dal non aver citato le 2 volte che mia moglie Elvira, prima che nascesse l'astro invincibile di Maria De Rosa, ha conquistato il titolo di campionessa regionale di scacchi, acquisendo il diritto a partecipare al campionato nazionale individuale, dove ottenne un lusinghiero piazzamento (fig.9).
Per la descrizione del Gran Prinx che si svolse nel 1984 nei vasti quanto accoglienti saloni della mia villa posillipina mi sono servito della ferrea memoria di mio nipote Mario che, a 17 anni, gareggiò nella categoria esordienti, ottenendo il 1° posto.
Diresse la competizione il compianto arbitro internazionale Pappaianni, tra i concorrenti gli illustri maestri Mario Cocozza e Giacomo Vallifuoco, che da poco si erano classificati 2° e 4° al campionato nazionale, la buon'anima di Renato Miale ed altri 20 sfidanti che alternarono battaglie sulla scacchiera a gustare prelibatezze del palato offerte con generosità dalla padrona di casa e servite dalla mia efficiente servitù. Tra i partecipanti più scarsi voglio ricordare i fratelli Angelo e Duccio Tarallo, all'epoca ricchi imprenditori e con i quali ci vedevamo spesso, organizzando gite favolose, come quella a Pila nel villaggio Valtur (fig.10), che costituirà il fulcro della prossima ricordanza. 

fig. 7 -  Copertina

fig. 8 - Torneo Ischia

fig. 9 - Elvira durante il campionato nazionale

fig. 10 - Villaggio  Valtur d Pilai

Siamo sul finire degli anni Ottanta, prendiamo l'aereo per Milano, dove ci attende un pullman che ci porterà fino al villaggio.21 i passeggeri  a bordo, la famiglia della Ragione, 5 membri, la famiglia Tarallo al completo: 2 padri, 2 madri, 4 figli ed una nonna ed altri 7 amici. Durante il viaggio con un autista spericolato ricordo che Angelo Tarallo mormorò: se cadiamo in un burrone i nostri averi andranno allo Stato, perché non abbiamo lasciato parenti entro il 6° grado.
A Pila ci attendevano, dopo un estenuante viaggio di 14 ore in auto, la dinastia dei Letticino, Rino all'epoca re dei catenacci, la consorte, nobildonna Gabriella Marino, sovrana delle Puglie e la discendenza.
Del soggiorno montanaro ricordo distintamente 2 cose, la prima spiacevole, la seconda eccitante.
Decidemmo che anche Marina, la nostra amata terzogenita, imparasse a sciare come i fratelli, che avevano appreso in simultanea a camminare ed a sfidare le nevi, per cui la iscrivemmo ad una scuola per principianti e mi associai anche io per farle compagnia. Ma già da 1° giorno le cadute di entrambi non si contavano, fino a quando un mio "sciuliamazzo" contro un albero, dopo aver bestemmiato le principali divinità delle tre religioni monoteiste, mi convinse ad interrompere le lezioni.
Poiché durante il giorno tutti sciavano, io occupavo il tempo proficuamente, trascorrendo alcune ore nella sauna, non certo per eliminare tossine o per rilassarmi, bensì per eccitarmi, ogni volta che entrava a farmi compagnia una fanciulla dai seni debordanti e dal lato B invitante, completamente nuda, la quale dopo aver sudato abbondantemente, mentre alcune mie dimensioni anatomiche crescevano a dismisura, si buttava poscia nella neve dove si rotolava felice per alcune decine di metri.
Ci trasferiamo ora con il racconto a Parigi, dove mi recai con i fratelli Tarallo e rispettive signore, i quali in quegli anni potevano spendere e spandere. Dopo aver assistito allo spettacolo al Moulin Rouge, decidemmo di cenare da Maxime (fig.11). Dissi agli amici di consultare con attenzione la lista dei vini, perché per un primo ed un secondo potevano bastare 150.000 - 200.000 lire, ma se si sbagliava nell'ordinare gli alcolici si poteva avere un conto di milioni. Scegliemmo di brindare con un Moet Chandon di un'annata economica. Il cameriere portò lo champagne in un cestello colmo di ghiaccio, da cui protrudeva solo la punta della bottiglia. controllai attentamente marca ed annata prima di permettere la cerimonia dell'apertura con relativo botto, che fu accolto da un fragoroso applauso, seguito da uno spavento collettivo quando ci accorgemmo che la confezione stappata era una maxi da tre litri  e costava 5 volte quanto avevamo previsto (fig.12).
L'ultimo episodio è ai limiti della farsa e mi è stato rammentato da Guglielmo Pepe, affermato ginecologo, in piena attività, il quale mi ha ricordato di quando mi recai a Roma per sostenere il concorso per l'idoneità a primario di Ostetricia e nonostante fosse giugno inoltrato io indossavo un corposo cappotto, reso ancor più debordante perché nelle fodere avevo nascosto numerosi libri di testo da consultare furtivamente. Infatti trascorse due ore si poteva chiedere di recarsi alla toilette per soddisfare improcrastinabili bisogni fisiologici, lì vi era una guardia che invitava a non chiudere la porta del gabinetto durante le funzioni corporali. Io candidamente mi calai i pantaloni, ma feci precedere le operazioni di evacuazioni da una rumorosa flautolenza, scusandomi con il controllore ed avvertendo che a breve ne sarebbero seguite altre, particolarmente puteolenti, perché avevo una diarrea. Mi fu detto chiuda pure la porta e questa circostanza mi permise in pochi minuti di estrarre dal cappotto alcuni libri, consultarli avidamente e ritornare in aula, dove, grazie alla mia memoria, all'epoca prodigiosa, riportai sul foglio quanto letto pochi minuti prima.
Inutile dire che superai brillantemente l'esame, che per molti era uno scoglio sul quale avevano infranto più volte le loro speranze.
Un episodio simile mi era capitato anni prima durante la prova di disegno all'esame di maturità, quando un professore girava fra i banchi ed invitava gli studenti a scegliere tra tante foto capovolte quella da riprodurre su carta. Le foto rappresentavano scenari impervi dal Duomo di Milano al Colosseo, ma io prudentemente, ne avevo sottratto una con tanto di timbro del liceo, nascosta sotto la camicia, che raffigurava un semplice capitello corinzio, sul quale mi ero preparato a casa, che sostituii a quella capitatami durante la prova d'esame

Achille della Ragione

fig. 11 - Ristorante Maxime
  
fig. 12 - A cena da Maxime

fig. 13 - Tutti assieme da Maxime



3 commenti:

  1. Carissimo Achille sei una fonte inesauribile di ricordi della nostra spensierata gioventù. Tu sei stato un vulcano e come la lava travolevi tutti con la tua personalità e invadenza mi ricordo che un giorno a lugrino raccogliemmo 150 bottiglie di coca cola e Fanta io pensavo che era un fatto ecologico, invece tu ci guadagnava furbacchione. Ti ammiro e mi sei caro , .non posso raccontare tutte le scorrerie fatte con te in Europa altrimenti dovremmo cambiarci continuamente i pannoloni, sai ci sto pensando di scrivere un libro da grande tiratura e di risate chilometriche per gli argomenti scabrosi e comici e grotteschi. Complimenti continua così ti stai conquistando un posto privilegiato in paradiso per la tua simpatia e spensieratezza. Ciao carissimo.
    Luciano Perullo

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  2. Ciao Achille, ho letto con piacere la tua mail
    La tua autobiografia deve essere proprio interessante da leggere, forse la troverò in qualche libreria qui a Bolzano.
    Come stai, tutto bene mi auguro?
    Chissà se quest‘estate avremo la possibilità di berci un caffè ad Ischia, è ancora un‘incognita per ora, ciao e vai avanti così che ti mantiene vivace e in salute
    Marina

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  3. Ho letto sul blog i tuoi articoli di marzo 2020, che non avevo ricevuto via mail (tranne l’informativa sulla mostra su Gemito, come ti avevo già oggi telefonicamente anticipato). Ho trovato tutto interessante e ben esposto. Hai posto all’attenzione di chi ti legge problemi importanti , come quello dei clochards e dei detenuti in conclusione di pena. Ho apprezzato anche le divagazioni sulla tua vita privata di un tempo, rocambolesca e divertente. Sono sprazzi di letteratura che alleviano lo spirito in un periodo cupo come quello attuale. Mi complimento per la tua facilità di penna nelle materie più disparate e ti esorto a continuare per il tuo ed il ns. sollazzo (di chi ti legge). Sperando che a breve si possano riprendere le visite culturali che tanto appassionano, saluto affettuosamente te ed Elvira. A ben rivederci.
    Renato Albert

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